La storia di Fernanda Wittgenes, critica e storica dell’arte italiana, direttrice della Pinacoteca di Brera durante i bombardamenti su Milano, è un capitolo importante ma poco conosciuto della nostra storia. Importante non solo, a mio avviso, per essere stata la prima donna a ricoprire questo ruolo ma anche per il suo impegno nel salvaguardare le opere conservate a Brera, al Museo Poldi Pezzoli e alla Quadreria dell’Ospedale Maggiore, per aver aiutato amici e conoscenti ebrei a espatriare (azione che la farà finire in prigione) e per aver dato alla Pinacoteca di Brera quel ruolo di museo vivo, polo di conoscenza per i cittadini.
Fernanda Wittgens: un breve ritratto
Facciamo un passo indietro. Fernanda Wittgens nasce a Milano nel 1903. Nel 1925 si laurea in Lettere presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano. L’amore per l’arte è un regalo di suo padre, purtroppo prematuramente scomparso, che alla domenica era solito portare i figli a visitare i musei. Già insegnante di storia dell’arte, diventa assistente di Ettore Modigliani, allora direttore della Pinacoteca di Brera. Nel 1935 a Modigliani viene tolto l’incarico per antifascismo e nel 1940 Fernanda Wittgens prende il suo posto a Brera dove continua a difendere le opere d’arte dai bombardamenti e dai saccheggi nazisti.
Nel luglio del 1944 viene arrestata e condannata a quattro anni di carcere dal Tribunale Speciale. Fin dallo scoppio della guerra, infatti, Fernanda Wittgens, aveva usato il proprio prestigio e le proprie conoscenze per aiutare gli ebrei a fuggire dalle persecuzioni naziste. A guerra conclusa, torna ad affiancare Modigliani nella rinascita della Pinacoteca di Brera e, alla scomparsa del Maestro nel 1947, prosegue questa missione che darà alla Pinacoteca quella natura di museo vivente, polo di istruzione cittadina che ancora oggi la contraddistingue.
L’Allodola, il romanzo su Fernanda Wittgens
La storica dell’arte Giovanna Ginex e Rosangela Percoco, insegnante e autrice di numerosi romanzi, firmano questo libro che ci proietta nella vita di questa donna vulcanica, controcorrente e fedele ai principi che il suo cuore le dettava. Il romanzo, pubblicato da Salani Editore, è scritto in prima persona: è lei che ci parla e ci racconta di sé, coinvolgendoci fin dalle prime righe in cui ci spiega il perché di questo soprannome, l’allodola.
Sinossi
L’allodola. È stata soprannominata così Fernanda Wittgens, per la sua grandezza discreta, evidente soltanto quando le ali si aprono in volo. Creatura umile, ma possente e sublime. Non poteva esistere definizione più calzante per una donna che pur compiendo imprese titaniche ha evitato il clamore delle cronache, lavorando giorno e notte al servizio dell’arte, della bellezza e della libertà.
Giovanna Ginex e Rosangela Percoco le rendono giustizia ricostruendo il romanzo di una vita straordinaria. Nata nel 1903 da una famiglia di origine austro-ungherese, Fernanda inizia come insegnante di liceo, fa la giornalista e nel 1928 entra nella Pinacoteca di Brera con la qualifica di ‘operaia avventiziaʼ. La dedizione instancabile le permette di diventare assistente del direttore, Ettore Modigliani, e di contribuire in maniera determinante alla crescita del museo. Rileva l’incarico del suo maestro quando viene rimosso per motivi razziali, e diventa così la prima donna a ricoprire un ruolo tanto prestigioso.
Nei giorni bui dei bombardamenti su Milano fa di tutto per salvare le opere che le sono affidate, ma anche le vite di tanti ebrei. L’arresto per antifascismo e la condanna a quattro anni di carcere non soffocano il suo coraggio. Anzi, al termine del conflitto le sue energie sembrano essersi moltiplicate: tornata a Brera, combatte per ricostruire dalle macerie la Pinacoteca e renderla un ‘museo viventeʼ, punto di riferimento per la cultura internazionale. Questo romanzo è il ritratto di una donna vulcanica, ostinata, controcorrente. È la storia vera di una combattente, un simbolo che non appartiene al passato ma al futuro.