Gianmarco Pozzecco, ti dice nulla questo nome?
Oggi dedico questo spazio per segnalarti una biografia a mio avviso molto particolare e interessante. Una biografia che senza dubbio attirerà l’attenzione di chi ha amato e magari condiviso il basket degli anni ’90 della pallacanestro italiana. Il personaggio di oggi è Gianmarco Pozzecco. Gli esperti del settore non avranno certo difficoltà a identificarlo. Pozzecco è stato uno dei migliori giocatori italiani di basket ma le note biografiche, le sue citazioni, ma soprattutto il libro autobiografico uscito da pochissimo, ci rivelano oltre al suo talento una personalità fuori dal comune in tutti i sensi.
Perché lo dico? Quando leggerai il suo libro probabilmente comprenderai meglio la sua natura stravagante e indisciplinata rispetto al ruolo che per tanti anni ricoperto all’interno dei club e della nazionale. Atleta di grande talento, un fuoriclasse in campo, capace di dare l’anima, ma fuori dal rettangolo di gioco si è sempre sentito libero da vincoli e regole, neanche quando il giorno successivo ad una nottata di bevute doveva giocare una finale di campionato.
“Passione e divertimento, so vivere solo così” .
Gianmarco Pozzecco nasce a Gorizia il 15 settembre 1972. Nonostante sia nato a Gorizia e sia cresciuto cestisticamente a Udine, Pozzecco è orgogliosamente triestino anche se non ha mai giocato con la squadra della sua città. Una carriera lunga passando da un campo all’altro. Non è molto alto ma è veloce e imprevedibile, un playmaker difficile da marcare. Inizia a giocare ad Udine nel 1991 poi passa al Livorno, si trasferisce a Varese dove vince il Campionato italiano e la Supercoppa nel 1999 oltre a partecipare all’ultimo McDonald’s Championship a Parigi. Tra i campioni NBA Tim Duncan dei San Antonio Spurs dichiarò all’epoca : “mi ha impressionato quel piccolo giocatore con i capelli rossi“.
Tra il 2000 e il 2001 conduce insieme a Samantha De Grenet la trasmissione “Candid Camera Show” su Italia 1. Voci di corridoio, ma non troppo, dicono che abbia avuto contatti molto ravvicinati con la bella showgirl! Finito il campionato s’imbarca per gli stati Uniti ma il fisico e l’età non gli permettono di competere e ritorna deluso in Italia.
Nel 2002 firma per la Fortitudo Bologna con la quale arriva secondo in Eurolega (Coppa dei Campioni) e in Italia, ma la sua presenza in campo è saltuaria. La permanenza in panchina lo rende intrattabile e nell’aprile 2005 dopo aver strappato dalle mani dell’allenatore la lavagna degli schemi in una partita, gli viene risolto il contratto.
Anche con la Nazionale i rapporti non sono sempre rosei. Pozzecco entra in contrasto anche con il CT Tanjevic che lo tiene fuori dalla rosa che vince l’Europeo del 1999.
Carlo Recalcati, suo allenatore ai tempi dello scudetto di Varese, gli da un’altra opportunità per rientrare in Nazionale. Il temperamento è quello e ne fa una delle sue: durante il ritiro a Bormio, di notte, prende senza permesso il pulmino della squadra alla ricerca di svago. Viene cacciato dal ritiro ma Recalcati lo perdona dandogli una seconda possibilità convocandolo per le Olimpiadi di Atene. Pozzecco lo ripagherà giocando alla grande la gara per l’argento.
In Italia i club gli chiudono le porte costringendolo ad un esilio forzato. Vola in Russia ma nel 2007 ritorna in Italia, chiuso il contratto con Bologna, alla fine sceglie di giocare a Messina e chiude definitivamente la sua carriera ad Avellino nel 2008. Nel 2014 Gianmarco Pozzecco firma il suo contratto da allenatore con Varese e poi Cantù e senza girarsi mai indietro continua alla grande la sua passione perché, al di là di tutto, il basket è sempre stato la sua passione più grande.
“Ci sono due tipi di coach. Quelli che pensano di avere la ricetta per far vincere i giocatori, e quelli che invece pensano che siano sempre i giocatori a farti vincere” Mi piace che il pubblico durante una partita sia agonisticamente coinvolto e che fuori dal campo poi ci si possa stringere la mano.”
Gianmarco Pozzecco: la vita disordinata di un grande campione del basket
” Ho vissuto per buttare la palla in un canestro” il libro di Gianmarco Pozzecco inizia così…
Clamoroso. La mia vita da immarcabile è scritto a quattro mani con Filippo Venturi, grande fan dell’atleta e della Fortitudo Bologna. Gianmarco Pozzecco racconta la sua vita, quella sul campo e quella invece più alla Vasco Rossi, spericolata e sopra le righe. Una vita dedicata al Basket senza però rinunciare al piacere di poterla vivere secondo i suoi canoni. Non sono certo mancate le critiche e i contrasti con gli allenatori del momento ma Pozzecco ha sempre risposto scendendo in campo con la stessa grinta e voglia di vincere
“La mia passione per questo sport è ciò che ha mosso tutto, da sempre, ed è anche la cosa che, ne sono convinto, la gente superficialmente ignora di più di me.
Forse pensano che io sia uno dei tanti cestisti a cui un dio generoso abbia arbitrariamente distribuito centimetri e talento in quantità sufficiente da diventare un campione. Ma non vi basta guardarmi? O vi serve appoggiarmi al muro e misurarmi per capire che con me, quel dio, è stato obiettivamente ingiusto?”
“Altri invece ritengono che io sia stato semplicemente un donnaiolo discotecaro. Che sono arrivato a certi livelli solo grazie a quel po’ di talento e al classico colpo di culo. Sì, è vero, non c’è stata una domenica sera che non abbia fatto l’alba con un drink in mano. Spesso molto tegolo. O meglio, come diciamo noi, tegolo duro. Chissà quanti di voi mi hanno visto all’Hollywood con due bicchieri in mano e la sigaretta in bocca.
Ma gli altri giorni della settimana dov’ero? Quando voi uscivate a sbronzarvi di nuovo il venerdì o il sabato sera? Ve lo dico io: a casa! Nella mia vita ho bevuto? Sempre e solo quando pensavo non condizionasse un match. Da sbronzo ero capace di fumare un pacchetto di Marlboro in un paio d’ore. Ma pensate a quanto sono strano: fumo solo quando bevo. E bere mi fa schifo. Questi sono stati i miei unici vizi. Ed è per questo che chi mi crede un fottuto pippatore mi fa incazzare.
Io non mi sono mai drogato nella mia vita, mai. Non me ne frega una beata minchia di chi lo faccia, del perché o del quanto, io non sono migliore di nessuno, ma questa cosa la posso dire serenamente: la mia droga è stata sempre fare il culo a tutti su quel parquet che fa 15 per 28. Io mi sono divertito in quel rettangolo, e quello che facevo lì dentro mi ha concesso una vita a dir poco clamorosa”.
Per te un piccolo assaggio di chi è stato Gianmarco Pozzecco!