Caro lettore, oggi ti racconto della mia ultima lettura: Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano.
A me questo libro è piaciuto, non per la trama, o per i personaggi, o per lo stile di scrittura ma per un mix di tutto questo che è risultato avvincente.
Inizio dalla copertina: l’immagine di questa ragazza ti cattura con i suoi colori e il suo sguardo magnetico. Ma osservando bene la sua espressione in realtà non trasmette alcuna emozione, non sorride, non è triste, sembra persa nei suoi pensieri.
Ed è proprio lei, Gioia Spada la protagonista di questa storia, una ragazza con una spiccata sensibilità, un carattere schivo, poco incline alle relazioni sociali, e per questo spesso emarginata e presa in giro dai suoi coetanei.
Ha 17 anni ma le sue passioni sono diverse da quelle delle sue compagne di scuola: lei colleziona parole intraducibili di tutte le lingue del mondo e fotografa le persone mentre sono girate di spalle, per coglierne la parte più vera.
La sua è una famiglia difficile e lei prova tanta solitudine, fino a crearsi un’amica immaginaria, Tania, che, insieme al prof. Bove di filosofia, sono le sue guide nei momenti difficili. (Quanti adolescenti o preadolescenti hanno un’amica immaginaria perchè non riescono a intraprendere dialoghi costruttivi col prossimo.)
Il migliore dei mondi possibili è quello dove nessuno ha bisogno di tradurre sé stesso, per farsi capire dagli altri o almeno questo è quello che pensa Gioia.
Fino a che non compare Lo, un ragazzo misterioso che cattura la sua curiosità, forse proprio perché riconosce in lui la sua stessa fragilità ma allo stesso tempo insieme a lui si sente bene come mai le è successo con qualcun altro. Con Lo non deve usare il “traduttore”.
Ma la felicità a volte dura poco e Gioia dovrà fare i conti con la realtà e scoprire il segreto di Lo.
Ho apprezzato le tantissime frasi che ho sottolineato, con le quali l’autore esplicita attraverso Gioia o il professor Bove pensieri che fanno riflettere. Come questo ad esempio:
Le cose importanti bisogna prenderle, e fare la fatica di ricordarsele tutti i giorni.
Come anche le parole intraducibili, la mia preferita è: nonplussed (inglese), quando provi qualcosa di talmente forte e contrastante che non sei in grado di descriverlo a parole.
Non è la storia in sé che mi ha colpito, ma il messaggio che questo libro dà soprattutto ai giovani: Gioia Spada e Lo sono due giovani che vivono la loro adolescenza senza indossare maschere, e per questo vengono considerati strani. Gioia o “maiunagioia”, come la chiamano le sue compagne, nonostante questo, continua imperterrita ad essere sé stessa.
Conoscendo la sua storia si può riflettere e mettersi nei panni di chi sta dall’altra parte, di chi viene deriso ed emarginato e per una volta provare ad immedesimarsi.
Eppure cadiamo felici è una lettura che consiglio soprattutto ai ragazzi, ma anche agli adulti che possono ritrovarsi in Gioia o dall’altra parte e magari riflettere.
Perché la felicità, come dice Gioia, a volte ci cade vicino e neanche la vediamo.
Citando un’altra frase del professor Bove:
I veri pazzi, mia cara, sono quelli che vedono solo quello che hanno davanti agli occhi.
Come sempre ti auguro buona lettura!
Rifletti su quello che è Gioia e che vorrebbe essere. Ti appartiene il suo modo di pensare?