Erica Isotta autrice di 25% Una donna su quattro è una scrittrice milanese che vive a Parigi. Nata nel 1992, considera il viaggiare un mezzo per conoscere il mondo. La prima pubblicazione, Portami con te, risale al 2014 ed è una lettera d’amore, il cui destinatario d’eccezione sono proprio i suoi viaggi. Nel 2018 pubblica Quando torni e nel 2020 fonda una sua casa editrice, Women Plot, dedicata alle donne e ai loro talenti.
25% Una donna su quattro di Erica Isotta è un libro particolare che, devo ammettere, ho trovato difficile da inquadrare dal punto di vista dell’appartenenza ad un genere letterario specifico. Non si può definire saggio perché non ne ha totalmente le caratteristiche; non si può definire romanzo autobiografico perché, anche se l’autrice si racconta in prima persona, per buona parte del libro presenta essenzialmente problematiche legate al mondo femminile; non si può definire libro inchiesta pur avendone in alcune parti le peculiarità.
A lettura ultimata mi è rimasto il dubbio se definire 25% Una donna su quattro di Erica Isotta un libro-verità o un saggio personalizzato: temo però, anzi ne sono quasi certa, che dette categorie non rientrino in quelle standard. Poco male-, mi viene da pensare, in fondo un libro non deve necessariamente rientrare in qualche categoria per essere apprezzato, ciò che veramente conta è il messaggio che porta con se e le riflessioni che induce a fare.
Erica Isotta in 25% Una donna su quattro, tratta un tema poco (o forse per niente?) frequentato, l’aborto spontaneo: l’autrice racconta la sua personale devastante esperienza e lo fa senza veli, né peli sulla lingua. Lo affronta con la consapevolezza di essere in ottima compagnia dal momento che, proprio come recita il titolo, il 25% delle gravidanze si evolve in un aborto spontaneo entro le prime settimane di gestazione. Le fredde statistiche non concedono margini al dubbio: una donna su quattro abortisce spontaneamente ogni anno e nessuno, a livello istituzionale, si cura delle conseguenze che tale esperienza può lasciare in chi la subisce.
Circa il venticinque per cento delle gravidanze confermate finisce in un aborto, per lo più nei primi mesi. Basti considerare che circa un terzo delle donne con due figli ha avuto un aborto spontaneo.
L’universo femminile visto da Erica Isotta
Erica Isotta parte dal suo dramma personale e lo estende all’universo femminile con tutte le problematiche ad esso relativo: comincia dal ciclo mestruale, di cui fa un ampio excursus con le varie modalità di vivere “quei giorni” nel susseguirsi dei secoli, ne racconta il modo di definirlo e le relative credenze che, nelle varie culture, tendevano ad emarginare la donna bollandola di impurità. E se pur oggi non si parla più di impurità, i giorni del ciclo mestruale sono considerati particolari e non privi di stereotipi che vedono la donna particolarmente isterica perché ha, o aspetta, “le sue cose”.
Quando ci capita una gravidanza, voluta o meno, la nostra vita cambia a prescindere dal risultato. Noi, cambiamo per sempre. Quel test di gravidanza positivo rappresenta un taglio netto tra il prima e il dopo, tra chi eravamo e chi non siamo più.
Quanto è vera questa affermazione di Erica Isotta in 25% Una donna su quattro! Chi ha avuto l’esperienza della maternità lo sa bene, in qualunque modo essa si sia evoluta. Eppure la donna, forse vittima di retaggi culturali non ancora superati dopo anni di lotte al femminile, ha atteggiamenti che tendono a nascondere la gravidanza nelle primissime settimane, quasi fosse un fatto intimo e non un evento che investe non soltanto la famiglia ma l’intera società.
La stessa cosa avviene quando è costretta ad affrontare il vero e proprio dramma dell’aborto spontaneo che in ogni caso lascia strascichi e, a volte, gravi conseguenze dal punto di vista psicologico. Ed è essenzialmente vero ciò che afferma Erica Isotta nel suo libro: una donna è davvero sola ad affrontare il problema di un’interruzione involontaria di gravidanza e le conseguenze fisiche ed emotive che essa comporta. Un marito, un compagno, gli altri membri della famiglia possono esserle vicini e supportarla ma il senso di inadeguatezza, la strisciante sensazione di colpa, il non sentirsi fisicamente all’altezza di essere casa e nido per una nuova vita in formazione, sono sentimenti veramente forti ed invasivi che compromettono una serena elaborazione del lutto.
25% Una donna su quattro di Erica Isotta è essenzialmente dedicato quelle donne che, come lei, hanno vissuto la stessa esperienza, facendole sentire tutelate e “viste” in un mondo in cui questa nostra esperienza è messa a tacere e diventa invisibile. L’autrice inoltre auspica, per ogni donna che si trovi ad affrontare tale situazione, aiuto e supporto oltre che dai familiari, da figure professionali in grado di capire senza sminuire la situazione che sta affrontando.
L’appello di Erica Isotta
Un ultimo e importante appello, Erica Isotta lo rivolge al Movimento Femminista di cui è parte attiva: da femminista pro-choice (non contraria cioè all’aborto terapeutico), ha un atteggiamento fortemente critico nei confronti di chi, all’interno del Movimento, considera l’embrione o il feto “un non bambino”. L’auspicio finale dell’autrice è chiaro e ha il sapore di un vero e proprio appello:
Spero che la storia che vi ho raccontato in questo libro vi faccia capire che le donne non devono essere lasciate sole.
Con una considerazione personalissima, devo dirti caro lettore che 25% Una donna su quattro di Erica Isotta è un libro interessante, e ben scritto, per il contenuto informativo e per il coraggio che l’autrice ha avuto nel parlare apertamente del proprio dolore e, inoltre, mi ha portato volente o nolente, a rivivere in prima persona un periodo in cui ho attraversato lo stesso dramma dell’autrice, per ben due volte e a distanza di poco tempo.
Non è questo il punto: come ben affermano le statistiche, una donna su quattro ogni anno ha, purtroppo, un’esperienza di aborto spontaneo e quindi l’aver fatto parte di quel 25% rientra in quelle casualità che prima o poi toccano a chiunque, al di là dei drammi personali. La stranezza o meglio la coincidenza che mi ha sorpreso sta nella data: l’autrice ricorda il 13 maggio 2020 come l’inizio del suo dramma personale, io ricordo il 13 maggio del 2000 come una data nella quale si consumava il mio (e dell’intera famiglia) secondo dramma personale.
Vent’anni esatti di differenza fra i due 13 maggio ma stesso dramma, stesso lutto, stesso dolore. La vita però è in grado di sorprenderci sempre: proprio il mese di maggio, 3 anni dopo, mi regalava una “bimba arcobaleno” (oggi quasi diciottenne), così definisce Erica Isotta i figli nati dopo gli aborti spontanei. Il mio personale augurio alla nostra autrice, consentimelo caro lettore anche se può risultare fuori luogo in una recensione, è di avere in regalo dalla vita la stessa gioia… E chissà, magari pure nello stesso mese.