Dove aspetta la tempesta è l’ultima fatica di Carla Marcone pubblicato per Scrittura & Scritture. Dall’autrice di Teresa Filangieri, una duchessa in un mondo di uomini, in tutta franchezza, non mi aspettavo di meno che questo libro che sa di rum, salmastro e alga marina. Ma andiamo con ordine, mio caro lettore, perchè la storia mia e di questo libro ha delle tappe e vorrei parlartene.
Quando alla redazione di iCrew è arrivato l’annuncio dell’imminente uscita del libro della Marcone, ho pregato (sì davvero, giuro!) perchè l’editore mi desse la possibilità di recensirlo, consapevole che sarebbe stato un libro di quelli che ti ispirano frasi da tramandare ai posteri. Quando poi ho avuto in mano il volume, ebbene… tanta era l’emozione e la voglia di riassaporare la scrittura della Marcone, che ho iniziato subito.
Dove aspetta la tempesta, di Carla Marcone per Scrittura & Scritture
Ma qualcosa è andato storto: l’incipit era un po’ lento, non capivo bene l’impostazione della trama e la scrittura della Marcone, così barocca, a tratti bizantina, mi rendeva lo scorrere delle righe davvero difficoltoso. Sono passata ad altro. Ebbene sì, caro lettore, Dove aspetta la tempesta ha dovuto aspettare. Lo riprendevo ogni tanto, leggevo qualche pagina senza capire bene cosa l’autrice volesse raccontare.
Onirico, immaginifico, a tratti opulento. Non capivo, non era il suo momento. Poi dalla redazione ‘Fra che fine ha fatto Dove aspetta la tempesta? Muoviti!’ E allora un po’ per costrizione un po’ perchè forse alla fine il suo momento era arrivato, mi sono immersa in questa storia di pirati che parte dalla vita di un granchietto, un bambino di nome Hey, segnato dalla malasorte.
Hey è un piccolo buono e pauroso, smanioso di compiacere una madre segnata dalla sconfitta, che per gli scherzi della vita, o meglio della morte, diventa un pirata a seguito di altri, più famosi bucanieri.
Hey si trasforma in un bucaniere capace di tutto, con le mani sporche di sangue e il resto del corpo sudicio di salmastro, risponde a un richiamo, quello del mare, che neanche venticinque anni trascorsi nell’esercito, sotto mentite spoglie, riescono a sopire.
Carla Marcone compie, tra le pagine di Dove aspetta la tempesta quella magia tipica dei grandi autori, capaci di far credere a noi, poveri lettori, che le loro sublimi fantasie sono reali, intrecciandole così bene con la Storia, creando connessioni così strette, imprescindibili, che poi discernere realtà e fantasia è impossibile.
E allora fidiamoci di Carla Marcone, che attraverso la vita del piccolo Hey, ci racconta di alcuni dei più famigerati pirati del diciottesimo secolo, da William Kidd a Bonny, a Mary Read, a Calico Jack, appunto. Un racconto che parte dalle spiagge di Playmouth e fa rotta verso le indie occidentali attraversando New York, commistionando razze e odori, culture e sapori diversi. In tutti una pennellata di disperazione che emoziona e commuove e dà quel senso di fiaba, di sogno o magia tipico dei libri della Marcone.
Certo non è stata una lettura rilassante, non era questo l’intento di Carla Marcone quando ha scritto Dove aspetta la tempesta, non voleva mettere sul mercato un’opera mordi e fuggi, un prodotto di consumo, da banco. Dove aspetta la tempesta va riletto: ti avverto iCrewer, non sottovalutare questo mio consiglio perchè è fondamentale.
Se, arrivato all’ultima pagina, non sentirai nel cuore lo struggimento del più bel tramonto del mondo, se non sentirai nel naso l’odore di mare e di muffa salmastra, se questa storia non ti sarà penetrata dentro come la lama di un feroce pirata piantata nel cuore, ricomincia da capo. Perchè di sicuro, mio lettore, hai tralasciato, forse a causa di uno stile che rende lenta la lettura, i più salienti particolare che sublimeranno queste sensazioni sospese, in attesa di tempesta, cullate dall’ondeggiare di un mare quasi in burrasca.