Si intitola Giorni norvegesi. Conversazioni con Dag Solstad ed è il nuovo podcast realizzato dallo scrittore e giornalista Angelo Ferracuti, con musiche originali di Daniele Rossi. Trasmesso in anteprima a fine febbraio dalla trasmissione Tre Soldi di Rai Radio 3, è ora disponibile sulle principali piattaforme gratuite di streaming.
Si può definire questo podcast come una vera e propria “educazione sentimentale nel Grande Nord”. Angelo Ferracuti ci guida con i suoi ricordi tra i luoghi simboli di Oslo e ci racconta dei suoi due incontri con Dag Solstad, uno dei più grandi scrittori scandinavi contemporanei.
Il podcast di Angelo Ferracuti è prodotto da Iperborea con il contributo dell’Ambasciata di Norvegia in Italia. Tra i podcast prodotti da Iperborea troviamo anche Per antiche strade, La scimmia dell’assassino e Raccontami Stig Dagerman.
Chi è Dag Solstad?
Considerato quasi un’icona nazionale in Norvegia, Dag Solstad ha scritto oltre trenta opere tra racconti, saggi e romanzi da cui emerge lo stretto legame con la società norvegese dagli anni sessanta in poi. Numerosi sono i premi che ha ricevuto. Tra questi: il Premio della critica norvegese per la letteratura (ricevuto per ben tre volte) e il Premio del Consiglio Nordico. Dag Solstad non può essere incasellato in un unico filone di produzione: passa dal modernismo norvegese delle prime opere al concretismo, fino ad arrivare al realismo sociale, e poi alla disillusione degli anni Novanta e a una fase di sperimentazione nei Duemila.
In Italia, Iperborea ha già pubblicato Tentativo di descrivere l’impenetrabile, Timidezza e dignità, La notte del professor Andersen, Romanzo 11, libro 18 e T. Singer.
Tre libri per conoscere meglio Dag Solstad
Timidezza e dignità, di Dag Solstad (traduzione di Massimo Ciaravolo)
Che cosa porta Elias Rukla, dopo venticinque anni di onorato servizio, alla grottesca crisi di nervi che gli fa ritenere conclusa la carriera d’insegnante e definitivamente compromessa la sua reputazione sociale? Mattina d’autunno, doppia ora di letteratura norvegese di fronte a una sonnolenta classe di maturandi, lezione su Ibsen: il professor Rukla si infervora parlando di un enigmatico personaggio de L’anitra selvatica ma i ragazzi non riescono a seguirne le evoluzioni e sono indignati dalla sua incapacità di trasmettere il valore di Ibsen in modo comprensibile.
Dalla violenta crisi di quel giorno parte, nella coscienza di Rukla, una resa dei conti che gli fa ripercorrere gli eventi fondamentali della sua vita: dai tempi studenteschi – creativi, liberi, pieni di curiosità intellettuale nella Oslo degli anni Sessanta – alla fondamentale amicizia con il filosofo Johan Corneliussen e con la sua compagna, la bellissima Eva Linde; fino alla necessità di trovare un posto in questa società, al lavoro, al matrimonio e alla gabbia mentale che lo convince dell’impossibilità di una qualsiasi svolta. Con il suo ritmo basato su incisi, apposizioni e iterazioni, la prosa di Solstad insegue il suo oggetto attraverso un personaggio su cui sono proiettati aspetti autobiografici e generazionali.
L’esibita “norvegesità” dell’autore e la sua passione topografica non impediscono al racconto locale di aprirsi all’esperienza condivisa da milioni di “ex-giovani” nel mondo occidentale.
Romanzo 11, libro 18, di Dag Solstad (traduzione di Maria Valeria D’Avino)
Arrivato ai cinquant’anni, Bjørn Hansen non può accettare l’idea che tutta la sua vita sia stata dominata dal caso, dal gioco sociale, dalle illusioni su cui ha via via costruito e demolito i castelli delle proprie scelte. Diciotto anni prima ha abbandonato la moglie, il figlio piccolo e una promettente carriera di funzionario statale a Oslo per seguire la sua amante Turid Lammers in una cittadina della Norvegia profonda.
Irretito dal fascino dell’avventura, inseguendo un’intensità che aveva potuto intravedere solo nell’arte e nella letteratura, si è ritrovato a fare l’esattore comunale e l’attore di operetta in una compagnia di teatro amatoriale di cui Turid era la star. Poi la stella di Turid si è spenta, la passione per lei è svanita, e l’esattore-attore è rimasto solo con il suo ruolo grottesco di colonna portante della società di provincia.
Ma proprio ora che sente il tempo sfuggirgli senza trovare risposta ai bisogni più profondi della sua esistenza, Bjørn Hansen scopre nel dottor Schiotz il complice ideale per realizzare un piano rivoluzionario: un’azione decisiva e irreversibile con cui potrà esprimere al mondo la sua protesta, il suo rifiuto, «il suo grande No».
T. Singer, di Dag Solstad (traduzione di Maria Valeria D’Avino)
«Un bel giorno si trovò faccia a faccia con una visione memorabile»: è la frase che Singer, eterno studente a Oslo e aspirante scrittore, continua a meditare, correggere e limare dentro di sé, senza mai riuscire ad andare oltre. Indefinito in tutto, rimuginatore cronico, passivo seguace del caso e della routine, Singer dilapida la sua giovinezza per poi decidere, raggiunti i 31 anni, che è ora di trovarsi un posto fisso, e diventare bibliotecario in un paesino sperduto tra le montagne del Telemark.
Qui si costruisce una perfetta vita piccolo-borghese, con tanto di famiglia mononucleare insieme alla moglie Merete e alla figlioletta acquisita Isabella, in una minuziosa recita quotidiana che lo vede disponibile con i clienti, spiritoso con i colleghi, amichevole con i conoscenti, ma sempre e solo quanto basta per non doversi mai esporre veramente, mimetizzato nella commedia sociale per coronare il suo sogno di un’esistenza «in incognito».
Finché un drammatico colpo di scena lo inchioda alla responsabilità di crescere da solo la piccola Isabella. Romanzo che Solstad considera il «compimento della sua opera letteraria», “T. Singer” è la storia-studio di un personaggio estremo che si autodefinisce un «enigma», un racconto filosofico eppure di una concretezza implacabile, ossessivo e provocatore, attraversato da uno humour spiazzante.
È un’indagine radicale sull’individuo, che scava fino al nocciolo della solitudine e dell’incertezza esistenziale, interrogandosi fra le righe sulla presunzione della società contemporanea di fornire risposte utili alla nostra inquietudine.
Tentativo di descrivere Dag Solstad
Questo era il titolo di un incontro durante il recente festival I Boreali, in cui Angelo Ferracuti e Maria Valeria D’Avino hanno parlato di Dag Solstad e del podcast Giorni norvegesi. Conversazioni con Dag Solstad. Se te lo sei perso, puoi rivederlo qui.