Alle volte ti chiedi il perché, perché alcune scelte influenzano la tua vita e altre no! Perché sono frutto di scelte macchinose? Nel libero arbitrio, sono del tutto scelte che tu a priori avresti fatto?
Questo articolo che ho scelto di fare nel libero arbitrio, è frutto di ciò che avevo già in mente, c’erano tutti gli attributi per poterlo gestire e non solo, è come se cercassi di porre una domanda a cui si ha già una risposta! Si chiama domanda retorica! E la risposta in questo caso è quella come Cremonini definirebbe “Una come te” parafrasandola ai grandi amori, con cui io sono pienamente d’accordo, te la cito non a caso:
Il mare, senza andar lontano
Una come te, ha una valigia per le
Scarpe, che sembra un aeroplano
Guarda da lontano
Una come te, se corre inciampa ma non
Cade, chiede la tua mano
Solo perché ancora non sa
Togliere le spine una come te, mi
Piace da morire
E un uomo nudo ad aspettare
Una come te, il vento che le soffia
Dentro non la può spostare
Una come te
Una come te, la porti al cinema d’estate
Dorme sul finale
Una come te, come una rondine d’aprile
Vola solo quando ha un
Orizzonte da inseguire una come
Perché non avevo niente da fare
Di giorno volevo qualcuno da incontrare
Di notte volevo qualcosa da sognare.
Mi sono innamorato di te
Perché non potevo più stare solo
Di giorno volevo parlare dei miei sogni
Di notte parlare d’amore.
Ed ora che avrei mille cosa da fare
Io sento i miei sogni svanire
Oggi volli per te cantar la vita,
Ma la dolce canzon sul metro mio
Torna fioca e smarrita
Per troppo lungo obblìo.
Torva è la Musa. Per l’Italia nostra
Corre levando impetuösi gridi
Una pallida giostra
Di poeti suicidi.
Alzan le pugna e mostrano a trofèo
Dell’Arte loro un verme ed un aborto,
E giuocano al palèo
Colle teste da morto.
Io pur fra i primi di cotesta razza
Urlo il canto anatemico e macabro,
Poi, con rivolta pazza,
Atteggio a fischi il labro.
Praga cerca nel buio una bestemmia
Sublime e strana! e intanto muor sui rami
La sua ricca vendemmia
Di sogni e di ricami.
Dio ci aiuti, o Giovanni, egli ci diede
Stretto orizzonte e sconfinate l’ali;
Ci diè povera fede
Ed immensi ideali.
E il mondo ancor più sterile, o fratello,
Ci fa quel vol di poësia stupendo,
E non trovando il Bello
Ci abbranchiamo all’Orrendo.
Dopo tutto questo bel preludio, non posso non iniziare da ciò che più mi aggrada e lo faccio con la storia d’amore che più mi ha appassionato quella dei Figli del Secolo,
ovvero tra Alfred de Musset e George Sand, sono giovani, belli, ricchi, intelligenti e maledetti! Tra follia e genio Musset e Sand si ritrovano a vivere in un contesto culturale e letterario da borderline. Lui poeta disilluso e vizioso, lei giornalista (Le Figaro) e scrittrice di successo, altera, passionale, androgina; tra di loro nasce un amore tormentato con reciproci tradimenti, si erano conosciuti nel giugno del 1833 presso amici comuni, quando Musset, dopo aver letto Lélia, le scrisse di essere innamorato di lei. Si lasciarono definitivamente nel marzo del 1835: di questo intenso rapporto resta l’epistolario e il racconto della loro storia redatto dalla Sand nel romanzo Elle et lui. Come tutte le grandi passioni che condividono oltre all’attrazione fisica quella mentale sono destinate a finire. Per pubblicare i suoi scritti Amantine Aurore Lucile Dupin, utilizzava lo pseudonimo di George Sand, amava indossare abiti maschili, fumare, frequentare salotti culturali e circoli politici, era una femminista attiva avendo partecipato alla formazione del governo provvisorio del 1848 (detta anche terza Rivoluzione Francese, la seconda avvenuta nel XIX secolo), inoltre una delle più prolifiche autrici della storia della letteratura. Tra i suoi scritti ricordiamo: Lélia: che divenne il romanzo dello “scandalo”, definito “abominevole” dallo scrittore Jules Janin nel Journal des Débats, in quanto tratta di una donna che si dichiara apertamente inappagata dai suoi amanti. Indiana, La palude del diavolo, Consuelo, La piccola Fadette, l’autobiografia Histoire de ma vie; la sua opposizione alla politica temporalistica e illiberale del papato le costò la messa all’Indice –Index librorum prohibitorum– di tutti i suoi scritti nel dicembre del 1863.
Questo è ciò che Gustave Flaubert ha scritto di lei: «Si doveva conoscerla come l’ho conosciuta io per sapere quanto vi era di femminile in questo grande uomo, per conoscere l’immensa tenerezza di questo genio.»
Sentite un po’ cosa afferma Oscar Wilde: <<quando si è innamorati, si comincia sempre con l’ingannare se stessi e si finisce sempre con l’ingannare gli altri. Questo è ciò che il mondo chiama una storia d’amore.>>
Non ci è dato di sapere se prima o postumo al suo matrimonio con Constance Lloyd, scrittrice e giornalista inglese, di cui si innamora a prima vista, un colpo di fulmine o oserei dire un colpo di testa, che sposa praticamente subito, pentendosene altrettanto velocemente. La conobbe nel maggio del 1881, quando recatosi in visita di cortesia con la madre Jane Francesca Eglee da degli amici di famiglia, venne colpito dalla sua abilità nel leggere Dante in italiano. Già alla fine della visita Oscar disse a sua madre che pensava di sposare Constance. Al termine della loro luna di miele, infatti, Oscar già vacilla sulla sua scelta. Di fronte alla moglie incinta con attacchi di nausea, il suo unico pensiero è quello di non volere baciare la sua donna che è appena stata male. Sappiamo tutti il vero motivo? Wilde, anche se sposato con Constance, viveva tranquillamente la propria omosessualità con Alfred Douglas, anche se, per il carattere burrascoso del giovane Bosie, come lo chiamava Wilde, i due litigavano spesso. Ogni litigio si concludeva con l’abbandono da parte di Wilde del ragazzo, ma poco dopo i due si riconciliavano: questa relazione era naturalmente malvista dalla società dai proclamati severi costumi sessuali nell’epoca vittoriana a cui i due amanti appartenevano. Per incontrarlo ricorreva a tutti gli stratagemmi possibili: costringeva sua madre a mandare delle missive al giovane, a sua moglie l’ha spinta a chiedere a suo nome la riappacificazione con l’amato. Il marche se di Queensberry, padre di Douglas lo denunciò per sodomia. Dopo la detenzione di Oscar, Constance cambiò il cognome dei suoi figli allo scopo di dissociarsi dallo scandalo.
Altra storia maledetta fatta di poeti maledetti, appassionati fino all’ossessione: Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Affetti da una strana forma di bramosia!
Inizia questa, trama intricata tra i due con una lettera scritta da Verlaine a Rimbaud a seguito dei versi da lui inviati, così lo chiama al suo cospetto: <<Venite, cara anima grande, vi si chiama, vi si aspetta.>>
All’epoca relativamente lontana del nostro sodalizio, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già in possesso di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe ormai conoscere. […] Era alto, ben fatto, quasi atletico, con un viso perfettamente ovale da angelo in esilio, i capelli castani sempre in disordine e gli occhi di un inquietante azzurro pallido. Così lo descrive Verlaine, e quando arriva a casa, sua la moglie Mathilde Mauté de Fleurville era in attesa del primo figlio, venne subito definito un dandy venuto dalla campagna, ambizioso quanto scalmanato. Lo presenta una sera ai Vilains Bonshommes, un circolo di poeti parnassiani. Ernest d’Hervilly, lo definitì «Gesù tra i dottori» e «il diavolo tra i dottori», perché egli era in mezzo agli artisti tanto meraviglioso e perfetto nel comporre versi, tanto dissoluto e depravato nella vita personale. Sin da giovane aveva conosciuto il piacere e ne strimpellava tutte le corde. Paul si dichiara e inizia tra i due una difficile relazione. Nei salotti e caffè non si parla d’altro: Verlaine, il più insofferente dei due, discute più volte violentemente con la moglie, da cui non sa come staccarsi e non sopporta i capricci di Arthur. Come andrà a finire? Si lasciano dopo aver girovagato tra Londra e Bruxelles con una clamorosa sparatoria che per fortuna o sfortuna non uccise nessuno. Un tema incalzante e sicuramente degno di approfondimento, quindi perché non leggere le raccolte di poesie dei due maledetti, e perché non guardare il film Total Eclipse?
Viviamo in tempi infami, dove il matrimonio delle anime deve suggellare l’unione dei cuori; in quest’ora di orribili tempeste non è troppo aver coraggio in due, per vivere sotto tali vincitori. Di fronte a quanto si osa dovremo innalzarci, sopra ogni cosa, coppia rapita nell’estasi austera del giusto, e proclamare con un gesto augusto il nostro amore fiero, come una sfida.
La chiudo qui con Vieni a vedere perché
Che preferisco badare a me
Ma questa non è la verità
Vieni a vedere perché
Ma questa non è la realtà
Piango ogni notte
Sempre per lei
Vieni a vedere perché
Che non mi serve a niente però
Prego perché, il Signore lo sa
Che prima o poi lo troverò
Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che
In fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime
E piangerai, oh altroché!
Ma dopo un po’ la vita ti sembrerà più facile
E così fragile, ricomincerai
Solo perché non ne ha avuto mai
Eccomi qua, dammelo e poi
Ora capisci perché
Dico sempre…
Solo i folli restano insieme per tutta vita. I letterati vivevano la loro vita a suon di amanti
Condivido il pensiero
Mi è piaciuta l’associazIone di Cremonini e le sue canzoni con il Dolce stil novo, quella poi di Tenco con gli Scapigliati wow
Grazie