Il cyberbullismo non è altri che una forma avanzata e tecnologica del notorio bullismo: pur essendo fra loro speculari, le due forme, manifestano delle differenze.
Se analizziamo l’etimologia della parola noteremo che questa è composta da cyber appunto tutto ciò che ha che fare con internet, mentre bullismo riguarda gli atti di persecuzione, le vessazioni, le molestie che vengono messi in atto da un particolare soggetto, in gergo bullo, nei confronti di uno o più soggetti considerati quale parte debole o inferiore, in gergo bullizzati.
Questa forma di bullismo è andata prendendo sempre più piede con l’avvento della tecnologia e degli strumenti informatici dei quali, oggi, ne siamo tutti ben indottrinati, in particolare modo i giovanissimi i quali tra un’app, un gruppo whatsapp, una storia su instragram trascorrono gran parte della loro giornata.
È giusto però questo uso smodato di internet? E soprattutto, è bene che i giovani adolescenti di oggi siamo già così addentrati in questo mare magnum che è appunto la rete?
Eppure anche nella realtà virtuale vi sono delle regole di valore etico, morale e finanche giuridico che vanno rispettate: ma siamo certi che tutti le osservino? Oppure qualcuno si ritiene tanto furbo da aggirare le regole come i migliori atleti in una corsa ad ostacoli?
Quali sono le differenze tra il bullismo e il cyberbullismo?
Una delle principali differenze tra questi due fenomeni riguarda le modalità con le quali si mettono in pratica. Nel bullismo, usualmente, vi è un luogo ben identificato – certo direi – nel quale queste vessazioni si compiono: solitamente si tratta della scuola, ambiente prediletto dai bulli dove possono scegliere con cura le vittime e mettere in pratica le loro molestie.
Nel cyberbullismo, invece, il luogo non è prettamente identificato a causa del fatto che, svolgendosi con modalità telematiche, potrebbe essere messo in pratica da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
Ancora, nel bullismo generalmente vi è un contatto reale tra bullo e bullizzato, tanto che non di rado si verifica anche con gesti fisici, poco delicati e poco inclini alla cortesia; al contrario, nel cyberbullismo questo incontro reale non c’è, non esiste un contatto fisico, non c’è lo sguardo di disprezzo che si scontra con quello impaurito e timoroso della vittima: il bullo conosce la propria vittima ma non viceversa.
Come si mette in atto il cyberbullismo?
Questo pseudo bullo quindi sceglie la persona – o anche le persone – da perseguitare, vessare e le inizia a molestare, tormentare attraverso l’invio di messaggi subliminali, intimidatori e offensivi, creando persino delle chat di gruppo a tale fine, o facendo girare in rete dei filmati atti a umiliare e mettere in ridicolo il bullizzato.
Il cyberbullo perpetra queste offese online per il semplice gusto di mortificare la propria vittima.
Colui che si rende protagonista di questi atti si cela dietro uno schermo mantenendo l’anonimato e servendosi di esso quasi fosse uno scudo protettivo, questo la fa sentire furbo, invincibile, superiore addirittura e magari durante il tempo che non passa a bullizzare qualcuno se ne va in giro come se nulla fosse.
Questo mi fa pensare che probabilmente, nella realtà dei fatti, questo soggetto non sarebbe in grado di fare il bullo e che si veste di questi panni solo perché, appunto, c’è questo fantomatico monitor a tutelarlo, che sia un pc, un tablet o uno smartphone: be’ ma questo schermo presto o tardi si frantumerà in milioni di pezzetti e tu, mio caro bullo, non avrai più nulla che ti protegga.
Va da sé quindi che il cyberbullo è dotato di conoscenze approfondite nel campo informatico, tanto da saper usare con maestria tutti i mezzi di comunicazione telematica, tanto da conoscere tutti i sotterfugi, possiede una vasta rete di conoscenze benché si presenti poco incline a dare importanza alle relazioni interpersonali – ed ai sentimenti, aggiungerei -.
Come possiamo contrastare il cyberbullismo?
A conti fatti come possiamo combattere questa forma di bullismo che va sempre più accentuandosi? Be’ certamente un sostegno importante, come sempre, ci può essere dato sia dalla scuola che dalla famiglia che devono cooperare in perfetta sinergia. L’istituto scolastico potrebbe, ad esempio, organizzare dei corsi al fine di spiegare il fenomeno, invitare l’inasprimento dei controlli dell’uso della rete: insomma dare informazione ai giovani.
La famiglia, dal canto proprio, deve monitorare l’uso di apparecchiature tecnologiche dei propri figli – oggi si parla tanto di parental control – cogliere qualsiasi segnale di disagio che il ragazzo potrebbe mostrare come attacchi di panico, insicurezza, scarsa considerazione di se stessi, il sentirsi inadeguati.
A tal proposito voglio indicarti un libro che già dalla copertina mi è molto piaciuto: un piccolo manuale da tenere sempre con te e che può essere utile per comprendere e affrontare il problema, si tratta di Cyberbulli al tappeto di Teo Benedetti e Davide Morosinotto.
«Il pianeta WWW è immenso e pieno di sorprese. Con i suoi social network, i videogiochi e le app è il posto perfetto per divertirsi, scoprire cose nuove e restare in contatto con gli amici, anche quelli più lontani! La rete, però, è anche un mondo pericoloso popolato da troll, fake, hater e stalker. In una parola, cyberbulli.
Sono loro il “lato oscuro” della vita digitale: si nascondono dietro a uno schermo e da lì attaccano con armi micidiali, facili e immediate come un click. Per affrontarli ci vuole un allenamento speciale o, meglio, un manuale per riconoscerli, combatterli e metterli al tappeto. Un manuale leggero, da tenere in tasca o nello zainetto, veloce da leggere e pieno di piccoli trucchi. Insomma, un manuale come questo. Età di lettura: da 10 anni.»
Normativa sul cyberbullismo
Al fine di regolamentare la materia, il nostro Paese è intervenuto con la Legge nr. 71 del 2017 – creata ad hoc – e che reca disposizioni al fine di garantire la tutela – e quindi la prevenzione – di questi fenomeni. Insomma, il mio messaggio è, come dire, bidirezionale, innanzitutto si rivolge a tutti coloro che subiscono atti di molestie e diffamazione: non abbiate timore a parlarne, troverete sempre chi vi tenderà la mano e vi aiuterà a rialzarvi e combattere insieme il vostro aguzzino. Mi rivolgo poi ai fantomatici bulli, sappiate che questi atteggiamenti non vi rendono né forti, né popolari né tanto meno invincibili: siete solo voi che dovreste vergognarvi per il vostro ignobile comportamento!