In un epoca in cui tutto viene messo in discussione, dove la religione pare non abbia la capacità di aggregare, dove le etnie continuano ad essere discriminate, dove la cultura sta diventando un optional, c’e ancora chi crede che la cultura sia importante.
A questo serve il
Global Teacher Prize – Premio Nobel per l’insegnamento
un premio internazionale volto a premiare il migliore insegnante, indipendentemente dal tipo di scuola, di qualunque materia e nazionalità, e che si è particolarmente distinto nel suo lavoro.
E’un riconoscimento creato dalla Varkey Foundation nel 2014, di cui Sunny Varkey è il presidente e fondatore, unitamente a migliaia di famiglie, con lo scopo di migliorare gli standard di istruzione e aumentare lo status e la capacità degli insegnanti in tutto il mondo. Lavorano con i governi e le organizzazioni partner per creare nuovi programmi che forniranno migliori dirigenti scolastici, insegnanti migliori nelle aule e risultati migliori a tutti i livelli.
Questo premio, il cui riconoscimento è tangibile e quantificabile in 1 milione di dollari USA, viene elargito ogni anno a un insegnante eccezionale che ha dato un contributo altrettanto eccezionale alla sua professione. Serve a sottolineare l’importanza degli educatori e il fatto che, in tutto il mondo, i loro sforzi meritano di essere riconosciuti e celebrati.
Insomma i riflettori puntati su questi insegnanti ha svelato nel corso degli anni le migliaia di storie di queste persone, che con il loro apporto hanno trasformato la vita dei giovani, loro studenti, e non solo, anche l’impatto che il loro lavoro ha avuto sulle comunità che li circondano.
Ogni anno le candidature sono in aumento dai 127 paesi che hanno generato un enorme interesse mediatico.
Quest’anno dopo un’accurata selezione il premio, con il patrocinio di Sua Altezza Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum e Primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e Righello di Dubai, è stato assegnato a Peter Tabichi, un giovane kenyano di 36 anni, frate francescano, che donando l’80% del suo stipendio alla comunità locale ha cercato di combattere la povertà fornendo i mezzi agli studenti impossibilitati di comprare libri di testo e pagare la retta scolastica; insegnando il metodo più adatto a coltivazioni in grado di sopportare la siccità, oltre a materie come matematica e scienze.
Il suo motto: “Per essere un grande insegnante devi fare di più e parlare di meno“.
Frate Peter è figlio di maestri, ed insegna alla Keriko Secondary School vicino Nakura in Kenya. Siamo in una regione arida, spesso colpita da carestie e dove la maggior parte degli studenti vive al limite della sussistenza, un pasto non è una certezza e la scuola è un lusso che pochi possono permettere.
Nonostante le scarse risorse a disposizione è riuscito, con spirito di sacrificio, recandosi presso gli internet cafè, utilizzando le TIC e “sfruttando” l’unico computer presente nella scuola, a tenere le sue lezioni “digitali” in offline per mancanza di connessione internet adeguata.
Questo ha consentito di dimostrare ai suoi studenti quanto vale credere in se’ stessi rendendo notevolmente migliore la loro realizzazione e autostima e raddoppiando le iscrizioni nell’arco di tre anni, diminuendo da 30 a soli tre casi di indisciplina a settimana, portando il numero da 16 studenti a 59 fra coloro che sono andati al college e, nel 2018, 26 studenti sono entrati all’università. E ha potenziato anche l’istruzione delle ragazze.
Ha già ben chiaro a cosa destinare il milione di dollari vinto: “Li dedicherò alla comunità e alla scuola. Rafforzerò il Talent Nurturing Club, il Science Club e le competizioni di progetti scientifici tra scuole”. E ancora a “un vero laboratorio informatico e progetti di giardinaggio per realizzare colture resistenti alla siccità”.
Essere insegnante significa fare un lavoro di grande responsabilità e non ci si può permettere di non essere all’altezza. Sembra quasi impossibile che una sola persona possa riunire in sé tutti i requisiti. E’ una figura di centrale importanza nello sviluppo dell’istruzione e dell’educazione dello studente.
Anche in Italia abbiamo i nostri “supereroi” come li ha definiti l’attore Hugh Jackman, presentandoli.
Non ce l’ha fatta per un soffio ad entrare nella Top Ten, il professore Giuseppe Paschetto, professore di matematica e scienze, ma è stato comunque presente a Dubai, in quanto finalista tra i best 50, in qualità di ambasciatore dell’educazione e per insegnare il suo metodo di studio ai colleghi arrivati da mezzo mondo.