Ci eravamo lasciati circa quindici giorni fa, nel bel mezzo della visita alla Prioria, la storica dimora del vate Gabriele D’Annunzio situata all’interno del Vittoriale degli italiani, luogo che ho visitato l’ultima settimana di agosto durante la mia breve vacanza sulla sponda bresciana del Lago di Garda.
Un luogo che come raccontano nella prima parte di questo racconto, trasuda storia, emozioni, letteratura, cultura e sensazioni bellissime legate all’Italia che fu e all’importanza di diffondere il bello e il sapere. Missione che proprio in questi giorni ho sentito tremendamente mia, viste le tante chiacchiere che si sono smosse per la ripresa della scuola in presenza e vista la quantità incredibile di trash che si è visto alla televisione.
Dunque torniamo a leggere, a guardare film d’autore, a imparare, a conoscere e a stupirci, che il nostro futuro ne ha davvero un grandissimo bisogno!
IL VITTORIALE: LA PRIORIA
La visita agli appartamenti del poeta, presso il Vittoriale, dura circa trenta minuti. Ci si può accedere solo in sei persone alla volta e con la guida, modalità che rende l’esperienza incredibilmente spettacolare, data la preparazione e la simpatia delle ragazze che fanno questo lavoro e data la possibilità di visionare per bene, essendo solo in sei, ogni angolo della casa.
Nel mio racconto precedente mi ero fermato alla stanza del mappamondo, quella dove sono rimasto colpito ed estasiato da un volume grandissimo dell’Inferno di Dante, che volevo assolutamente sfogliare pur essendo vietato dal regolamento che tende a preservare, giustamente, tutti i numerosi libri che sono conservati nell’abitazione.
Si prosegue nella visita verso la Zambracca, una sorta di anticamera che guida verso la camera da letto. È in questa stanza che D’Annunzio venne trovato morto la sera del 1 marzo 1938, seduto al tavolo come spesso accadeva la sera, quando sbrigava le ultime faccende della giornata.
La camera da letto, chiamata Stanza della Leda per via della presenza di una statua in gesso raffigurante appunto Leda, l’amata di Giove, è un vero e proprio inno al piacere. Del resto come ben si conosce, nella sua vita, il poeta non ha mai lesinato il suo amore per le donne, anzi, di questa sua propensione all’essere un casanova ne ha fatto un tratto distintivo del suo essere. Anche se, come tutti noi sappiamo, l’amore della sua vita è stata Eleonora Duse, che appare in una fotografia su un tavolino posto nella Veranda dell’Apollino, una piccola dependance della camera da letto che affaccia sul lago, stanzina in cui D’Annunzio si ritirava per leggere.
Se penso che io con un solo divano in salotto leggo, scrivo, quasi mangio, dormo, studio e mi intrattengo con gli ospiti, mi viene da ridere, visto che il vate possedeva una stanza per ogni attività.
Il Bagno Blu è una vera perla per gli occhi. Un ambiente innovativo per l’epoca dove, sanitari compresi, predomina il colore blu, caratteristica dei tantissimi oggetti, la maggior parte fatti in vetro di murano, che rendono la stanza incredibilmente affascinante. Hai presente, caro iCrewer, quei giochi rompicapo pienissimi di oggetti in cui ti viene richiesto di cercare il cappello mimetizzato tra altre seimila figure? Ecco il bagno di D’Annunzio, nel Vittoriale, è esattamente così. Potresti stare due ore a guardare uno a uno gli oggetti e ancora non li avresti visti tutti.
Il mio pensiero è sempre quello: chissà come facevano a fare le pulizie!
La stanza del lebbroso, invece, è quella che più mi ha incuriosito. È quella in cui è stata posta la salma del poeta per la veglia, nei primi giorni di marzo del ’38. Domina un palchetto con un piccolo lettino, chiamato dal poeta letto delle due età, in quanto nella sua forma ricorda sia una culla che una bara. È il luogo in cui D’Annunzio si ritirava in meditazione soltanto negli anniversari fatidici della sua vita ed è forte, anzi fortissima, la presenza di simboli religiosi che richiamano molto a San Francesco D’Assisi.
Percorrendo poi un angusto corridoio detto della via Crucis, dalle cui finestre si ha una bellissima vista sui giardini del Vittoriale, si giunge alla Sala delle reliquie, una grandissima stanza in cui il poeta collezionava simboli religiosi appartenenti a ogni tipo di religione. È senza dubbio, questa, l’ala della Prioria in cui si respira il D’Annunzio religioso, al contrario di quanto si poteva percepire nei luoghi privati e intimi della casa.
Ma non solo, D’Annunzio era fortemente attratto dal bello, inteso anche come esperienza e prestazione: quando sentiva la notizia di una grande impresa compiuta da qualcuno si muoveva subito per conoscere l’eroe e per riuscire a portare un cimelio di quell’impresa nel Vittoriale, che ti ricordo, è stato concepito dal poeta come un vero e proprio manifesto della sua vita da lasciare in eredità a tutti gli italiani, perché ne abbiano a memoria per sempre: ego ne abbiamo?
È per questo che nella stanza delle reliquie si può ammirare il volante spezzato del motoscafo di Henry Segrave, morto nel 1930 mentre in Inghilterra cercava di battere il record di velocità. Per D’Annunzio quella reliquia, così poco religiosa, rappresentava il tentativo dell’uomo di andare oltre ai limiti imposti dalla natura, il bello del rischiare.
Stesso discorso per l’enorme elica appesa al soffitto della stanza chiamata Oratorio Dalmata, la sala d’aspetto in cui si intratteneva con gli amici. Idrovolante con il quale nel 1925 Francesco De Pinedo, aviatore napoletano, riuscì a compiere il giro del mondo, impresa che attirò l’attenzione di Gabriele D’Annunzio.
Con questa stanza si chiude la visita del piano terra, che comprende anche un piccolo vano in cui è posto un telefono, recante il numero 104, per dimostrare che il poeta era una delle poche persone in Italia ad avere un apparecchio telefonico, e che comprende anche la Stanza del Giglio, un piccolo studiolo che contiene circa tremila volumi di storia e letteratura italiana: il paradiso!
LA PRIORIA: IL SECONDO PIANO
Salendo le scale si arriva al secondo piano, molto più piccolo di dimensioni rispetto al primo, ma a mio avviso molto più interessante sotto l’aspetto del D’Annunzio scrittore.
A partire dallo Scrittoio del monco, la stanza in cui l’autore si dedicava alla lettura della corrispondenza. Una sorta di account email, se si vuole pensare ai giorni nostri, con tanto di pareti decorate e scrivania. Dedicare una stanza della casa a questa attività la dice lunga sull’enorme quantità di contatti che aveva il poeta, per questo, spesso si dichiarava monco, da qui il nome della stanza, per poter evitare di rispondere a tutti. C’è del genio!
Sotto il soffitto, si leggono diverse frasi impresse sull’intonaco, quella che più mi ha colpito, e fatto riflettere, è “Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima, pensa del sepolcro”, pensiero profondissimo che in effetti evidenzia splendidamente il modo in cui D’Annunzio guardava la vita. Chi ce lo fa fare di essere scontenti e infelici davanti al pensiero che presto, (toccatina), tutto finirà?
Di fronte alla stanza della corrispondenza c’è un piccolo arco, a cui si accede facendo tre scalini, che costringe a chinare la testa per superarlo, in modo da entrare nell’Officina: il vero e proprio studio, laboratorio del poeta. Qui D’Annunzio lavorava. Qui scriveva, anche illuminato dalla luce del sole che entra dalla finestra: questa è l’unica sala di tutta la casa illuminata naturalmente. Il fatto di arrivarci abbassando la testa sotto un piccolo arco è molto simbolico e non è casuale: il poeta voleva che ci si inchinasse all’arte.
Me lo sono immaginato, con la fantasia, intento nella stesura dei suoi romanzi, delle sue poesie e delle sua opere, mentre tutto intorno c’era una intera casa museo che lo incitava, che lo aspettava, che lo elevava ad essere una delle penne più importanti e più influenti della storia della letteratura italiana.
Lo studio, come tutto il resto degli ambienti del Vittoriale, è ancora oggi conservato come era stato lasciato dal proprietario, per questo si possono scrutare, tra tanti libri, tanti busti e tante sculture, anche alcune bottiglie d’acqua di una famosissima marca italiana, recanti il suo nome, personalizzate, griffate. La cosa mi ha molto colpito, e parlando con la guida, si sono sottolineati ancora una volta l’ego e il narcisismo di questo personaggio, che oggi, nel mondo moderno, sarebbe senza dubbio un vero e proprio Influencer con milioni di follower e un numero infinito di stories su Instagram.
L’ultima sala della Prioria, a cui si accede attraverso il Corridoio del labirinto, è la Sala della Cheli, ovvero la sala da pranzo per gli ospiti, in quanto il poeta, specialmente negli ultimi anni della sua vita, preferiva ritirarsi in solitudine a mangiare nella Zambracca. È una stanza molto colorata, con una lunga tavolata sulla quale troneggia una grande tartaruga in bronzo, ricavata dal corpo di un vero esemplare che viveva nei giardini del Vittoriale e che è morta per una indigestione da tuberose. D’Annunzio ha voluto metterla sul tavolo, per indicare ai suoi ospiti di non abbuffarsi. C’è sempre del genio!
CONCLUSIONE
Caro iCrewer mi tocca darti appuntamento ad una terza parte di questa visita, l’articolo è già molto lungo così, ma del resto non si potevano lesinare parole parlando di cotanta beltà. Quindi, resta sempre con le orecchie belle tese e gli occhi ben spalancati, che nelle prossime settimane ti porterò all’esterno, nel grandissimo parco del Vittoriale degli italiani.