Caro lettore, anche tu adori Elena Ferrante?
Se hai letto la proposta di lettura del mio precedente “Leggilo anche tu” ti sarai accorto che era un suo romanzo, La vita bugiarda degli adulti: ho deciso, infatti, di leggere tutto ciò che ha scritto questa autrice per comprenderla meglio e perché, come ho sempre detto, mi cattura il suo stile di scrittura.
Questa volta ho letto I giorni dell’abbandono.
scritto nel 2002, dal quale nel 2005 è stato tratto l’omonimo film, diretto da Roberto Faenza.
L’intera vicenda si basa sull’improvvisa fine del matrimonio, durato 15 anni, di Mario e Olga, la protagonista del romanzo. Il motivo è Carla, una ragazza a cui Mario aveva dato ripetizioni di chimica e di cui si era innamorato.
La fine del matrimonio per Olga rappresenta l’inizio di una crisi interiore, di un “vuoto di senso” che la porta ad abbandonarsi al suo dolore, rischiando di perdere se stessa e i suoi figli. Da subito la avvolge un vortice di stati d’animo negativi che la attanagliano, la riportano al passato, alla sua infanzia, e che lei combatte cercando di rimanere lucida e consapevole per non perdere del tutto il contatto con la realtà.
Olga cerca di controllare il modo di parlare, perché l’abbandono la riporta alle sue origini napoletane dalle quali aveva in qualche modo, col tempo, cercato di allontanarsi, soprattutto liberandosi dal suo accento napoletano e dai toni più aggressivi.
Odiavo i toni alti di voce, i movimenti troppo bruschi. La mia famiglia d’origine era di. sentimenti rumorosi, esibiti, e io,…mi sentivo dentro una vita clamorosa e l’impressione che ogni cosa si dovesse di colpo squadernare a causa di una frase troppo lancinante, di un movimento poco sereno del corpo.
Controllava anche il numero delle parole per non usarne in eccesso e ancor di più il corpo: l’autodisciplina è un concetto chiave di questo romanzo che si evolve nel corso della crisi di Olga e che all’inizio è proprio quella che usa per non tornare alle sue origini, ma poi diventa un modo per recuperare l’equilibrio perduto.
Il suo è un percorso difficile, arriva fino a dimenticarsi dei figli, non riesce a controllare più il suo corpo e arriva a fare cose che non avrebbe mai pensato.
Organizza le difese, conserva la tua interezza, non farti rompere come un soprammobile, non sei un ninnolo, nessuna donna è un ninnolo.
Ma l’autrice descrive anche il percorso inverso, la risalita che passa attraverso l’utilizzo dello specchio che le permette di avere la percezione dello stato in cui si trova.
Le donne protagoniste dei romanzi di Elena Ferrante
sono accomunate da una forte inquietudine, spesso rifiutano le loro origini, e arrivano fin nei meandri di se stesse per poi ritrovarsi.
Mentre leggevo sentivo rabbia, volevo scuotere Olga, chiederle di andare dai propri figli, ero in ansia per loro e per lei, ma poi ho capito che era proprio questo forse l’intento dell’autrice: farmi vivere esattamente le stesse emozioni che lei viveva per capire cosa si prova quando d’un tratto tutto cambia, e tu ti senti in balia di sentimenti fortissimi che non riesci più a controllare.
Ho provato anche compassione per lei, per il suo dolore, e alla fine la esortavo a smetterla a ritrovare la forza per rimettere insieme i suoi pezzi e ritornare a vivere.
Leggilo anche tu perché insieme a Olga farai un percorso dal quale uscirai più forte e fiera di te.
Buona lettura!