Ciao mio caro iCrewer, sei pronto per riprendere il nostro viaggio insieme a Dante attraverso la Divina Commedia?
La Divina Commedia – Inferno – Canto II
Abbiamo lasciato Dante, nel Canto I, in cammino con Virgilio per iniziare il suo viaggio attraverso i tre regni. Il Canto II dell’Inferno serve d’introduzione alla prima cantica. Il canto, secondo le norme della poetica tradizionale, si inizia con la protasi o proposizione e con l’invocazione alle Muse.
Iniziamo il nostro viaggio…
È il tramonto e, mentre tutti gli esseri viventi si riposano dalle fatiche del giorno appena trascorso, Dante si prepara a combattere contro le difficoltà del cammino e contro la pietà che gli provocherà la vista dei dannati.
È assalito dai dubbi che decide di esporre a Virgilio: saranno le sue forze abbastanza per affrontare il viaggio? Come chi non vuole più quello che prima voleva, e per nuovi pensieri cambia idea, così anche Dante. che pensando alle difficoltà del viaggio, abbandona l’impresa alla quale così prontamente si era accinto.
La magnanima ombra di Virgilio risponde che, se ha ben inteso, l’anima di Dante è presa da viltà, la quale spesse volte distoglie l’uomo da ogni impresa onorata, e affinché lui possa liberarsi da questa paura, gli fa sapere per quale ragione sia venuto in suo aiuto.
Virgilio si trovava nel Limbo, tra color che sono sospesi, quando una donna beata e bella lo chiamò a sé e. con voce angelica, lo pregò di andare in aiuto del suo amico, amato da lei ma non dalla fortuna, il quale correva un grave pericolo nella selva, tanto da temere che fosse ormai troppo tardi.
Questa donna dichiarò di essere Beatrice, che per amore, si era mossa dal suo luogo di beatitudine per venirgli a parlare, e promise di ricompensarlo col lodare i suoi meriti di fronte a Dio.
Virgilio, dopo aver rivolto un altissimo elogio a Beatrice, si dichiarò contento e pronto ad ubbidirle, ma volle chiederle la ragione per la quale non aveva temuto di scendere dall’Empireo nell’Inferno.
Beatrice gli rispose che non aveva provato alcun timore, perché si devono temere soltanto quelle cose che possono far male agli altri e, essendo lei beata per grazia di Dio, né la miseria dei dannati né le fiamme infernali avrebbero potuto toccarla; la stessa Vergine Maria aveva sentito pietà per il pericolo che minacciava Dante e, chiamata a sé Lucia (Santa Lucia è allegoria della grazia illuminante), le aveva raccomandato il suo fedele;
Lucia a sua volta, nemica di ogni male, si era recata da Beatrice, che si trovava accanto all’antica Rachele, e l’aveva esortata a muoversi in aiuto di colui che l’aveva tanto amata. Per questo motivo Beatrice era subito scesa nel Limbo, si era rivolta a Virgilio, confidando nella virtuosa parola di lui.
Così Virgilio, partita Beatrice, venne in soccorso di Dante, liberandolo da quella lupa che gli aveva impedito la via più breve per salire il colle luminoso. Dunque. conclude Virgilio, non c’è ragione perché Dante tema e si scoraggi, dal momento che tali tre donne benedette si preoccupano per la sua salvezza nella corte del Cielo e che Virgilio stesso gli assicura la beatitudine del Paradiso.
Come i fiorellini, chinati e chiusi dal gelo della notte, si drizzano e schiudono sul loro stelo al primo raggio del sole, così Dante, abbandonato ogni timore, riprende coraggio e, dopo avere manifestato la sua intensa gratitudine per Beatrice e per Virgilio, si dichiara pronto a seguire il suo maestro.
Dopo ciò, Virgilio si muove, e Dante lo segue. I due si inoltrano per una via ardua e selvaggia che li condurrà alla porta dell’Inferno.
Il nostro viaggio attraverso il Canto II dell’Inferno è arrivato alla fine, mi raccomando mio caro iCrewer continua a seguirci per non perderti tutti i prossimi canti della Divina Commedia di Dante.
Un abbraccio virtuale e buona lettura