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Lettura: Grandi amori tra letterati! A nessuno è venuto in mente che la scelta non vada a buon fine?
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Grandi amori tra letterati! A nessuno è venuto in mente che la scelta non vada a buon fine?

Sandra Pevere 5 anni fa 4 commenti 20
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Alle volte ti chiedi il perché, perché alcune scelte influenzano la tua vita e altre no! Perché sono frutto di scelte macchinose? Nel libero arbitrio, sono del tutto scelte che tu a priori avresti fatto?

Questo articolo che ho scelto di fare nel libero arbitrio, è frutto di ciò che avevo già in mente, c’erano tutti gli attributi per poterlo gestire e non solo, è come se cercassi di porre una domanda a cui si ha già una risposta! Si chiama domanda retorica! E la risposta in questo caso è quella come Cremonini definirebbe “Una come te” parafrasandola ai grandi amori, con cui io sono pienamente d’accordo, te la cito non a caso:

Una come te, se chiude gli occhi vede
Il mare, senza andar lontano
Una come te, ha una valigia per le
Scarpe, che sembra un aeroplano
Una come te, non si avvicina per ballare
Guarda da lontano
Una come te, se corre inciampa ma non
Cade, chiede la tua mano
Una come te, per una rosa può morire
Solo perché ancora non sa
Togliere le spine una come te, mi
Piace da morire
Una come te, un gatto sopra il letto
E un uomo nudo ad aspettare
Una come te, il vento che le soffia
Dentro non la può spostare
Uno come me, non la può dimenticare
Una come te
Una come te, la porti al cinema d’estate
Dorme sul finale
Una come te, sotto a un temporale
Una come te, come una rondine d’aprile
Vola solo quando ha un
Orizzonte da inseguire una come
Te, mi piace da morire!
Quindi ad ognuno la sua e oltremodo…
Sta a ognuno di noi! In base a quello che crede, che vede, che sente, che prova, e a nulla serve rescindere, a prescindere da quella parte atavica e ormonale che ognuno di noi possiede: perché c’è in gioco il fattore chimica? Quindi siamo dinanzi ad una fattispecie di colpo di fulmine? Quindi è per questo che uno ti piace e l’altro no! Credo che per poter fare le “scarpe” ad una mente geniale, ci voglia ben altro, ci voglia una mente affine e super partes, come in una corrispondenza di amorosi sensi! E motivare certi “amori” non serve a nulla e nulla si può! Addurre una spiegazione scientifica e razionale non esiste e dunque perché cercare a tutti i costi di motivarla?
Luigi Tenco, l’autorevole, affermava: mi sono innamorato di te perché:
Mi sono innamorato di te
Perché non avevo niente da fare
Di giorno volevo qualcuno da incontrare
Di notte volevo qualcosa da sognare.
Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Di giorno volevo parlare dei miei sogni
Di notte parlare d’amore.
Ed ora che avrei mille cosa da fare
Io sento i miei sogni svanire
Appare subito chiaro ricondurre Una come te di Cremonini al Dolce stil novo in cui la donna era considerata la “mea domina”, una visione eterea quasi intangibile e da venerare non solo per la sua bellezza ma quanto per la sua purezza, capace di sublimare il desiderio dell’uomo dal cuore gentile nobile di animo e quindi amore e cuore finiscono per identificarsi. Una visione dell’amore questa che per l’epoca di cui stiamo parlando inizio del Trecento in pieno Medioevo è del tutto innovativa, sì perché rispetto all’amor cortese in cui vi erano tradimenti e si parlava di amanti siamo ad una svolta. Quindi ieri come oggi, appare chiaro il voler riacquistare i valori.
Ci troviamo al cospetto dei grandi: Guinizzelli, Dante, Petrarca, i quali ci sublimano verso un poetare aulico, nascono così le rime nuove, una poesia che ha al centro non ha più soltanto la sofferenza dell’amante, ma una celebrazione dell’amore dal carattere intellettuale elevato. Però lo stesso Dante che punisce i fedigrafi più famosi della storia e della letteratura Paolo e Francesca, a loro ha infatti dedicato il V canto dell’Inferno, pur lui stesso innamorato di una donna spostata Beatrice. Beatrice Portinari detta Bice, coniugata de’ Bardi. La differenza sostanziale fu che il Sommo non riuscì mai a possederla e il suo amore rimase Platonico anche per via della sua morte prematura, mentre quello degli amanti che in vita furono cognati (Francesca era infatti sposata con Gianciotto, fratello di Paolo) e questo amore li condusse alla morte per mano del marito di Francesca. Francesca spiega al Poeta come tutto accadde, leggendo il libro che spiegava l’amore tra Lancillotto e Ginevra, i due trovarono calore nel bacio tremante che alla fine si scambiano e che caratterizza l’inizio della loro passione impetuosa e implacabile, un desio che arde e viene alimentato come una fiamma dai sussurri dei loro fiati.
Luigi Tenco, anche lui con la sua musica faceva della poesia, un genere unico che per il suo genio e il modo di voler rivoluzionare il panorama dell’epoca in cui viveva, mi fa venire in mente i poeti della corrente letteraria dei Scapigliati, la quale si sviluppa a Milano, in cui veniva rappresentato l’ambiente turbolento e irrequieto dei giovani artisti meneghini . L’aggettivo scapigliato che significa letteralmente: con capelli scomposti, in disordine. Iniziò a circolare in Italia subito dopo la metà dell’Ottocento, per indicare individui di stile anticonformista, in genere dediti all’alcool e le droghe e traduceva in modo approssimativo il francese bohémien, che si riferiva ai poeti maledetti parigini. Hai capito bene maledetti non solo per il consumo di sostanze, ma per la tendenza che avevano al suicidio. Infatti il nostro Tenco è morto suicida, un suo aforisma la dice lunga sul suo modo di essere: <<la mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successa.>> (Intervista del 1962 con Sandro Ciotti)
Questi scapigliati in realtà furono accomunati da una tendenza che gli univa per l’ideologia e ribellione nei confronti della società borghese e della sua morale, prendendo le distanze dalla loro classe e opponendosi alla riduzione dell’arte a pura merce, soggetta ai gusti del pubblico. Quindi una sorta di programmatica polemica, nella vita e nell’arte, verso ogni forma di convenzione borghese e per l’ostentazione di un atteggiamento anticonformista e ribelle, in cui si rispecchia il disagio dell’intellettuale di fronte alla modernità.
Altra affermazione di Tenco :<<non si vive per riuscire simpatici agli altri. A me i soldi, il successo, non interessano, li lascio a quelli più furbi di me in queste cose.>> Essendo stato uno studente di scienze politiche e iscritto al Partito Socialista Italiano, come molti altri artisti e intellettuali dell’epoca, considerati dagli intolleranti sempre della stessa epoca appartenenti a una certa “sinistra” eccessivamente contestatrice e rivoluzionaria, infatti Tenco verrà schedato ed inserito nella cosiddetta “lista nera” del SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate, Servizio segreto militare con il compito dello spionaggio, controspionaggio, intelligence di Roma, al comando Giovanni De Lorenzo attivo dal 1949 al 1966).
Il Testo Manifesto ci proviene da Cletto Arrighi nel suo romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862) che così li descrive:
Da un lato: un profilo più italiano che  Meneghino, pieno di brio, di speranza e di amore; rappresenta il lato simpatico e forte di questa classe, inconscia della propria potenza, propagatrice delle brillanti utopie, focolare di tutte le idee generose, anima di tutti gli elementi geniali, artistici, poetici, rivoluzionari del proprio paese; che per ogni causa bella, grande o folle balza d’entusiasmo… Dall’altro lato, invece un volto smunto, solcato, cadaverico; su cui stanno le impronte delle notti passate nello stravizio e nel giuoco; su cui si adombra il segreto di un dolore infinito… I sogni tentatori di una felicità inarrivabile, e le lagrime di sangue, e le tremende sfiducie, e la finale disperazione.
La loro Musa ispiratrice? Ce la propone Arrigo Boito in una sua poesia, A Giovanni Camerana, torva ovvero cupa, arrabbiata, scontenta:

 

Oggi volli per te cantar la vita,
Ma la dolce canzon sul metro mio
Torna fioca e smarrita
Per troppo lungo obblìo.

Torva è la Musa. Per l’Italia nostra
Corre levando impetuösi gridi
Una pallida giostra
Di poeti suicidi.

Alzan le pugna e mostrano a trofèo
Dell’Arte loro un verme ed un aborto,
E giuocano al palèo
Colle teste da morto.

Io pur fra i primi di cotesta razza
Urlo il canto anatemico e macabro,
Poi, con rivolta pazza,
Atteggio a fischi il labro.

Praga cerca nel buio una bestemmia
Sublime e strana! e intanto muor sui rami
La sua ricca vendemmia
Di sogni e di ricami.

Dio ci aiuti, o Giovanni, egli ci diede
Stretto orizzonte e sconfinate l’ali;
Ci diè povera fede
Ed immensi ideali.

E il mondo ancor più sterile, o fratello,
Ci fa quel vol di poësia stupendo,
E non trovando il Bello
Ci abbranchiamo all’Orrendo.

Dopo tutto questo bel preludio, non posso non iniziare da ciò che più mi aggrada e lo faccio con la storia d’amore che più mi ha appassionato quella dei Figli del Secolo,

                                                           

ovvero tra  Alfred de Musset e George Sand, sono giovani, belli, ricchi, intelligenti e maledetti! Tra follia e genio Musset e Sand si ritrovano a vivere in un contesto culturale e letterario da borderline. Lui poeta disilluso e vizioso, lei giornalista (Le Figaro) e scrittrice di successo, altera, passionale, androgina; tra di loro nasce un amore tormentato con reciproci tradimenti, si erano conosciuti nel giugno del 1833 presso amici comuni, quando Musset, dopo aver letto Lélia, le scrisse di essere innamorato di lei. Si lasciarono definitivamente nel marzo del 1835: di questo intenso rapporto resta l’epistolario e il racconto della loro storia redatto dalla Sand nel romanzo Elle et lui. Come tutte le grandi passioni che condividono oltre all’attrazione fisica quella mentale sono destinate a finire. Per pubblicare i suoi scritti Amantine Aurore Lucile Dupin, utilizzava lo pseudonimo di George Sand, amava indossare abiti maschili, fumare, frequentare salotti culturali e circoli politici, era una femminista attiva avendo partecipato alla formazione del governo provvisorio del 1848 (detta anche terza Rivoluzione Francese, la seconda avvenuta nel XIX secolo), inoltre una delle più prolifiche autrici della storia della letteratura. Tra i suoi scritti ricordiamo: Lélia: che divenne il romanzo dello “scandalo”, definito “abominevole” dallo scrittore Jules Janin nel Journal des Débats, in quanto tratta di una donna che si dichiara apertamente inappagata dai suoi amanti. Indiana, La palude del diavolo, Consuelo, La piccola Fadette, l’autobiografia Histoire de ma vie; la sua opposizione alla politica temporalistica e illiberale del papato le costò la messa all’Indice –Index librorum prohibitorum– di tutti i suoi scritti nel dicembre del 1863.

Questo è ciò che Gustave Flaubert ha scritto di lei: «Si doveva conoscerla come l’ho conosciuta io per sapere quanto vi era di femminile in questo grande uomo, per conoscere l’immensa tenerezza di questo genio.»

Sentite un po’ cosa afferma Oscar Wilde: <<quando si è innamorati, si comincia sempre con l’ingannare se stessi e si finisce sempre con l’ingannare gli altri. Questo è ciò che il mondo chiama una storia d’amore.>>

                                                               

Non ci è dato di sapere se prima o postumo al suo matrimonio con Constance Lloyd, scrittrice e giornalista inglese, di cui si innamora a prima vista, un colpo di fulmine o oserei dire un colpo di testa, che sposa praticamente subito, pentendosene altrettanto velocemente. La conobbe nel maggio del 1881, quando recatosi in visita di cortesia con la madre Jane Francesca Eglee da degli amici di famiglia, venne colpito dalla sua abilità nel leggere Dante in italiano. Già alla fine della visita Oscar disse a sua madre che pensava di sposare Constance. Al termine della loro luna di miele, infatti, Oscar già vacilla sulla sua scelta. Di fronte alla moglie incinta con attacchi di nausea, il suo unico pensiero è quello di non volere baciare la sua donna che è appena stata male. Sappiamo tutti il vero motivo? Wilde, anche se sposato con Constance, viveva tranquillamente la propria omosessualità con Alfred Douglas, anche se, per il carattere burrascoso del giovane Bosie, come lo chiamava Wilde, i due litigavano spesso. Ogni litigio si concludeva con l’abbandono da parte di Wilde del ragazzo, ma poco dopo i due si riconciliavano: questa relazione era naturalmente malvista dalla società dai proclamati severi costumi sessuali nell’epoca vittoriana a cui i due amanti appartenevano. Per incontrarlo ricorreva a tutti gli stratagemmi possibili: costringeva sua madre a mandare delle missive al giovane, a sua moglie l’ha spinta a chiedere a suo nome la riappacificazione con l’amato. Il marche se di Queensberry, padre di Douglas lo denunciò per sodomia. Dopo la detenzione di Oscar, Constance cambiò il cognome dei suoi figli allo scopo di dissociarsi dallo scandalo.

Altra storia maledetta fatta di poeti maledetti, appassionati fino all’ossessione: Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Affetti da una strana forma di bramosia!

Inizia questa, trama intricata tra i due con una lettera scritta da Verlaine a Rimbaud a seguito dei versi da lui inviati, così lo chiama al suo cospetto: <<Venite, cara anima grande, vi si chiama, vi si aspetta.>>

All’epoca relativamente lontana del nostro sodalizio, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già in possesso di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe ormai conoscere. […] Era alto, ben fatto, quasi atletico, con un viso perfettamente ovale da angelo in esilio, i capelli castani sempre in disordine e gli occhi di un inquietante azzurro pallido. Così lo descrive Verlaine, e quando arriva a casa, sua la moglie Mathilde Mauté de Fleurville era in attesa del primo figlio, venne subito definito un dandy venuto dalla campagna, ambizioso quanto scalmanato. Lo presenta una sera ai Vilains Bonshommes, un circolo di poeti parnassiani. Ernest d’Hervilly, lo definitì «Gesù tra i dottori» e «il diavolo tra i dottori», perché egli era in mezzo agli artisti tanto meraviglioso e perfetto nel comporre versi, tanto dissoluto e depravato nella vita personale. Sin da giovane aveva conosciuto il piacere e ne strimpellava tutte le corde. Paul si dichiara e inizia tra i due una difficile relazione. Nei salotti e caffè non si parla d’altro: Verlaine, il più insofferente dei due, discute più volte violentemente con la moglie, da cui non sa come staccarsi e non sopporta i capricci di Arthur. Come andrà a finire? Si lasciano dopo aver girovagato tra Londra e Bruxelles con una clamorosa sparatoria che per fortuna o sfortuna non uccise nessuno. Un tema incalzante e sicuramente degno di approfondimento, quindi perché non leggere le raccolte di poesie dei due maledetti, e perché non guardare il film Total Eclipse?

Viviamo in tempi infami, dove il matrimonio delle anime deve suggellare l’unione dei cuori; in quest’ora di orribili tempeste non è troppo aver coraggio in due, per vivere sotto tali vincitori. Di fronte a quanto si osa dovremo innalzarci, sopra ogni cosa, coppia rapita nell’estasi austera del giusto, e proclamare con un gesto augusto il nostro amore fiero, come una sfida.

La chiudo qui con Vieni a vedere perché

Dico sempre che non cerco amore
Che preferisco badare a me
Ma questa non è la verità
Vieni a vedere perché
Mi vedono sempre ridere
Ma questa non è la realtà
Piango ogni notte
Sempre per lei
Vieni a vedere perché
Dico sempre che odio l’amore
Che non mi serve a niente però
Prego perché, il Signore lo sa
Che prima o poi lo troverò
Voglio che tutto intorno ci sia solo la vita per me
Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che
Capirai che il cielo è bello perché
In fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime
E piangerai, oh altroché!
Ma dopo un po’ la vita ti sembrerà più facile
E così fragile, ricomincerai
C’è chi rinuncia all’amore
Solo perché non ne ha avuto mai
Eccomi qua, dammelo e poi
Ora capisci perché
Dico sempre…
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4 commenti 4 commenti
  • Agnese ha detto:
    Novembre 25, 2019 alle 11:41

    Solo i folli restano insieme per tutta vita. I letterati vivevano la loro vita a suon di amanti

    Rispondi
    • Sandra Pevere ha detto:
      Dicembre 22, 2019 alle 18:54

      Condivido il pensiero

      Rispondi
  • Ettore ha detto:
    Novembre 25, 2019 alle 19:45

    Mi è piaciuta l’associazIone di Cremonini e le sue canzoni con il Dolce stil novo, quella poi di Tenco con gli Scapigliati wow

    Rispondi
    • Sandra Pevere ha detto:
      Dicembre 22, 2019 alle 18:53

      Grazie

      Rispondi

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