Fernando Camilleri, il solitario autore di Gli esseri oscuri, edito da Delos Digital scrive di se di non amare le convenzioni sociali, che la solitudine fa bene, è fonte d’ispirazione. Aggiungo concilia il sonno benefico… o malefico?
In attesa, rifletto.
Sempre a suo dire, star lontani dal logorio della vita moderna senza dubbio contribuisce a raggiungere alti stati di benessere trascendentali, ma alla lunga, dico io, la fuga dalla realtà non ti trascina vorticosamente in un’altra dimensione, vogliamo chiamarli incubi notturni?
Fernando Camilleri, “lontani dalla realtà si vive meglio”.
Certo è che dalla psiche travagliata possono nascere pensieri bui come i nerelli e i negretti che escono dal ripostiglio o addirittura il Ripagnone purpureo con le dita affusolate che di notte svolazza a caccia di emozioni forti.
Scherzi a parte (ma non troppo) credo che nella horror story di Camilleri (non farti ingannare dal cognome), si respiri molto poco dell’atmosfera soprannaturale tipica dell’ultraterreno che fa chiudere gli occhi. Per quanto voglia solleticare l’immaginazione il racconto non va al di là del semplice surreale. Forse è solo questo l’obiettivo? Continuo a riflettere sul racconto.
Ho avuto più che altro la sensazione di visitare l’inconscio dell’autore in uno degli inevitabili stati onirici in cui realtà e fantasia si mescolano per dare vita a un strano quanto mai tragico gioco. E probabilmente anche questo era nei programmi. Fatto sta che più che spaventarmi la breve storia di Fur, questo il nome del giovane protagonista, mi ha lasciato inizialmente contrariata per l’epilogo oltre che fatto riflettere su alcune perplessità.
Mi chiedo, infatti, non sarebbe stato meglio giustificare o quanto meno introdurre meglio le motivazioni e le modalità della scomparsa della mamma di Fur? A mio avviso avrebbe reso più logica la sua riapparizione. Di difficile spiegazione anche il personaggio di Dario, il custode amico fraterno a cui è stato affidato il compito di aiutare Fur ad uscire dall’enigma in cui invece lo scaraventa in un nano secondo senza dargli il tempo di realizzare.
La costante diatriba nel comprendere chi fossero i negrelli e quali i nerelli avrebbe fatto venire il mal di testa a chiunque. Meno male che a portata di mano ci fossero aglio e uova a sufficienza, altrimenti per il povero Fur la storia sarebbe finita subito.
Un’altra cosa. Mi ha spiazzato la reazione finale di Ele la sorella, ignara di tutto e tenuta sempre ai margini della storia se non come costante contrasto alla conduzione famigliare. Insomma, per quanto abbia una sua apparente struttura il racconto va riveduto e corretto colmando i vuoti narrativi, ampliando e rendendo più misteriosa e credibile la storia stessa.
Fernando Camilleri anche un Horror può far sorridere con ironia
Detto questo voglio anche pensare che dietro la storia, per quanto fragile e improvvisata, ci sia il desiderio di osservare la realtà con sguardo ironico, quasi dissacrante. Fur ha 11 anni, ma sembra un vecchio, e in effetti in tutto questo marasma di esseri viventi e non, è l’unico che mantiene il controllo della situazione, come dire che la saggezza non è sempre figlia della maturità.
Si potrebbe fare una riflessione sulla presenza oscura dei ” bambini ” abitanti di quel ripostiglio tanto odiato da Fur. In termini paranormali la costante lotta del bene e del male, l’entità che costruisce e l’altra tesa a distruggere, e se fosse l’inconscio a parlare?
In ognuno di noi albergano forze oscure istintuali che sediamo con la forza della razionalità. Certo è che, non me ne voglia l’autore a cui comunque do dei meriti, per comprendere il finale è necessario una bella seduta dallo strizzacervelli.
A Fernando Camilleri, comunque, attribuisco due meriti importanti. Il primo di usare uno stile narrativo molto scorrevole e di avere colorato il racconto con uno spirito ironico davvero sui generis. In effetti più che impressionare, il libro sfocia nel fantastico delirante, mi ha molto divertito, per la scelta simbolica dei nomi, i menù stravaganti di Ele. La torta di liquirizia e fagioli per cena, la coppa di panna montata con le acciughe per colazione o le zucchine al nero di seppia per pranzo, non le dimenticherò facilmente. Così come il nonno Lesto Fante mi accompagnerà per un bel pò.
A questo aggiungo una bella capacità descrittiva e la certezza che nel futuro tutto possa essere migliorato e reso più tragicamente affascinante.
Fernando Camilleri ha dato voce alla sua anima ribelle e come dice lui, lontana dalle convenzioni e dalla realtà. Chissà forse la sua è meglio di quella reale!