Pasquale Lopetrone e il suo libro dedicato a Gioacchino da Fiore
È la meravigliosa Abazia Florense di San Giovanni in Fiore nei pressi di Cosenza, un gioiello storico dono di Enrico VI di Svevia all’abate Gioacchino da Fiore.
Edificata nel 1215 l’Abazia, situata all’interno del territorio Tienimento di Fiore ha conservato, nonostante la mano del’uomo abbia cercato di ristrutturarlo, la sua autenticità.
“Dal raffinato portale archiacuto si accede all’unica grande navata, culminante con l’abside quadrangolare la cui parete di fondo presenta un tema di trafori in sette aperture, riferibile secondo alcuni studi alla teologia della Trinità di Gioacchino, e che irradia di luce lo spoglio interno aniconico. Lo splendido altare barocco in legno dorato fu realizzato nel 1740 dall’ebanista roglianese G.B.Altomare. Nella Cappella bassa di destra, sovrastante la Cripta, un’urna custodisce le spoglie di Gioacchino. In una navatella laterale sono esposte litografie del meraviglioso Liber Figurarum, raccolta di teologia figurale simboleggiante il profetico pensiero di Gioacchino da Fiore”.
Devi sapere che all’interno dell’Abazia si può visitare la Cappella della Vergine al cui interno riposano le spoglie dell’abate la cui effigie, posta sulla lastra tombale, è riportata su un disegno inserito in Chronologia, l’opera prodotta nel 1612 dal monaco cistercense Giacomo Greco e approfondita da Pasquale Lopetrone nel suo libro L’Effigie dell’Abate Gioacchino da Fiore.
Il suo è uno studio che nasce dal profondo legame che unisce lo scrittore alla sua terra e a quelle che sono gli aspetti storici e le personalità culturali e religiose che l’hanno impreziosita nel tempo…
“L’entusiasmo delle passate e delle nuove esperienze professionali scaturisce dal rispetto che antepongo nei confronti dei luoghi, delle tradizioni e delle persone, quindi dalla consapevolezza dell’infinità di ‘strumenti’ resi disponibili dalla cultura scientifica, tecnica e umanistica, utili a ognuno e al progresso dell’umanità.”
CHI è PASQUALE LOPETRONE?
È un architetto restauratore, critico d’arte, studioso di architettura medioevale, biografo ma soprattutto appassionato della storia del suo paese in cui ha scelto di ritornare per insegnare Storia dell’arte presso il l’Istituto d’Arte di San Giovanni in Fiore. Molte le esperienze acquisite durante la sua carriera professionale e i premi conseguiti per i numerosi incarichi di restauro effettuati per il Ministero dei Beni Culturali. Tra i più importanti il premio Siberene per avere contribuito alla valorizzazione della Calabria,oltre alle varie collaborazioni come tutor di un gruppo di formazione per le emergenze sismiche e per l’eventuale risanamento monumentale dei comuni del territorio meridionale. È un amore profondo che descrive con passione nella sua personale biografia.
“Il nome che porto è quello di mio nonno paterno, a lui assegnato da Padre Luigi Caputo, fratello della mia bisnonna Rosa Caputo, il monaco cappuccino che ripopolò, dopo la Prima Guerra Mondiale, i conventi vuoti della provincia di Cosenza con vocazioni sangiovannesi. Con la scelta del nome lo zio volle affidare suo nipote Pasquale al Santo spagnolo, già da secoli molto popolare nell’ex regno di Napoli.
“La scelta di studiare per diventare architetto non l’attribuisco alla storia di famiglia ma a quella voce interiore chiamata da Socrate “Dáimōn”, che suggerisce a ciascuno quel che deve fare nel corso della propria vita. La particolare “verve” di architetto-storico, che è in me, si è rafforzata sempre più con gli approfondimenti e le ricerche sviluppate nel corso degli anni, essendo queste attività sorrette dall’amore per le arti e per il progresso della conoscenza storica. Queste passioni dell’anima mi hanno spronato e condotto ad uno studio continuo ed entusiasmante che mi ha consentito di costruire, con consapevolezza, competenza e conoscenza, le fondamenta della mia esistenza”.
Suoi i numerosi saggi e biografie scritte dal 2002 ad oggi; tra quelli più attuali l’esamina del convegno tenutosi nel castello di Santa Severina di cui Lopetrone ha curato il restauro e descritti insieme a Francesca Maggiorana e Marilisa Morrone nel volume Castello di Santa Severina: Atti convegno 11 maggio 2019 .
Torniamo all’approfondimento di Lopetrone riguardante Gioacchino da Fiore. Il saggio si rifa alle note biografiche dell’Abate calabrese, richiamando all’attenzione del lettore i periodi legati all’adolescenza del frate, spinto verso studi per entrare alla corte di Palermo. Gioacchino tuttavia rifugge l’idea scegliendo al contrario, la vita monastica senza tralasciare gli studi dei testi sacri di cui era già profondo conoscitore. La sue competenze e la capacità dialettica nel descriverle colpisce personaggi autorevoli del tempo con i quali l’abate viene in contatto, perfino Riccardo Cuor di Leone non manca di convocarlo per avere notizie profetiche sulle Crociate e sul significato di immagini sacre.
Nel libro Lopetrone mette in comparazione le immagini contenuta nell’affresco di Santa Severina, di cui ti ho prima accennato, con quelle fornite dal monaco cistercense e le analisi fatte sullo scheletro dell’abate, fattori che a suo parere, rivelano la sua forte dimensione umana e religiosa. Nella produzione iconografica Gioacchino è rappresentato come ” colui che aiuta a crescere nella cristianità”, aperto verso le genti e profeta nel mondo”un tratto della sua personalità avvertita anche dalle immagini dell’Effigie sulla lastra tombale testimone forte della sua presenza nella civiltà.