In questo articolo di Libri dalla Storia parleremo di Faust, una figura che da secoli affascina lettori, poeti e drammaturghi. Il suo desiderio insaziabile di conoscenza, il patto con il diavolo e la ricerca ossessiva del potere e della felicità lo rendono un personaggio emblematico della condizione umana e delle sue contraddizioni. Attraverso le opere di autori illustri come Christopher Marlowe, Johann Wolfgang von Goethe, Thomas Mann, Fernando Pessoa e Mikhail Bulgakov, il mito di Faust si è evoluto e ramificato in una miriade di interpretazioni, offrendo un profondo spaccato sulla natura umana e sulle sue infinite sfaccettature.
Alle origini del mito: il Faust di Marlowe
Le origini del mito di Faust si perdono nella notte dei tempi. I primi testi scritti che ne fanno menzione risalgono alla metà del XVI secolo, ma è solo con il dramma di Marlowe, The Tragical History of the Life and Death of Doctor Faustus (1587), che questo personaggio diventa davvero famoso. Il protagonista è un uomo dedito alla magia nera e alla stregoneria. Il suo desiderio di potere e conoscenza lo porta a stringere un patto con il diavolo, ma alla fine, Faustus si trova incapace di redimersi dai suoi peccati e affronta una fine tragica. Marlowe dipinge un quadro oscuro della natura umana, in cui l’orgoglio e l’avarizia portano alla rovina e alla perdizione.
L’apice letterario: il Faust di Goethe
Il Faust di Goethe (1808) è senza dubbio l’opera più celebre e influente basata sul mito di Faust. Il testo – a metà tra un poema in versi e un’opera teatrale – narra la storia del dottore Heinrich Faust, un uomo insoddisfatto della vita e assetato di conoscenza. Il diavolo Mefistofele offre a Faust l’opportunità di vivere tutte le emozioni che la vita può offrire, ma a condizione che l’uomo ceda al diavolo la sua anima. Attraverso le vicende emblematiche di Faust e della sua amata Margherita, Goethe esplora temi universali come la ricerca della verità, il conflitto tra bene e male e la redenzione attraverso l’amore e il pentimento.
Faust nel XX secolo
Nel romanzo Doktor Faustus (1947) di Thomas Mann, il mito di Faust si fonde con la storia della musica e dell’arte tedesca nel contesto dell’era nazista. Il protagonista, Adrian Leverkühn, è un musicista geniale che vende la sua anima al diavolo in cambio del talento musicale. Mann esplora il tema della corruzione e della decadenza culturale, offrendo una riflessione profonda sulla responsabilità individuale e collettiva di fronte al male e alla tirannia.
Anche se all’incirca contemporanea, l’opera di Mikhail Bulgakov Il Maestro e Margherita tratta la storia di Faust da tutt’altra angolazione rispetto a Mann. In questo caso infatti il mito è il punto di partenza per una satira feroce della società sovietica; non è un caso, del resto, che l’opera ebbe complesse vicissitudini editoriali e, pur essendo stata scritta tra il 1928 e il 1940, venne pubblicata (postuma) soltanto nel 1966. Il personaggio di Woland, una rappresentazione del diavolo, offre a vari personaggi la possibilità di realizzare i loro desideri più profondi, mettendo in luce la corruzione e l’ipocrisia della società. Il Maestro diventa così un simbolo della ricerca del potere e della verità in un mondo dominato dalla menzogna e dall’oppressione (che, nelle intenzioni dell’autore, era appunto la Russia di Stalin).
Decisamente meno conosciuta delle precedenti è l’opera di Fernando Pessoa Fausto. Tragédia Subjectiva (1988), dove questo mito viene utilizzato per esplorare l’identità e la ricerca interiore. Pessoa, attraverso i molteplici eteronomi che popolano la sua poesia, esplora il conflitto tra il desiderio di realizzazione personale e l’impossibilità di raggiungere la perfezione. Così diventa un simbolo dell’eterna ricerca dell’io e della costante lotta con se stessi.
Una storia senza tempo
La storia di Faust, messa in versi per la prima volta più di 400 anni fa, continua a esercitare ancora oggi un fascino senza tempo, ispirando generazioni di scrittori a esplorare i confini dell’animo umano e a riflettere sulle sue infinite ambiguità. Attraverso le opere degli autori qui considerati, il mito si è trasformato e adattato, offrendo una panoramica ricca e complessa della natura umana e delle sue eterne lotte interiori.
Per concludere vogliamo citare alcuni versi di Pessoa che riflettono perfettamente il sentimento di disperazione del personaggio e, per analogia, della condizione umana.
Ah, Tutto è simbolo e analogia!
Il vento che passa, la notte che rinfresca
sono tutt’altro che la notte e il vento:
ombre di vita e di pensiero.
Tutto ciò che vediamo è qualcos’altro.
L’ampia marea, la marea ansiosa,
è l’eco di un’altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste.
Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza.
La notte fredda, il passare del vento
sono ombre di mani in cui i gesti sono
l’illusione madre di questa illusione.
Tutto trascende tutto
ed è più e meno reale di quello che è.
(Fernando Pessoa, Faust, ed. it. a cura di J. De Lancastre, Einaudi 1988, p. 9)