Conosci la fiaba di Hansel e Gretel, iCrewer? Credo che sia, senza dubbio, una delle più celebri.
La versione che probabilmente quasi tutti abbiamo letto è quella dei fratelli Grimm, che nei primi anni dell’800 si presero la briga di trascrivere molte fiabe appartenenti alla tradizione orale.
Tutto ebbe inizio con due fratellini – Hansel e Gretel, per l’appunto – abbandonati nel bosco dai genitori: il pane in casa scarseggiava, e le due piccole bocche erano diventate impossibili da sfamare. I bimbi sopravvissero a un primo tentativo di abbandono, perché seguirono un bagliore che li guidò alla loro dimora.
Fu quando Hansel decise di marcare con molliche di pane la strada fatta loro compiere dal padre, che le cose andarono male: anche gli animaletti del bosco avevano fame, e in men che non si dica, le briciole sparirono – peccato che i sassolini piatti fossero finiti, con quelli probabilmente sarebbero riusciti a tornare dai loro sciagurati genitori. A Hansel e Gretel non rimase che camminare, e camminare, e camminare, nella speranza di trovare un luogo accogliente per la notte.
Immaginati la loro sorpresa, quando nel mezzo del bosco incapparono in una casina di panpepato! Per quanto fosse stata carina, con il tetto glassato e con caramelle al posto dei fiori sul balcone, il loro stomaco borbottante ebbe la meglio. E così, quando la brutta e vecchia strega tornò alla propria dimora, la trovò tutta rosicchiata. Ora, anche io mi sarei di certo arrabbiata, ma arrivare a chiudere Hansel in gabbia, pronto per diventare la cena, e mettere Gretel a fare la domestica? Il dubbio di possibili ritorsioni mi sarebbe sicuramente venuto!
E infatti, proprio quando il bambino fu decretato adatto a diventare un arrosto, la sorella colse la strega alle spalle e la gettò nel forno, chiudendo, per sicurezza, anche lo sportello, in modo che la vecchiaccia non potesse proprio salvarsi.
O no? Siamo proprio sicuri che sia andata così?
Georg Ossegg e il suo amore per le fiabe
Da sempre ci sono uomini e donne che, più di altri, sono in grado di avere una fede così forte da far loro intraprendere missioni che agli altri sembrano a dir poco strampalate.
Georg Ossegg è uno di loro. Appassionato lettore de Le fiabe del focolare fin dall’infanzia, non si è mai capacitato che fossero per l’appunto solamente quello, fiabe. Perché non potevano essere racconti di fatti realmente accaduti e poi modificati da secoli di tradizioni orali? Perché personaggi come Hansel e Gretel, Biancaneve o la Matrigna, non potevano davvero aver calcato questa terra?
Come potrai facilmente intuire, la casetta di panpepato aveva sempre ricoperto un ruolo di spicco, tra tutti i luoghi delle fiabe che avrebbe voluto scovare. Immagina la sua sorpresa, quando scovò in Baviera, dove era stato evacuato insieme alla sua classe di allievi – era un insegnate- durante la Seconda guerra mondiale, una radura ai margini del bosco che coincideva con l’illustrazione della casa dei genitori di Hansel e Gretel contenuta in una delle prime edizioni della raccolta dei fratelli Grimm.
Non dimenticò mai la gioia provata nello scoprire che, forse, una della fiabe che tanto amava poteva essere stata realtà. Per questo motivo, anni dopo, tornò in quello stesso paesino, pronto a fare chiarezza. Inutile dirti che ebbe fortuna, altrimenti non te ne starei parlando!
Vuoi sapere cosa scoprì Ossegg? Cosa accadde davvero ai due bambini?
La vera storia di Hansel e Gretel
Siamo nella prima metà del 1600 e in Germania sta infuriando la Guerra dei Trent’anni. Tra i banchi del mercato di un un piccolo borgo ne spicca uno in particolare: quello di Katharina Schraderin, con le sue focacce al panpepato così buone da essere diventate una fornitura abituale del monastero locale, e anche della tavola di alcuni nobili che vivono nei paraggi.
Katharina ha circa trentacinque anni, è alta poco più di un metro e sessanta, la sua figura è armoniosa (niente zoppia, arti deformi e men che meno gobba). È bella, giovane e, soprattutto, sta facendo carriera grazie alla sua ricetta segreta. Per questo, quando Hans Metlzler, giovanotto suo compaesano, le fece una dichiarazione d’amore e le chiese di sposarlo, probabilmente lo guardò inarcando un sopracciglio. Com’è che tutto d’un tratto il pasticcere suo concorrente aveva messo gli occhi su di lei? Non è che, forse, a interessarlo veramente, era il panpepato di Katharina?
Lei rifiutò le avances e, quando Hans si dimostrò molto insistente, si trasferì per ben due volte, nella speranza che la lasciasse in pace e, se proprio voleva diventare ricco, lo facesse con le sue forze. Purtroppo fu tutto inutile: Katharina fu costretta a costruirsi una casetta nel folto del bosco, così nascosta da essere difficilmente raggiungibile per chi non la conoscesse. Non aveva, però, perso i contatti con i suoi clienti e per questo eresse anche quattro forni, sempre nella sua radura.
Tuttavia si sa, l’uomo è avaro e, alle volte, non si ferma davanti a nulla per raggiungere il suo scopo. Katharina venne accusata di stregoneria, arrestata e interrogata. Le chiesero se veramente avesse costruito tra gli alberi secolari una casetta di panpepato che usava ammaliare gli uomini. Lei, quasi divertita, rispose che con tutta l’umidità che c’era, avrebbe finito per dover ricostruire la casa ogni paio giorni.
Trovata innocente e rilasciata, Katharina tornò a fare le sue focacce e a venderle al mercato. Hans, però, non si era dato per vinto, anzi, era diventato sempre più deciso ad avere la ricetta.
Così un giorno lui e sua sorella Greta si misero in cammino, raggiunsero la radura di Katharina, ruppero i cardini della sua porta e la catturarono. Volevano la ricetta, ovviamente, ma lei non disse nulla. Forse fu il suo rifiuto a far vedere rosso a Hans, forse fu colpa della collera, fatto sta che i fratelli si ritrovarono con un cadavere da occultare. E quale modo migliore di farlo, se non bruciandolo nei forni per il panpepato?
I due fecero ritorno al villaggio con l’amaro in bocca: non avevano trovato la ricetta. Katharina, infatti, l’aveva nascosta in uno scomparto all’interno del muro, e a ritrovarla fu Georg Ossegg, fasi trecento anni dopo.
Per fortuna Hans e Greta Metlzler non rimasero impuniti: vennero arrestati e processati per omicidio e tentato furto. Tentato furto della ricetta di un panpepato che ha lo stesso sapore di quello che alcune aziende di Norimberga ancora oggi vantano di produrre seguendo ricette antiche e segrete.
Se ti andasse di leggere anche di come Ossegg sia giunto a queste conclusioni, ti consiglio La strega e il panpepato di Hans Traxler.
Certo che si…io adoro le storie o favole o leggende o come le vogliamo chiamare ne sono affascinata …hanno tutte un fondo di verità una morale e sicuramente sono molto diverse dal fatto reale a cui ci si è ispirati…..
Buongiorno Lucia! È proprio vero, ogni leggenda nasconde un nucleo di verità e, a volte, questa verità è davvero sorprendente. Sono contenta che abbia trovato l’articolo interessante!