Franco Arminio con la sua ultima opera, La cura dello sguardo, edizioni Bompiani, ha riscosso un grande successo di vendite e di critica. Rimasto in vetta alle classifiche per tutta l‘estate, il libro definito una raccolta di poesie, è in realtà una raccolta di prose con qualche incursione poetica.
La cura dello sguardo, non può quindi essere definito una raccolta di poesie, pur essendo la poesia il vero talento di Franco Arminio. Non può definirsi un romanzo perché non ha una storia che si snoda come normalmente avviene nella narrativa; non può definirsi una raccolta di racconti perché i brani non hanno le caratteristiche dei racconti: se devo essere sincera ho trovato qualche difficoltà ad inquadrare il genere letterario di La cura dello sguardo.
Di genere letterario standard non si può parlare per il libro di Franco Arminio, ma pagina dopo pagina ci si accorge che non ha nessuna importanza inquadrarlo sotto una qualsiasi etichetta. Non ha nessuna importanza, perché se un libro è capace di coinvolgere emotivamente chi lo legge, ha raggiunto il fine ultimo che ogni autore si propone. Franco Arminio con la sua scrittura emoziona e lo fa forse senza accorgersene.
Diviso in prose brevi, a volte brevissime tanto da potersi definire aforismi, in cui l’autore affronta diversi temi, La cura dello sguardo dà al lettore l’impressione di leggere un diario in frammenti dove vengono appuntati pensieri e riflessioni scaturite dalle profondità dell’anima. Sembra a volte di assistere a delle vere e proprie sedute di autoanalisi, nelle quali Franco Arminio indaga la sua interiorità e la porge al lettore.
La cosa straordinaria è che il lettore, a sua volta, si riconosce in ciò che legge. Riconosce se stesso e i suoi moti interiori: le ansie, le incertezze, i traumi, le non risposte, le non soluzioni: tutto esposto senza veli, tutto somigliante se non uguale a ciò che si agita dentro di chi leggendo, si stupisce di tanta similitudine.
È quasi un bilancio di vita, un fare il punto sulle proprie tappe e sui propri traguardi attraverso riflessioni, narrazioni e immagini poetiche. Franco Arminio non abbellisce, non si nasconde dietro metafore o similitudini, si racconta ad anima aperta e il racconto del suo vissuto diventa lo stesso vissuto del lettore.
Franco Arminio e la sua cura…
Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare, piccoli precetti fatti in casa.
Partendo dal quotidiano fatto di cose usuali e semplici, attraverso riflessioni quasi filosofiche Franco Arminio mostra una strada, una cura, un’altra dimensione per la sofferenza interiore. Attraverso i suoi precetti fatti in casa, l’autore dimostra che c’è una speranza, una soluzione, una cura per il male dell’anima: la cura è la condivisione.
L’autismo dell’anima, il diverso sentire, l’essere e il percepirsi “altro, altrove” ha una sua soluzione, secondo Franco Arminio è lo sguardo. In primo luogo è il guardarsi dentro senza timori e senza veli; poi è guardare chi ci sta davanti con lo stesso sguardo che si ha per sé stessi; è leggersi e leggendosi capire che non si è soli che l’altro, come noi, sta cercando la stessa cura, con lo stesso sguardo.
La fragilità accomuna gli uomini più di quanto non essi stessi non riconoscono: la mancanza di certezze, oggi più che mai, il bisogno consapevole dell’altro, palesato senza veli o ipocrisie, possono diventare un punto di forza se si uniscono gli sguardi a fare comunità, per dare coraggio al bene. È questo in parole povere il messaggio profondo che Franco Arminio con La cura dello sguardo consegna al lettore.
I poeti si sa, sentono doppio, sentono prima. Non sono più belli o intelligenti degli altri ma la sensibilità esasperata, la quasi profezia che li spinge a guardare oltre e più lontano, sa arrivare prima a soluzioni cui la stragrande maggioranza della gente arriva un attimo dopo. Probabilmente Franco Arminio da poeta paesologo, come si autodefinisce, ha capito di cosa ha bisogno ogni uomo: di uno sguardo che vada oltre l’apparenza, di uno sguardo d’amore per se stessi e per gli altri che può diventare cura.
Termino questa recensione con una delle sei poesie contenute nel libro, anche se in molte delle prose e degli aforismi contenuti in La cura dello sguardo, la poesia aleggia impalpabile ma riconoscibile…
Lo so che ognuno è il gigante/ delle sue ferite, / ognuno è dentro una lotta/ senza fine./ Non c’è riparo al guasto/ che ci attende,/ non si può diluire la morte, / ma ogni giorno si può avere/ un attimo di bene,/ si può con umana pazienza/ guardare questo mondo/ che si scuce./ Se nulla è sicuro/ e nulla sembra vero/ restiamo vicini,/ strofiniamo il buio/ per farne luce. (Fare luce)
Franco Arminio
Nato nel 1960 a Bisaccia in provincia di Avellino, dove ancora risiede e lavora, collabora con il Corriere della sera, Il Manifesto e il Fatto quotidiano ed è curatore del blog Comunità Provvisorie. Promotore di svariate battaglie civili, come per esempio quella contro l’istallazione di discariche nell’Alta Irpinia o la chiusura dell’Ospedale di Bisaccia, è anche documentarista.