Oggi su F(t)E(a)M parliamo della polizia e del rosa. O meglio, di un aneddoto successo alla Polizia di Stato con delle mascherine Ffp2 rosa.
Perché la bufera delle mascherine rosa?
Il problema non solo le mascherine, ma il rosa. Infatti secondo il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), è indecoroso che le questure di Pavia, Varese, Ferrara, Siracusa, Bologna e Venezia, debbano andare in giro con delle mascherine Ffp2 rosa.
«rischiare di pregiudicare l’immagine dell’Istituzione. Soprattutto in un momento storico in cui la narrativa ci racconta di una crescente avversione nei confronti delle Forze dell’Ordine, diventa necessario adottare sobrietà e rispetto per le divise indossate» -SAP
Tralasciando lo spreco di soldi pubblici che verrebbero buttati perché ai “signorini” la mascherina rosa non piace, c’è da porsi diverse domande..
Davvero il rosa ha tutta questa responsabilità? Ha davvero il potere di pregiudicare l’immagine dell’istituzione? Un colore tanto stereotipato ha davvero tutta questa forza? Se le mascherine fossero state arancioni ci sarebbe stato lo stesso problema?
Dopo tutte queste domande, c’è n’è una che probabilmente è la più importante: perché il rosa è legato alle donne? Chi l’ha deciso?
Com’è stato stereotipato il colore rosa?
Non tutti sanno che il rosa e le donne sono state accoppiate solo qualche decennio fa. Fino al Diciannovesimo secolo infatti, il rosa era un colore che indicava virilità perché simile al rosso ed eleganza per via delle sue tonalità pastello. Molti uomini si vestivano di rosa e ricami floreali per indicare la loro forza e raffinatezza.
E quindi i bambini maschi come si vestivano? Esattamente come le femmine: di bianco. Il bianco infatti essendo un colore che si poteva candeggiare senza problemi, appena si sporcava, si riusciva a pulire facilmente! I fiocchi di colore diverso sono stati introdotti solo con l’inizio nel Ventesimo secolo e la prima rappresentazione di questa usanza si trova nel Grande Classico di Louisa May Alcott: Piccole Donne.
(…) – I bambini più belli che abbia mai visto. Qual è il maschio e qual è la femmina? – chiese Laurie chinandosi per esaminare più da vicino i due prodigi.
– Amy ha messo un nastro azzurro al maschio e uno rosa alla femmina, come si usa in Francia, in modo da distinguerli senza sforzo.
-Piccole Donne
Come possiamo notare dall’estratto, all’epoca era semplicemente una moda francese e non come oggi un’obbligo sociale. Per renderci conto di come i colori siano stati sessualizzati basta analizzare un articolo di giornale del 1918. Infatti, l’ Earnshaw’s Infants’ Department, rivista specializzata in vestiti per bambini, specificava che
«la regola comunemente accettata è che il rosa sia per i bambini, il blu per le bambine. Questo perché il rosa è un colore più forte e deciso, più adatto ad un maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, è più adatto alle femmine»
Questo perché il rosa veniva visto come “fratello” del rosso e il blu come simbolo della Madonna, quindi era associato al femminile.
Oggi che rapporto abbiamo con il rosa?
(Ma anche con tutti gli altri colori?) Penso che rispondere “disastroso” sia il minimo. Sessualizzare i colori senza conoscere la loro storia penso sia uno dei mille volti dell’ipocrisia della nostra società. Le donne mettono al mondo i figli, ma Dio è “l’uomo” creatore. Nella maggior parte delle cucine del mondo, a preparare i pasti sono le donne, ma in tv i migliori cuochi sono uomini (Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Bruno Barbieri, Alessandro Borghese e potrei continuare…). Le donne sono quelle che hanno i voti più alti negli ambiti scolastici, eppure a ricoprire ruoli di potere nelle aziende sono per la maggior parte uomini. Quest’ultime hanno la Pink Tax (che ironia) sulla maggior parte dei prodotti che consumano, eppure guadagnano di meno. Insomma come se le donne dentro le mura di casa o in privato fossero eccezionali, ma appena mettono i piedi fuori, nel mondo, quest’ultimo è sempre pronto a sottolineare che non sono mai abbastanza brave.
Quindi forse il vero problema non sono i colori ma ciò che noi vediamo in essi. E da questa considerazione possiamo farci un esame di coscienza. Se quando vediamo un uomo indossare un colore “non appropriato” pensiamo che sia poco virile, ecco che stiamo nutrendo il maschilismo.