Essere maldestri: che congiura! Non so tu, caro lettore, ma io personalmente non riesco a muovermi senza che mi renda responsabile di un qualche disastro, capita di sovente che riesca a mettermi in ridicolo dinanzi ad un nutrito parterre di persone, insomma, per dirla in breve: ho la stessa potenza devastatrice di un uragano.
Ma andiamo per ordine, per definizione il termine maldestro vanta tra i suoi sinonimi vocaboli quali goffo, impacciato, imbranato e via di questo passo. Certo, non termini lusinghieri.
Per noi facenti parte di questa – nutrita – schiera di persone è spesso imbarazzante, non solo perché si è etichettati come coloro che anche solo con il pensiero sarebbero capaci di far cadere una qualsiasi cosa – persino una piuma – o di inciampare di continuo, ma anche perché si è guardati quasi fossimo specie aliene. Senza tralasciare le risatine a mezza bocca o in sottofondo, finanche quelle più grasse e mal trattenute.
Eh già, perché l’essere maldestri, il più delle volte, viene fuori non quando ti trovi nella solitudine dei fatti tuoi, di modo che pur arrecando un qualche guaio nessuno può vederti – e quindi sghignazzare -, no, la tua goffaggine viene fuori proprio nei momenti meno opportuni: possibilmente quando un marasma di persone si trova intorno a te.
Ad esempio, hai presente quando stai camminando indossando quei tacchi che ti ostini a mettere seppur non riesci a starci su? Bene, immagina la scena: stai percorrendo la strada principale, parecchio gremita, stai cercando di darti un contegno, calcando quell’asfalto manco fossi su una passerella, tutto va bene tranne per il fatto che, ad un certo punto, perdi inspiegabilmente l’equilibrio, iniziando ad oscillare – veritiera imitazione della Torre di Pisa – e solo per chissà quale miracolo non rovini in terra! Senti le guance diventare color porpora, eviti di guardare a destra, sinistra, sopra, sotto, di lato… lo sguardo fisso davanti a te e giuri che mai più per nessuna ragione indosserai scarpe che sai di non poter calzare.
Essere maldestri: ma poi è davvero un difetto?
Essere maldestri può rientrare tra i difetti che caratterizzano una persona? In realtà non è propriamente esatto definirlo come tale, diciamo che è più un modus di essere, perché credetemi – e qui, solo un altro maldestro può comprendermi appieno – anche quando una persona disattenta ci mette tutto l’impegno possibile ed immaginale, pur utilizzando la concentrazione di un artificiere o la precisione di un chirurgo, incapperà sempre nelle solite situazioni.
Perché se bevi il caffè ci sono otto probabilità su dieci che questo ti si riversi addosso, magari proprio quel giorno che avevi deciso di indossare quella camicia bianco candido ed immacolato; oppure se cammini per strada è altamente plausibile che se in quel tratto vi è una sola – e dico una – buca, tu la becchi in pieno, magari finendoci dentro.
Personalmente, ad esempio, quando mi appresto ad entrare in un negozio, soprattutto se tratta oggetti particolarmente suscettibili di essere ridotti in mille pezzetti anche se solo sfiorati, cerco di muovermi il meno possibile, evito persino quasi di respirare, perché in quel momento ho la percezione di essere come un elefante in una vetrina di cristallo.
A mio modesto avvisto l’essere maldestri è qualcosa che è connaturato, insito, in taluni soggetti: si nasce così, non si diventa.
Cosa si può fare quindi per essere meno maldestri?
Ammettilo, ti starai chiedendo: si può cercare di essere meno maldestri? Certo, sì che si può, basta attuare piccoli accorgimenti che ti aiuteranno – forse – ad essere meno goffo. Potresti, ad esempio, prestare maggiore attenzione a quando cammini per strada – o ovunque ti trovi – a dove poggi i piedi, a cosa afferri con le mani, impara a muoverti con discrezione e senza scatti improvvisi, soprattutto se lo spazio è ristretto.
Calcola bene lo spazio quando stai per poggiare una qualsiasi cosa su un determinato ripiano o pensile, la medesima cosa se devi, al contrario, prendere degli oggetti. Attenzione, quindi, coadiuvata da una sana concentrazione: perché potrebbe succedere che mentre compiamo un’azione, il nostro cervello stia pensando ad altro. È probabile che ciò accada perché noi maldestri pensiamo in continuazione, e spesso non prestiamo abbastanza attenzione ai nostri movimenti che, ahimè, possono rivelarsi fatali.
Ci sentiamo spesso ripetere le solite frasi del tipo: eh, ma hai sempre la testa fra le nuvole! O ancora: ecco, lo sapevo, come ti muovi combini guai, la prossima volta faccio io.
È fastidioso, lo so bene, perché in fondo non lo facciamo certo di proposito, mica vogliamo che quel bellissimo vaso, posizionato in quell’angolo da tempo immemore, cada in terra frantumandosi rovinosamente, no? Non siamo affatto felici quando afferriamo un contenitore – magari contenente qualcosa che una volta sparso non si possa raccogliere facilmente – questo ci scivoli dalle mani e si infranga dinanzi al nostro sguardo che si attiva in modalità Urlo di Munch.
Essere maldestri: leggiamo un po’ e sorridiamo!
Un testo che mi è sembrato veramente simpatico è quello di Mark McCrum, già il titolo non può non farti sorridere: Il viaggiatore maldestro dedicato a tutti quei viaggiatori che trovandosi in località ove non si ha conoscenza delle usanze, potrebbero adottare atteggiamenti mal visti o addirittura mal considerati, dalla gente del luogo «Un libro per ben figurare, e farsi apprezzare. E non farsi picchiare. In tutto il mondo».
Così leggendo questo libro imparerai che «Mai passarsi sulla faccia il tovagliolo caldo offerto prima di un pasto in Giappone. Vietatissimo poi soffiarcisi il naso. Durante un brindisi in Cina, poi, è meglio non dire “cin cin”. A meno di non voler indicare il “pisellino” del padrone di casa, e mettere tutti in grande imbarazzo.
In compenso, a fine cena, le bacchette possono essere tranquillamente utilizzate come stuzzicadenti. A un invito a cena in Argentina o a Singapore, è consigliabile presentarsi con un’ora di ritardo perché la puntualità verrebbe presa per ingordigia. Un garofano nel simbolo di un partito politico thailandese, svedese, polacco o tedesco sarebbe masochista, a meno di non mirare ai voti dei defunti…»
A conti fatti non c’è nulla di male nell’essere maldestri, personalmente ritengo sia un qualcosa che mi caratterizza, come gli occhi, i capelli, il carattere, e se domani mi svegliassi e scoprissi di non esserlo, procurerei di certo gioia e gaudio a chi mi sta accanto, ma non mi sentirei più me stessa.
Quindi, cari maldestri di tutto il mondo uniamoci, impariamo ad essere maldestri con eleganza ed ironia: ridiamo delle nostre gaffe e scivoliamo in terra con la grazia innata delle prime ballerine di danza classica!