Caro iCrewer,
Sono le 20:38 del 5 luglio 2020, è finito da poche ore la fiera virtuale del romanzo italiano, frutto della buona volontà e dell’impegno di cinque blog: My Crea Bookish Kingdom, I miei magici mondi, Libera tra i libri, La lettrice sulle nuvole, Cofee books.
I cinque blog, durante l’evento durato alcuni giorni, hanno dato la possibilità a molti autori italiani di fare video, pubblicare card, parlare in diretta con il loro potenziale pubblico.
La pagina su cui si è tenuto l’evento virtuale non era purtroppo abbastanza frequentata per poter essere paragonata all’affollamento di una fiera a tema eppure c’era allegria, e il tentativo di provare a superare i limiti imposti dalla pandemia per ritrovare l’atmosfera di una comunità che si abbraccia e si confronta.
Il punto è l’abbraccio. E il confronto. Se partiamo dal presupposto che una fiera dedicata al romanzo serva a un gruppo di appassionati a sublimare la propria passione, ebbene, per quanto ci fosse un ottimo intento sviluppato con un grande impegno, virtuale non è un aggettivo che si può abbinare a fiera. E non è colpa degli organizzatori.
Voglio dire: è come se al Lucca comics i Cosplayer si incontrassero via web, mostrando i costumi a fotogrammi o se al festival della cioccolata di Perugia ci fossero solo immagini e video delle delizie di cacao e nessuno degli altri sensi fosse coinvolto.
Festival del romanzo italiano virtuale
Via web si può fare molto ma non tutto e un fiera è una manifestazione che riempie gli occhi di sorrisi, le orecchie di voci gioiose, le mani di strette e abbracci, il naso di profumi e fragranze di persone amiche e la bocca di sapori dolci.
Questo evento è stato un’ottima possibilità di visibilità per alcune autrici, quelle almeno che si sono messe alla prova con dirette e video, ma non era una fiera.
Questione di carnalità. E a te iCrewer, manca la carnalità?