David Polo è il misterioso autore di La vita di un altro, romanzo pubblicato in self-publishing nel 2019 e ripubblicato nel 2020, un romanzo breve, solo 130 pagine, nelle quali sembrano essere concentrate diverse storie. Uso il termine misterioso riguardo al suo autore, perchè non sono riuscita a trovare nessuna notizia che lo riguardi.
Non è quello che si può definire un romanzo lineare, dove la trama ha un suo svolgimento regolare. La vita di un altro di David Polo è tutt’altro che un romanzo con una storia precisa: dentro le sue 130 pagine l’autore fa convergere diverse storie parallele che hanno come protagonista sempre lo stesso multiforme personaggio.
Johnn Virago è un uomo che vive mentendo e dissimulando. Le ragioni di questo suo modo di comportarsi, dice lui, vanno ricercate nel suo passato. Sì perché John, appena nato, è stato vittima di uno scambio. Stanco, però, di vivere nella menzogna, andrà alla ricerca di quell’“altro” che, secondo lui, sta vivendo la sua vita. Lo troverà? Sarà tutto vero, questo?…
La trama, letta così, potrebbe dare l’impressione di una specie di giallo a carattere psicologico, in realtà non lo è. Ho avuto qualche difficoltà, non lo nego, a inquadrare il genere letterario del libro: potrebbe sembrare che l’autore simuli la scrittura di un diario, in realtà non si tratta di un vero e proprio diario, non ne ha le caratteristiche. Potrebbe essere una specie di memorial, considerato che David Polo, va avanti e indietro nel tempo alla ricerca del vero sé stesso, ma sinceramente non mi sento di inquadrare neanche in questo genere.
L’impressione che ne ho avuto leggendo le primissime pagine è stata quella di un autore che scrive più per fare chiarezza in sé stesso che per comunicare un suo pensiero o lanciare un messaggio o inventarsi una qualsiasi storia per una piacevole e leggera lettura. Giudica tu, caro lettore, se ho visto giusto. David Polo esordisce così:
Signori e signore, non so chi voi siate né, del resto, mi im-porta granché delle vostre vite, di quello che fate, intendo, e di come occupiate le vostre tetre giornate; così come, suppongo, a voi interessi poco o nulla di me, di come sto al mondo e di quello che sto facendo qui, in questo momento.
Ma diciamo pure che mi serviva un incipit, un punto di partenza, via!, a cui poter agganciare un ‘diario’ che ho deciso di scrivere, tempo addietro, per puro passatempo. Si tratta, per dirla tutta, del racconto di alcuni fatti (di cui, onestamente, conservo un labi-le ricordo) accaduti in passato. Quel che, invece, ricordo piut-tosto bene, è il motivo per cui iniziai a scrivere…[…]
David Polo: autore criptico
Ora se questo tipo di input da un lato incuriosisce e induce a pensare che il successivo svolgimento possa essere interessante, dall’altro lato, andando avanti con la lettura, ci si trova ad essere disorientati totalmente.
David Polo, non mantiene fede a quanto anticipa, i fatti di cui parla e di cui dice “conservo un lab-ile ricordo” (a parte il refuso di scrittura, non unico nel contesto del libro ma in buonissima compagnia), vengono espressi in maniera alquanto ingarbugliata e senza una “logica logicità”. Tanto da disorientare il lettore (in questo caso me stessa medesima) che, con tutta la buona volontà unita ad un buon uso in quantità industriale di empatia, non riesce a barcamenarsi fra i vari personaggi.
Personaggi che David Polo gestisce e fa muovere spostandoli secondo una sua logica che è solo sua, in uno spazio-tempo tra presente e passato impossibile da individuare nel contesto della storia… Ma non è ancora tutto: gli stessi personaggi sono intercambiabili fra loro. E quindi uno prende il posto dell’altro, anzi diventa l’altro, quasi per magia.
Sinceramente e magari sarà senza dubbio un mio limite, ma non ho capito bene cosa Davide Polo abbia voluto dire nel suo romanzo La vita di un altro.
A parte il gran gioco di ruoli fra un personaggio e l’altro che comunque alla fine riconducono tutti all’unico protagonista; a parte gli intermezzi filosofico-politici che l’autore letteralmente infila fra le pagine a guisa di riflessioni; a parte la fantasia di creare un romanzo pseudo-pirandelliano dove non esiste una sola verità, ma tante quanti sono i personaggi; a parte la sensazione di trovarsi a leggere più che una storia strutturata gli appunti di uno schizoide con problemi di sdoppiamento, a parte tutto questo, La vita di un altro di Davide Polo è un libro che ho capito poco. Sono sincera.
Probabilmente, anzi sicuramente è un mio limite. Succede. E siccome mi tocca valutare il libro assegnando le famose stelline, ne dedico 2 ma soltanto alla scrittura di David Polo che, pur essendo non semplice e scorrevole, ho trovato elegante.
Non riesco invece a dare una valutazione quantitativa in termini di stelle, al resto… Sarà un mio limite, ne prendo atto. Magari ho avuto tra le mani un capolavoro e non ho saputo apprezzarlo. Del resto la vita e, di conseguenza anche la letteratura, è piena di genialità incompresa.
Il romanzo ha un sacco di errori e refusi, ne convengo, e la colpa è mia, perché ho inserito un file che era ancora in elaborazione. Il libro che lei ha trovato, e di cui ha letto uno stralcio, immagino, non è che una bozza, in realtà, non la versione definitiva (difatti, se nota, non riporta nemmeno il codice ISBN). Colpa mia anche qui, ché non l’ho tolto dal sito (cosa a cui provvederò subito). Detto ciò, questo romanzo mi è valso il primo premio (con tanto targa, attestazione e un premio in denaro) al concorso letterario internazionale Città di Montefiorino. Inoltre ha ricevuto riscontri favorevoli anche dalla casa editrice Neri Pozza, con la quale, dopo un periodo di trattative e incomprensioni, ho deciso di non pubblicare (non perché la casa editrice in questione sia poco seria; avevamo semplicemente una visione diversa su come pubblicare e sponsorizzare il libro). Per quanto riguarda il romanzo stesso, l’effetto di “disorientamento” è in parte ricercato e, per altro verso, simulato, perché è ovvio che per entrare in sintonia con il protagonista (una persona che si trova in un istituto psichiatrico) non occorre avere una “logica-logicità” (anche se non ho ben capito cosa intendesse dire). In ogni modo ragione e “logica” non fanno parte del mondo di John Virago, quindi non si capisce perché il suo racconto dovrebbe caricarsi di “logica-logicità”, come dice lei, anche se continuo ad avere difficoltà a comprendere il senso di questo sintagma. In ogni modo, se vorrà rileggerlo nella sua versione definitiva, sappia che lo trova comodamente su Amazon, in formato e-book (kindle), al modico prezzo di 3 euro. Per concludere, e per venire incontro alle sue critiche (di cui faccio tesoro, mi creda), le dirò soltanto che, alla cerimonia di premiazione, incontrando i giurati, ho avuto l’ardire di chiedere a uno di essi cosa lo avesse impressionato del romanzo. La sua risposta è stata la seguente: era talmente incasinato che non poteva che essere premiato.
Cordiali saluti. David Polo
Caro David, sono contenta per lei se il suo romanzo ha ottenuto qualche riconoscimento, evidentemente io non ne ho capito il valore intrinseco. Vede, del resto è un problema di comprensione: io non ho capito il suo libro, lei non capisce la mia “logica logicità”… Succede. D’altro canto nessuno ci obbligava capire per forza e una recensione resta sempre e comunque un parere personale che lascia il tempo che trova.
Un consiglio però lo accetti:quando invia un romanzo per sottoporlo ad un parere, non si risenta e soprattutto mandi la versione finale, completa e corretta.
La saluto cordialmente.
Ci obbliga… (il t9 è anarchico, succede anche questo)
Ho già fatto mea culpa. E non ho inviato alcun libro, l’ho semplicemente stampato, senza codice ISBN, come si fa in qualunque tipografia. Il mio sbaglio è stato solo quello di non averlo tolto dalla vendita su “Il mio libro”. Mi creda, non sono risentito, è lei che ha letto il libro sbagliato.
Cordiali saluti.
Può darsi, ma la firma era sua. A meno che tra i vari aspetti della sua personalità, qualcuna le è sfuggita dal controllo.
Sto scherzando, ovviamente.
Buona serata a lei
Accetto le critiche (se fondate e pertinenti), però anche da quest’ultima “battuta” non posso che riconfermare la prima impressione che mi ha fatto la sua recensione, ossia che lei non abbia capito il senso del romanzo, infatti continua a consideralo un’autobiografia (neanche fossi io John Virago, ci mancherebbe solo quello!), quando è soltanto un’opera di fantasia che, per carità, può piacere o non piacere, però ha un senso, una “logica”, e se lei proprio non riesce a trovarla… be’, che vuole che le dica, me ne farò una ragione.
Buona serata anche a lei.
Che lo abbia capito poco non penso di averne fatto un mistero… 😅 E non credo, forse presuntuosamente, mi dica lei, di essere l’unica. Che vuole, ognuno ha i suoi limiti e i miei sono tanti. I suoi invece? (Chiedo per un’amica 😂 Comunque un minimo di senso dell’ironia non fa mai male… O no?)
Buon tutto a lei…