Un trittico che potrebbe suscitare un grosso punto di domanda quello che oggi ti propongo per la rubrica Poesia e vita, vita è poesia. Potresti chiederti qual è il nesso, il filo logico che lega uno sconosciuto come può essere per molti Francesco Venturi ad un idolo, un’icona di stile delle nuove generazioni com’è Achille Lauro e, soprattutto cosa unisce entrambi alla poesia.
Se il binomio poesia-Achille Lauro può essere facilmente intuibile dal momento che piacciano o non piacciano, suscitino perplessità o meno, alcuni testi di Achille Lauro se non sono poesia le assomigliano molto, non altrettanto intuibile il binomio Francesco Venturi-poesia e non parliamo neanche del trittico Achille Lauro- Francesco Venturi-poesia.
Francesco Venturi e Achille Lauro: insieme perchè…
Se ho associato i due nomi alla poesia, caro lettore, un motivo deve esserci per forza, o no? Il motivo c’è infatti e se te ne sto parlando è perché questa notizia, oltre alla piacevole sorpresa, ha accresciuto la non poca “simpatia” che nutro nei confronti di un artista fuori dagli schemi come può essere definito Achille Lauro.
Il noto artista romano, come ben sappiamo, sa incantare e stupire il pubblico con le sue performance e i suoi travestimenti: un vero animale da palcoscenico non privo di contenuti. I testi dei suoi brani, al di là dei travestimenti, delle scenografie ad effetto, degli atteggiamenti, del non-sense, contengono messaggi non indifferenti e non di rado rasentano la poesia.
Francesco Venturi è invece un ragazzo di 23 anni che malgrado la sua giovane età conosce già a 360° il dolore “regalatogli” da una malattia invalidante come la distrofia di Duchenne, malattia neuromuscolare che si manifesta sin dai primi anni di vita e causa la perdita progressiva delle funzioni muscolari, polmoni e cuore compresi.
Ci sono diversi modi di reagire al dolore per una malattia che la vita a volte riserva come dono inatteso e non gradito: ci si può disperare, chiedersi il perché, lasciarsi vivere aspettando la morte, si può rendere la propria vita e quella delle persone vicine, simile ad una lunga agonia… Ma si può anche vivere in pienezza, assaporando ogni attimo fino alla fine, ringraziando per ogni giorno vissuto e strappato alla morte.
Non posso sapere come Francesco Venturi viva la sua malattia, di certo so che se ha realizzato il sogno di scrivere e raccontarsi attraverso la poesia, il suo passaggio sulla terra, breve o lungo, felice o doloroso che sia non passerà inosservato. Sarà un segno, la testimonianza di chi non si arrende al dolore più invasivo.
La poesia di Francesco Venturi con la partecipazione straordinaria di Achille Lauro
Francesco Venturi ha affidato ai versi, alla poesia, la sua lotta contro il dolore e la malattia, pubblicando nel settembre 2021 Tutto di me, una raccolta edita da LAB Edizioni con la prefazione e la post fazione di Achille Lauro.
Ho scelto la poesia, poiché l’unico modo per descrivere la mia vita così piena di ostacoli e di “inciampi” è quello di utilizzare un canto, una poetica che sottolinei la bellezza inusuale del mistero di questa esistenza. La quale, già da fanciullo, mi colpì con una mazza nelle gambe facendomi cadere ogni volta che i miei piedi si poggiavano a terra. Vedevo gli altri correre nel giardino del mio paese, ci provavo, cadevo, mi alzavo e combattevo appoggiando le punte.
Avevo ed ho ancora due cognomi: il primo di sangue che è Venturi, mentre il secondo copiato e ingombrante che è Duchenne.
Ora sono costretto a stare in carrozza, in tutti i modi me ne frego perché sono comodo e con la scusa posso mangiare quanto mi pare, posso evitare l’attività fisica. Sì è vero, sono costretto a stare seduto a causa di questa condizione, però ora sono cresciuto e grazie alle mie rime ho trovato il mio mondo nel quale posso stare solo con me stesso e sputare fuori tutto il dolore e la rabbia repressa.
Poesia come cura, quindi, come sublimazione del dolore di un ragazzo 23 enne che sceglie l’arte della parola per raccontare il suo “posto nel mondo”, prima con i testi delle canzoni rap e poi con la poesia.
Una raccolta non fine a se stessa ma che sia supporto a quanti, come Francesco Venturi, attraversano lo stesso doloroso calvario. L’autore ha infatti deciso di donare ai Centri Clinici NeMO di cui egli stesso è paziente, presenti a Milano, Roma, Napoli, Brescia, Arenzano e Trento, parte delle copie del suo Tutto di me, mettendole a disposizione degli ammalati e dei loro familiari
Un progetto, quello di Francesco Venturi, condiviso pienamente da Achille Lauro che “crede nella forza delle parole” e sigilla così la chiusura dell’opera:
Sono perdutamente innamorato delle persone che fermano su fogli di carta i pensieri più nascosti per donarli al mondo, chi sogna l’irreale per poi dipingerlo, chi decide di raccontare la propria storia offrendola a chi la ascolterà.
Iniziative come questa non fanno altro che rinforzare la mia idea: la poesia è vita perché sa donare il senso della vita a chi la coltiva. E al tempo stesso la vita è poesia, specie quando si riesce a trasformare il proprio dolore o la propria malattia, in dono per gli altri. Sarebbe migliore questo nostro “atomo opaco del male” se ci fosse più poesia e sensibilità per coltivarla.