Un dialogo improbabile, un “hai un momento, Dio?” che dal titolo di un brano del Luciano (Ligabue) nazionale, rimbalza…
… in questo venerdì di passione: credenti o miscredenti, posatori o poeti, personaggi o uomini della strada se potessimo, avremmo tutti qualcosa da chiedere alle alte sfere. E forse lassù si ascolta ed accoglie la voce che stentorea o sommessa si rivolge accorata, quando quaggiù le soluzioni sembrano essere finite e le strade percorse sembrano non condurre da nessuna parte.
Anime annaspano/ intorno, girano perdendosi a volte./ E mani tese cercano/ rocce cui aggrapparsi (…)
Parlano poeti e prosatori, parlano e non temono di apparire ridicoli. Parlano e scrivono per il bisogno di farlo, perché così trova una valvola di sfogo il loro cuore.
“Vieni qui, ascoltami, sono una voce tra milioni di altre voci, avrei due o tre cose da chiederti. Fermati un attimo e prestami attenzione. So che sei sovraccarico di impegni, so che non riposi mai e che non hai un attimo di tregua. È fatta così la razza che hai voluto in questa piccola porzione di universo: sempre in cerca di qualcosa e i danni che produce, a tamponarli, ci vuole tutta la tua santa pazienza. Appartengo a questa razza, tutti noi apparteniamo a questa genia, siamo il Tuo prodotto. Così ci hai voluti.
Ascolta un attimo, solo cinque minuti, il tempo di chiarire quelle due o tre cose che mi premono da troppo tempo. Sai, io ho provato a capire le tue logiche e i tuoi procedimenti, ho tentato di comprendere e ho dovuto sbattere contro i miei limiti che non sono pochi. Ho pensato, mi sono arrovellata e so di essere in ottima compagnia, a cominciare dal buon Agostino e i suoi gusci di noce, a Turoldo e i suoi bravi drammi, passando per fior fiore di intelligenze di tutti i tempi e di tutte le latitudini: tanti santi diavoli che hanno avuto e ancora hanno, punti di domanda irrisolti, almeno in questa dimensione.
Urlo silente/sale dall’anima/ rimbomba/ fa eco e s’innalza/ ti cerca./ Breccia vorrebbe aprire/ mentre si perde/ nell’attesa (…)
Non sempre ho trovato risposte, il tuo silenzio è assordante, specie in certi passaggi di questa nostra umana storia che molte volte spiazza, destabilizza e lascia domande sospese. Il tuo silenzio è come quello di quel venerdì, quando hai voluto morire Crocifisso e noi, ancora dopo tanti secoli, stentiamo a capirne il senso.
Eppure ancora spargi amore/ crocifisso Cristo/ dal male del mondo./ Aperte le braccia,/mai stanche/ sugli abissi dell’animo umano./ Sorretto il legno,/ da altri cristi/ crocifissi con te. (Venerdì santo, inedito)
In questo improbabile dialogo, non troverai originale ciò che ascolti: faccio parte di una grossissima schiera di illustre, meno illustre e varia umanità che vorrebbe porti gli stessi quesiti e che come me, voce fra innumerevoli voci, chissà se mai riceverà risposte.
Scusami ma spesso non capisco le tue logiche, non capisco i tuoi silenzi, non capisco il tuo agire, non capisco i processi che attui per manifestarti, non vedo gli spazi tra le righe dove leggerti, non comprendo la tua pedagogia, non comprendo lo scandalo della Croce. Il tuo silenzio, il tuo celarti sono macigni e non servono apparecchi acustici di ultima generazione per sentire, né dieci/decimi di diottrie per vedere il tuo procedere. I limiti umani sono tutti percepibilissimi quando si tratta di te.
Resistenze antiche aggrovigliano l’anima./ Macigni le impediscono aerei voli…
È strano sai ma cercando di esporti i miei quesiti, ho perso per strada ciò che avrei voluto dirti, forse so già come risponderesti e cosa mi indicheresti a chiarimento di ogni punto di domanda.
Risposte aspetta/ cervice dura / da un Dio in croce./ Non sa, cervice dura/ che la risposta è solo in quel legno (…)
La tua ferrea logica non sempre così chiara, si nasconde fra ai comuni sensi e al mondo. La si trova scendendo e raschiando il fondo, la si trova un attimo, uno sprazzo… Poi si riperde per ritrovarsi al punto di partenza. Non c’è mai un approdo sicuro. Una certa certezza oltre al fidarsi incondizionato. Fidarsi di te? Non ho altra scelta. Non vedo altre scappatoie. Anche se non capisco. Mi fido, a prescindere. Perché? Io non lo so. Tu sì. I teologi la chiamerebbero fede, gli agnostici illusione o bisogno. Io la chiamo vita perché so, l’ho imparato a mie spese che non c’è vita senza di te.
Ali d’aquila/ e planimetrie solari e luminose,/ vorrei./ E melodie di canti/ in ghirigori di ali spiegate/ voi altri, liberi e maestosi,/ vorrei./ Tu accetta questa voce stonata,/ queste ali tarpate,/ questa umana fragilità/ che a terra mi costringe./ (Voli d’aquila, inedito)
Ricordati di me, ricordati di noi, ricordati di questa umanità che ha cancellato la prima lettera del tuo nome per sostituirla con quella dannata I, trasformando in egoismo quel “tutto in tutti” che da sempre, Tu vorresti essere. E se anch’io pianto chiodi su quel legno, dove hai permesso di farti inchiodare, se molti di noi ci siamo stati e ancora ci saremo a crocifiggerTi in eterno, perdonaci perché lo sai, è come hai detto nell’ultimo respiro: non sappiamo quello che facciamo.
Borges e la sua ricerca…
La nera barba pende sopra il petto./ Il volto non è il volto dei pittori./ È un volto duro, ebreo./ Non lo vedo/ e insisterò a cercarlo/ fino al giorno/ dei miei ultimi passi sulla terra.
È ormai nel crepuscolo della sua esistenza quando Borges scrive questi versi del Cristo in croce datandoli «Kyoto 1984». Sono versi di alta tensione spirituale, da tutti citati quando si vuole definire il suo rapporto con il Cristo…
A conclusione di questo strampalato quanto improbabile dialogo ribadisco con Borges che il Tuo è un volto duro, esigente e senza mezze misure, Ebreo. Volto che spesso si cela nella miseria umana o che, cieca, non so vedere quando mi è di fronte. Ma sono certa che smetterò di cercarlo solo quando sarai Tu, a raccogliere il mio ultimo respiro.
E quel Tuo volto, che ha visto le Palme dell’acclamazione, come le ingiurie della Crocifissione, imprimo nei miei occhi e nel mio cuore”.
Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi, Signore, il tuo volto. (Salmo 27)
Parole che vibrano al cuore. Grazie Pina💗
Mi hai commossa Pina… è proprio vero, ancora dopo secoli stentiamo a comprendere la morte di Gesù Cristo in croce… un articolo profondo ed emozionante, grazie ♥️
Io semplicemente ti ringrazio per riuscire a stupirci sempre con la tua saggezza, fede ed enorme cultura
Touchè!!! Mi inchino alle tue parole scenografiche! Sembrava di leggere un’opera teatrale! I miei più sinceri complimenti!!!!
Concordo con Francesca. E quanta spiritualità ho letto nelle tue parole.
Cara Pina… Nulla di ciò che hai scritto mi ha sorpreso, il tuo stile è unico e inconfondibile.. Così come la sensibilità e la spiritualità con cui traduci il pensiero… Anche il più semplice.. Grazie per il coraggio l’umiltà e la tolleranza, fondamentali per farsi ascoltare.. il tuo sussurrare arriva forte e ci avvolge… ❤️❤️❤️❤️❤️
Vi ringrazio veramente di cuore tutti.
Non so se davvero merito i vostri commenti così belli e affettuosi. Ho messo in fila qualche pensiero o domanda che in questo periodo così particolare per tutti, mi lascia senza risposte. Me come tutti.
A volte siamo solo portavoci del pensiero comune, traducendo in parole scritte i pensieri di tutti.