Franco Arminio, poeta paesologo come lui stesso ama definirsi, è tornato in libreria con una raccolta dal titolo emblematico La cura dello sguardo edita da Bompiani.
I paesi per prima cosa bisogna guardarli, andare a trovarli con un moto di passione. Attraversarli e guardarli. Salvarli con gli occhi.
“Fatemi un favore”, dice Franco Arminio, alla fine di ogni suo incontro con il pubblico, “andate a visitare un paese più piccolo del vostro, se il vostro paese conta seimila abitanti visitatene uno che ne ha quattromila, se ne ha quattromila andate in uno più piccolo, e così via, senza motivo, senza che ci sia una sagra, una festa, un evento, andateci e basta. Poi cercate una persona anziana, sedetevi vicino a lui o a lei, e ascoltate quello che ha da dire”.
Da più di venti anni,
Franco Arminio ha sposato la causa dei piccoli centri, quei paesi italiani poco conosciuti che racchiudono in loro la storia, quella più vera e vissuta. Da qui, da questa passione, da questa vita nascosta che pullula tra antiche case e vecchie strade, dalla
memoria di racconti arcaici narrati da voci anziane reduci di un passato vissuto a misura d’uomo, la passione del nostro autore per i piccoli centri e da qui l’auto-proclamazione a
poeta paesologo.
I poeti si sa, sentono doppio, sentono prima. Non perchè sono più belli o intelligenti degli altri ma perchè la sensibilità esasperata, la quasi profezia che li spinge a guardare oltre e più lontano, sa arrivare prima a soluzioni cui la stragrande maggioranza della gente arriva un attimo dopo. Probabilmente
Franco Arminio ha capito in anticipo quella che si è rivelata come la tendenza avanguardistica degli ultimi tempi: la rivalutazione che diventa quasi anelito, aspirazione, ad una vita a misura d’uomo che solo nei
piccoli centri è possibile attuare.
Dalla conoscenza approfondita, dal saper cogliere i segni e le caratteristiche dei tempi che viviamo Franco Arminio è arrivato a dedurre che prima del Covid19, un’altra nefasta epidemia imperversa e miete vittime: quella dell’autismo corale che ci vede rinchiusi dietro gli schermi, impegnati in una comunicazione che ha perso ardore e vitalità.
La cura dello sguardo
Nelle pagine di La cura dello sguardo, Arminio regala le sue parole al lettore e le usa come fiaccole per illuminare il presente. Le usa a scopo curativo. La sua cura passa attraverso le parole, la comunicazione, la condivisione e la vicinanza e può guarire da quella tragica pandemia che lui definisce autismo corale, che ci rende fragili, rinchiusi nei nostri piccoli gusci, spesso sfiduciati e incapaci, non solo di comunicare ma anche di guardare l’altro negli occhi, incapaci di cercare attraverso la comunicazione non verbale quella scintilla di umanità che abbiamo perduto, smarrendola davanti ad un schermo luminoso o nelle solitudini delle città.
Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare, piccoli precetti fatti in casa.
Le pagine di questo nuovo libro di Arminio, sono fitte come gli scaffali di un antico speziale, allineano racconti visionari accanto a vere e proprie orazioni civili, che pongono domande e chiedono risposte con vibrante ostinazione. La cura invocata passa sempre attraverso una lingua che si fa strumento di conoscenza, alla ricerca di una comunicazione, di un senso condiviso, di quella intima vicinanza della quale abbiamo tutti più che mai bisogno. E se non ci sono certezze, se tutti siamo un po’ più fragili, a curarci sopraggiunge la fiducia nella capacità delle parole di unire i nostri sguardi “per fare comunità, per dare coraggio al bene”.
Franco Arminio…
… Nato nel 1960 a Bisaccia in provincia di Avellino, nel dove ancora risiede e lavora, collabora con il Corriere della sera, Il Manifesto e il Fatto quotidiano ed è curatore del blog Comunità Provvisorie. Promotore di svariate battaglie civili, come per esempio quella contro l’istallazione di discariche nell’Alta Irpinia o la chiusura dell’Ospedale di Bisaccia, è anche documentarista.
Ricca e variegata la sua produzione letteraria e i riconoscimenti che gli sono stati attribuiti: nel 2009, con Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia, è stato candidato al Premio Napoli. Nel 2011, con Cartoline dai morti ha vinto il premio Stephen Dedalus per la sezione Altre scritture. Terracarne, edito da Mondadori, gli è valso il Premio Carlo Levi e il Premio Volponi.
Franco Arminio spende il suo impegno non solo in letteratura ma anche come organizzatore e direttore artistico, dal 2012, del Festival della paesologia La luna e i calanchi. La passione per i paesi e per tutto quanto rappresentano, lo spingono nel 2015 a fondare la Casa della paesologia, con sede a Trevico, il più elevato comune della sua Irpinia.
Altro settore che lo vede impegnato a tutto campo è la politica: nel 2014 Franco Arminio si candida alle elezioni Europee ma non viene eletto. Ci riprova nel 2019 con la candidatura a Sindaco di Bisaccia, dove arriva secondo e ricopre l’incarico di capo della minoranza del Consiglio Comunale.
Roberto Saviano ha definito Franco Arminio uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato, citando un suo passo:
Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno.