Caro icrewer,
vorrei iniziare questo nostro appuntamento domenicale con una piccola riflessione
Viviamo in un mondo molto strano, in cui l’odio e la diffidenza regnano sovrani e spesso finiscono per cancellare la bellezza di alcune culture, ridotte a qualcosa da combattere, da allontanare.
È il caso ad esempio dell’Islam di cui troppo spesso si sottolineano gli aspetti negativi, che negativi poi non sono, ma sono solo frutto di estremismi, forzature e fraintendimenti.
Per questo ho deciso di parlarti oggi del sufismo, una corrente mistica della religione islamica che si basa sulla ricerca spirituale e su un percorso che porti all’unione con Dio.
Se ti incuriosisce scoprire il lato nascosto, più bello e mistico di una religione troppo spesso travisata, allora non perderti il resto!
Il sufismo: significato e storia
Il sufismo ha radici antiche che risalgono ai primi secoli dell’Islam, sviluppandosi in parallelo con l’espansione dell’Islam stesso. Ci sono diverse teorie riguardanti l’etimologia del termine sufismo. La prima, tra le più accreditate, sostiene che derivi da sūf che vuol dire “lana” poiché i primi sufi indossavano vestiti di lana grezza, in segno di povertà e umiltà. Un’altra teoria tra le più famose, invece, si rifà alla parola ṣuffa che vuol dire “portico” o “panchina” e alludeva ai fedeli che si radunavano nei pressi della moschea di Medina per ascoltare Maometto.
Sebbene i sufi considerino come primo maestro lo stesso Maometto, come movimento organizzato nacque più tardi, intorno al VIII secolo. I sufi di questo periodo si concentravano sulla vita ascetica e sull’amore incondizionato per Dio. Queste sono, ad esempio, le parole di Hasan al-Basri, uno dei primissimi maestri sufi:
Vendi questo tuo mondo per quello a venire, li guadagnerai entrambi; ma non vendere il mondo a venire per il presente: li perderesti entrambi.
I sufi, però, che spesso si allontanavano dalle istituzioni islamiche, non erano ben visti dagli ortodossi da cui furono inizialmente perseguitati. Il maestro Al-Hallaj, ad esempio, fu crocifisso per aver predicato e celebrato l’unione con il divino.
Durante il medioevo, inoltre, il sufismo si è diffuso in tutto il mondo islamico, integrandosi in diverse culture e dando vita a numerose confraternite (tariqa), ciascuna con le proprie pratiche e maestri. Tra i più noti esponenti del sufismo medievale vi sono Jalal ad-Din Rumi, noto per i suoi poemi mistici e fondatore dei Dervisci Rotanti, e Al-Ghazali, che cercò di conciliare il sufismo con l’ortodossia islamica.
Molte di queste confraternite sono sopravvissute fino ai giorni d’oggi tanto che è il sufismo è vitalissimo in Medio Oriente, India, Africa, sud est asiatico e anche in Europa e negli Stati Uniti. La maggior parte di questi gruppi adottano uno stile di vita umile e dimesso, spesso isolato dal resto del mondo. Non sono mancati, però, gruppi più attivi e belligeranti nel corso della storia.
Dottrina e tradizioni sufi
Giuseppe Scattolin nel suo interessantissimo libro Esperienze mistiche nell’Islam spiega che secondo il sufismo l’obiettivo finale dell’essere umano è quello di incontrare Dio, di entrare in comunione con Lui. Ma se l’Islam sposta questo incontro nella vita ultraterrena, il misticismo sufi cerca di realizzarlo nella vita presente.
Per prepararsi a questo incontro è necessario adottare uno stile di vita ascetico, morigerato, umile così da purificare la propria anima e il proprio spirito. Per questo ogni confraternita è organizzata attorno alla figura di un maestro che istruisce i suoi discepoli e trasmette il sapere necessario a progredire attraverso i sette gradi di elevazione a Dio. Ognuno di questi gradi è simboleggiato da un personaggio biblico che, a seconda del grado raggiunto, si è più o meno avvicinato a Dio. Questi sono, in ordine: Adamo, il più terreno e lontano da Dio, poi Noè, Abramo, Mosè, Davide, Gesù e infine Maometto colui che ha raggiunto la totale e completa comunione con Dio.
Una delle caratteristiche principali del sufismo, nonché uno dei suoi elementi più caratteristici, è l’importanza data all’Arte sotto ogni aspetto. I dhikr, cioè i canti meditativi in cui vengono ripetute formule, preghiere e poesie antiche in onore di Allah, spesso sono accompagnati da musica e balli. Famosissimo è il samazen la “danza del derviscio rotante”, una danza caratteristica in cui il monaco sufi ruota ripetutamente su sé stesso, ad imitazione del moto degli astri che riflette l’ascesi mistica verso Dio.
Anche la poesia sufi è famosissima. Per lungo tempo i maestri hanno diffuso e trasmesso il loro sapere attraverso poesie, canti e preghiere di straordinaria bellezza che hanno affascinato (e continuano a farlo) non solo il mondo islamico ma anche quello estraneo all’Islam. Tra i poeti sufi più famosi c’è sicuramente Jalâl Al-Din Rumi, vissuto nel 1200, ed è proprio con una delle sue poesie mistiche che ho deciso di chiudere questo articolo:
Hanno detto: “Da ogni parte c’è la luce di Dio”.
Ma gridano gli uomini tutti :”Dov’è quella luce?”
L’ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra; ma dice una Voce:
Guarda soltanto, senza destra e sinistra!”.