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RubricheSogni di carta

Sogni di carta Con Emanuele Trevi nella notte salentina

Donatella De Filippo 4 anni fa Commenta! 8
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Chiosco degli agostiniani

Contenuti
Emanuele Trevi, conversando con l’autoreEmanuele Trevi, l’eccezionalità del singolo commuove sempre

Emanuele Trevi è stata davvero una bella scoperta. Non che avessi organizzato nulla intendiamoci, ho scoperto il suo passaggio salentino visitando le news di Michela Santoro e Andrea Cacciatore della Libreria Idrusa una libreria molto impegnata del capo di Leuca che ogni anno, in estate,  da vita al Festival dell’Armonia.

In questo caso, la Serata Strega, organizzata in collaborazione con l’Amministrazione e Lecceinscena, prevedeva, oltre alla presentazione  di Due vite, anche la presenza di Ginzburg e Urciolo entrambe finaliste del Premio.

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Anche la scelta della location era quella giusta, il bellissimo Chiosco degli Agostiniani è un luogo molto suggestivo ed accogliente, potevo farmelo scappare? Assolutamente no! Mi sono quindi precipitata e alla fine della serata i regali non sono mancati, oltre al libro sono riuscita a fare due chiacchere con il vip letterario!!

Emanuele Trevi, conversando con l’autore

Signor Trevi, lei è un critico letterario, un giornalista, abituato a cogliere le sensazioni e le emozioni degli autori, l’ha emozionata vincere il Premio Strega? 

Si certo, mi ha dato una grande emozione anche perché l’ho vissuto con una cerchia di amici molto stretti che mi hanno accompagnato. Secondo me, perché rimanga un bel ricordo è necessario sempre personalizzare l’evento. L’ho condiviso con gli amici del cuore che fanno parte del mondo letterario, magari più noti di me, . Loro mi hanno detto che non avrei mai vinto quindi può immaginare.

Da giornalista, abituato ad una scrittura immediata, ha ha dichiarato di non avere bisogno di concentrazione, di scrivere “quando si sente di farlo”. Come riesce a cogliere l’immediatezza dell’ispirazione?

In effetti è bellissimo. La forza di gravità è scrivere, scrivere bene in treno, in albergo, in mezzo alla gente, è certamente un vantaggio. Non riesco mai a capire quando ho scritto i miei libri perché non ricordo il momento.

Quando ha capito che era il momento di scrivere sui suoi due amici…

Ci sono momenti in cui i contenuti della memoria sono più vivi di altri e quindi la memoria diventa la motivazione istintuale da seguire.

Emanuele Trevi, l’eccezionalità del singolo commuove sempre

Cosa la legava a questi personaggi straordinari?

Due vite Emanuele Trevi

Non saprei dire cosa mi legasse a loro perché erano due persone molto diverse; tuttavia la percezione dell’eccezionalità della singolarità umana mi commuove sempre soprattutto in un mondo che tende al conformismo.

Lei ha dichiarato che è necessario allontanarsi dalla scrittura dell’immediato; bisogna ricordare, non necessariamente chi non è più in vita quanto far rivivere chi è vivo, è cosi?

Si, è vero, io ci metto poco a scrivere, c’è chi ci mette quattro o cinque anni, non può avere un ciclo di esistenza di un mese, è assurdo.

Perché far riemergere una scrittura messa in un angolo?

Io lo faccio spesso, soprattutto se c’è un editore interessato. Per esempio, adesso con Neri Pozza abbiamo ripubblicato tutte le opere di Giuseppe Berto, trasmettiamo al futuro quello che abbiamo ereditato dal passato.

Si fanno nuove edizione con  introduzioni, traduzioni , io ne faccio molte, non solo classici anche se a me piacciono molto, sono un po’ più scontati. Faccio edizioni di George Elliot o Melville, è molto interessante quello che si chiama  modernariato, uno scrittore; magari uno scrittore ha vinto un premio Strega e poi è stato dimenticato, bene ricordarlo.

Secondo lei i ragazzi leggono o leggono troppo poco? Cosa si può fare per avvicinare i ragazzi alla lettura?

Intanto differenziare il mondo dei libri dal mondo della letteratura. Che si vendano più  libri nell’anno del Covid come il libro di Sallusti e Palamara o sullo yoga non è importante ci può stare ma se il libro è quello va distinto l’ambito, ci sono libri in circolazione, dannosissimi. In quella della letteratura sono tutti importanti, conta la bellezza. Quando avevo dodici anni, un professore bravo a scuola leggeva in classe Il barone rampante di Italo Calvino e quello è stato la prima volta che ho sentito la potenza della letteratura. Lui non ci chiedeva di leggere il libro ma di ascoltarlo. La retorica di leggere libri è insopportabile.

Emanuele Trevi

Significa che tutto quello che esce dal cilindro magico della scrittura non serve?

L’atto della lettura in se non è ne salvifico ne istruttivo, noi dobbiamo indirizzare a secondo le fasce d’età, al pubblico giusto una scrittura adeguata. I ragazzini che leggono Harry Potter, che è una bellissima avventura mentale, ne ricavano benefici, noon diciamo libri, diciamo J.K. Rowling. È assurdo altrimenti, anche le istiuzioni fanno questo grande errore.

Sarà banale ma cosa consiglierebbe ad un ipotetico scrittore? Studiare o lasciare scorrere il pensiero?

No, assolutamente, non è banale, il problema è che per me è assurdo, la vita è assurda, uno si sveglia la mattina e cerca di scappare, non ho proprio le idee precise su questo, mi dispiace.

Ci siamo fatti una bella risata finale e nonostante la brevità del momento e l’ora tarda, l’incontro con il famoso Premio Strega mi ha lasciata un certo buonumore addosso. All’improvviso  mi sovvengono alcuni pensieri di Trevi confidati in un intervista di qualche tempo fa e in quell’occasione trovai i suoi consigli molto originali

“La letteratura è un’arte unica in tutto il sistema delle arti. Perché comporta un tale grado di collaborazione, esattamente un cinquanta per cento. Quindi, tutto il lavoro è orientato se fatto bene. È quello che non riescono a capire i giovani quando iniziano. Pensano di esprimersi, devono imparare a fare immaginare”.

“È un passaggio decisivo. Solo i veri scrittori lo sanno fare, i veri scrittori anche minori come me. Però devi essere capace di lavorare per il lettore se sei uno scrittore. Non stai esprimendo la tua interiorità, il tuo mondo. Non stai nemmeno esprimendo una tua trama. Devi farla immaginare all’altro. Il centro del lavoro non sei tu. E questo è il metodo.”

Al di là dell’apparente riservatezza che lo contraddistingue, Emanuele Trevi mi ha piacevolmente colpito per la sua profonda consapevolezza letteraria, il suo modo di fare, scanzonato, simpatico, un pò hippy ma dotato di una gentilezza graffiante. Ci siamo salutati e tra me ho pensato che nella vita i momenti quelli unici vanno respirati,  sono quelli che lasciano il segno e ti rimarranno dentro per sempre!

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