Caro Icrewer,
oggi, nel nostro immancabile appuntamento con la filosofia, desidero parlarti di uno dei capisaldi dell’illuminismo inglese, un filosofo che, seppur in vita non abbia mai raggiunto un grande successo, negli anni immediatamente successivi alla sua morte è diventato un faro imprescindibile per tutti i suoi colleghi. Sto parlando di David Hume.
Hume è ricordato come uno dei più grandi empiristi del suo tempo nonché un precursore del positivismo logico del XX secolo. Ma cosa mai vorranno dire tutti questi paroloni? E, soprattutto, cos’ha da insegnarci ancora oggi, dopo quasi tre secoli dalla sua scomparsa?
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David Hume: vita, opere e pensiero
David Hume nacque ad Edimburgo nel 1711. Studiò giurisprudenza e dopo aver concluso gli studi, per un po’ si dedicò all’avvocatura ma con scarso successo poiché la sua passione era rivolta alla letteratura e alla filosofia. Grazie al lavoro di avvocato, però, riuscì a pagarsi i viaggi e i soggiorni tra Francia e Inghilterra per perfezionare la sua formazione filosofica. Il frutto di questi sforzi è stato il suo Trattato sulla natura umano, oggi considerato il suo capolavoro ma, all’epoca, fu un completo flop.
Come scrittore, infatti, il suo successo presso i suoi contemporanei fu sempre assai modesto e dovette guadagnarsi da vivere come precettore privato ed infine diplomatico inglese, attività che gli permise di spostarsi a lungo e che lo rese abbastanza ricco da potersi concentrare sulle sue opere. Morì ad Edimburgo nel 1776.
Hume è ricordato come uno dei massimi esponenti dell’empirismo illuminista. L’empirismo (o induttivismo) è una corrente filosofica che basa la conoscenza sull’esperienza pratica e l’osservazione diretta della realtà, a differenza del razionalismo che invece pretende di conoscere la realtà a partire dalle idee e unicamente mediante la ragione.
Quello di Hume, però, è un empirismo radicale molto più vicino allo scetticismo. La sua filosofia mette in discussione la capacità umana di conoscere il mondo attraverso la ragione pura, enfatizzando invece l’importanza dell’esperienza sensibile. Secondo il filosofo, tutte le idee derivano dalle impressioni, ovvero dalle percezioni immediate e vivide che riceviamo tramite i sensi.
Uno degli aspetti più rilevanti della filosofia di Hume, infatti, è la sua critica alla causalità. Egli sostiene che non possiamo percepire direttamente il nesso causale tra due eventi, ma solo notare che un evento segue l’altro. La sua analisi porta a una concezione della realtà come una serie di percezioni senza una connessione necessaria, sfidando così le certezze della scienza e della filosofia del suo tempo.
Per spiegare meglio questo concetto, nel Novecento i filosofi Bertrand Russel e Karl Popper idearono la metafora del tacchino induttivista. Secondo questa metafora un tacchino decise di costruirsi un sistema scientifico basato sull’esperienza. Il tacchino notò che ogni mattina, qualunque fossero le condizioni atmosferiche, il contadino gli portava il cibo puntualmente alla 9 del mattino. Dedusse quindi che “Alle 9 del mattino arriva sempre il cibo”. Quella che credeva una verità assoluta e insindacabile della sua scienza si rivelò falsa quando, la vigilia di natale, anziché nutrirlo il contadino lo sgozzò per far festa.
L’attualità di Hume
Oggi la scienza ha fatto grandi passi avanti rispetto al Settecento, quindi cosa può dirci ancora oggi lo scetticismo di Hume? In che modo la sua filosofia può essere considerata attuale?
Innanzitutto, Hume è fondamentale per la filosofia della scienza. La sua analisi della causalità e del metodo scientifico anticipa molte questioni che saranno poi sviluppate dal positivismo e dalla filosofia della scienza del XX secolo. Il filosofo scozzese, infatti, è il primo ad intuire che la scienza non è universale o infallibile ma anzi, si basa proprio sul fatto che ogni sua verità può e deve essere costantemente rivista e aggiornata.
Questo aspetto è particolarmente importante oggi, quando la scienza deve confrontarsi con sfide complesse come il cambiamento climatico, le pandemie e le crisi ambientali, che richiedono un approccio umile e aperto al dialogo e alla revisione continua.
Lo scetticismo di Hume, inoltre, ci invita, oggi più che mai, ad una riflessione critica delle nostre convinzioni. A differenza del tacchino induttivista di Popper e Russel, non dobbiamo dar per scontato ciò che ci circonda e ciò che l’esperienza ci offre, abbandonandoci all’abitudine, concetto che fu proprio Hume a creare. Ma attenzione a non confondere lo scetticismo di Hume con il complottismo di oggi!
Questo, infatti, non ci legittima a dubitare di tutto e di tutti ma, anzi, ci spinge a cercare prove e verifiche di quanto leggiamo o vediamo intorno a noi. E questo è assolutamente fondamentale in un’epoca segnata da notizie frammentarie, manipolate per essere sensazionalistiche e “acchiappa like”. Il pensiero critico di Hume, fondato su prove empiriche, deve essere un antidoto contro la credulità e la superficialità.
In conclusione, David Hume è un filosofo la cui attualità risiede nella sua capacità di stimolare il pensiero critico. Le sue idee sfidano le certezze e invitano alla riflessione, rendendolo un pensatore indispensabile per affrontare le complessità del mondo contemporaneo. Leggere Hume oggi significa riscoprire un alleato nella ricerca della verità e della comprensione in un’epoca di cambiamenti e incertezze.