“In sociologia il termine generazioni identifica un insieme di persone che è vissuto nello stesso periodo ed è stato esposto a eventi che l’hanno caratterizzato. Una generazione raggruppa, cioè, tutti quegli individui segnati dagli stessi eventi, ed è distinta dal concetto statistico di coorte dal fatto di condividere un comune sistema valoriale e una comune prospettiva sul futuro. Gli eventi influiscono sulla generazione che li ha vissuti, determinandone dunque un mantenimento di caratteristiche proprie di quel momento storico, culturale e sociale” (Ariès, 1979).
Questo è quello che definiva con il termine generazione lo storico Philippe Ariès e che pone l’attenzione del conflitto e delle diversità sempre più alte tra nonni, genitori e figli. Lo sapevi che le generazioni hanno un nome? Questo è successo proprio a partire dalla fine del XIX secolo, sulla base delle comuni esperienze culturali, e in questo articolo andremo ad approfondire i nomi e il rapporto tra genitori e figli.
I Millennials (1980-1994)
Ebbene sì, io faccio parte della schiera generazionale nata tra il 1980 e il 1994, chiamata Millennials o anche Generazione y. Mi ritengo all’interno di una fascia che è stata sfortunata rispetto a quelle precedenti e anche rispetto, forse, alle generazioni successive per una serie di ragioni. I Millennials sono cresciuti da genitori Boomer (figli del boom economico dopo la Seconda Guerra Mondiale), che sono al giorno d’oggi i nonni con la seconda casa al mare, che hanno avuto lo stipendio fisso, che oggi vivono di pensione e casa di proprietà e hanno avuto almeno dai tre figli in su. Preciso inoltre che sono più ricchi e stabili economicamente rispetto ai Millennials.
D’altro canto io e altri milioni della Generazione y, non abbiamo ricevuto il testimone dai nostri genitori; siamo stati bollati come bamboccioni, abbiamo affrontato tutte le sfortune più grandi del 21° secolo. Crisi economica con annessa recessione, problemi ambientali e cambiamento climatico, saturazione del mercato del lavoro, ansia causata da aspettative di vita che non possiamo permetterci, la pandemia e il conflitto con annessa crisi energetica tra Ucraina e Russia. C’è altro da dire? Sì, ci sono però tuttavia delle considerazioni positive che ci rendono orgogliosi di essere Millennials.
- Siamo diventati genitori con la consapevolezza e la volontà di esserlo al 100%. Siamo attenti, premurosi, cerchiamo di abbattere il muro di silenzi che abbiamo vissuto nella nostra adolescenza, vogliamo capire e comprendere i nostri figli. Vogliamo esserci nei loro momenti più importanti, anche a discapito del lavoro.
- Abbiamo promosso la parità uomo e donna, e i papà millennials cambiano pannolini, passano più tempo con i loro figli, sono meno ansiosi e più ottimisti di come erano i loro papà.
- Adoriamo ascoltare, dialogare e improntare la vita nel segno della gentilezza e nella disponibilità verso il prossimo.
Niente male, no?
Generazione Z (1995-2010)
La Generazione Z, altrimenti detta Post-Millennial o Zoomer, rappresenta i giovani nati tra il 1995 e il 2010, in un mondo quindi già tecnologico e digitale: questo naturalmente ha avuto delle conseguenze sullo stile di vita, sui consumi e i valori. La Gen Z è nata e cresciuta dunque nell’era digitale: si tratta della prima generazione che ha vissuto la sua vita esclusivamente immersa nelle tecnologie ed ambienti digitali, la prima per cui la distinzione tra online e offline, tra vita reale e vita virtuale, ha perso di significato. Sono definiti nativi digitali e hanno delle caratteristiche che li rendono una generazione di cui vantarsi. Vediamo perché.
- Sono inclusivi, possiedono il concetto di multiculturalità, sono generosi e altruisti.
- Amano la verità e le cose autentiche.
- Hanno solitamente un elevato grado d’istruzione.
- Sono meno ribelli, più responsabili, determinati, ambiziosi e anche parsimoniosi.
Generazione Alpha (nati dopo il 2010)
E poi arrivano loro, i nostri bambini, chiamati Generazione Alpha. La differenza fondamentale che distingue la Generazione Alpha dalle precedenti è che mentre prima la tecnologia veniva usata, d’ora in poi viene vissuta. I bambini di oggi non usano i dispositivi, ma li considerano parte integrante dell’esistenza. I neonati, oggi, si mettono in bocca le dita come gli angoli dei cellulari, e per loro è altrettanto naturale farlo.
Sono bambini che si aspettano conseguenze o soluzioni immediate, e in generale tempi di risposta rapidi. Sono sempre alla ricerca di attenzioni, e hanno tutti gli strumenti per ottenerla, poiché sono sempre connessi. Il multitasking, con loro, trova una nuova definizione: sono rapidissimi nel cogliere le informazioni da qualsiasi media, cambiano schermo e supporto nel giro di pochi attimi e si annoiano velocemente.
Ma i loro genitori non sempre si lasciano attrarre dai trucchi del marketing. I papà e le mamme Millennials sono molto più attenti dei loro predecessori, e prediligono i marchi con una politica di inclusività, coerenza e autenticità.
Se vuoi approfondire ancora di più il confronto generazionale ti consiglio il libro di Federico Capeci intitolato Generazioni. Chi siamo, che cosa vogliamo, come possiamo dialogare (FrancoAngeli editore), che tratta un interessante percorso su quello che possiamo dare o ricevere dalle varie generazioni che ci precedono o sopraggiungono dopo di noi.