Quando un libro è così bello da far pensare che il sonno sia meno importante dello scoprire cosa si cela nelle ultime cento pagine, o far schierare con un personaggio invece dell’altro, credo che non si possa fare a meno di cantarne le lodi. E allora, lasciatemelo dire: Dark rise di C.S. Pacat, pubblicato da Mondadori, è proprio quel genere di romanzo.
Primo di una trilogia – il secondo volume, Dark heir, è già stato pubblicato, mentre il terzo deve ancora uscire anche in lingua originale – è un fantasy di ambientazione ottocentesca, in con una spruzzata di elementi di derivazione medievale. I toni possono essere cruenti – com’è del resto accaduto anche in Il principe prigioniero, altra trilogia di C.S. Pacat – ma nulla che non sia almeno un po’ intrinseco del genere.
Will, in fuga dalle ombre, verso la luce della stella
Will lavora nel porto di Londra. Scarica navi, sistema la merce, a volte compie commissioni, ma per la maggior parte del tempo tiene la testa bassa e lavora. Così facendo, forse, gli sgherri che hanno assassinato sua madre non lo troveranno. Così facendo, forse, potrà smettere di fuggire.
Inutile dire che non andrà così. Che in una notte di pioggia gli sgherri lo troveranno e lui non sarà in grado di raggiungere i Custodi, chiunque essi siano. Non è però, ancora giunto il momento di disperare, perché la luce di una stella brilla ancora. E forse, Will riuscirà finalmente a fare chiarezza e a scoprire perché sembra trovarsi al centro della vicenda.
Dark rise di C.S. Pacat: la mia recensione
Se ti è capitato di leggere qualche altra mia recensione (in particolare Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin), allora potresti già sapere che uno dei primi motivi che mi spingono a prendere in mano un libro, in libreria, è l’estetica del volume. Per Dark rise è valsa proprio quest’abitudine. Non solo l’illustrazione della cover è molto bella, ma i bordi delle pagine sono di un dorato delicato, la copertina rigida è di una bellissima sfumatura di blu, nero e oro, e l’interno della sovracoperta contiene le immagini dei personaggi.
A ciò si deve aggiungere il fatto che C.S. Pacat è autrice di una delle mie trilogie preferite, quella di Il principe prigioniero (avrei preferito che gli enemies diventassero lovers un po’ più velocemente? Sicuramente. Ma ciò non toglie che siano tra i libri che mi capita più spesso di rileggere). Non ho potuto, quindi, proprio evitare di dare una chance anche a Dark rise. Inutile dire che sono davvero contenta di averlo fatto.
Com’è tipico dei fantasy, ci vuole un po’ perché la trama si metta davvero in moto, e anche quando i fatti cominciano a succedere, lo fanno comunque con calma. Tuttavia, lasciati dire che da metà del libro in poi è tutto un colpo di scena, rivelazioni improvvise e sbaragliamenti di trama. Avevo intuito alcune rivelazioni? Forse, ma non è questo che conta, perché per ogni dettaglio che porta in una direzione, ce ne sono altri a cui mai avrei dato peso e che si sono però rivelati cruciali.
Ciò è particolarmente importante se si pensa a come il fantasy, ormai, abbia dei suoi topoi ben precisi, che rendono sì più facile per chi ha dimestichezza individuare i libri che più potrebbero piacere, ma a lungo andare diminuiscono anche l’effetto sorpresa. Bene, in Dark rise C.S. Pacat ci lascia credere di avere la situazione sotto controllo, di sapere dove andrà a parare, per poi disorientarci completamente.
Lo stile di scrittura di C.S. Pacat, poi, è uno dei miei preferiti. Fluido, scorrevole, evocativo, ma che lascia comunque qualche mistero irrisolto, che fa trattenere il fiato proprio sul più bello. Anche le descrizioni meritano: credo che creino buona parte della magia.
Ho molto apprezzato la pletora di personaggi che C.S. Pacat ci ha presentato: il coraggioso Justice, il rigoroso Cyprian, la forte Violet, la dolce Katherine, e poi Will e James, i miei preferiti.
Will mi piace perché, pur avendo tratti che si possono considerare frequenti tra i protagonisti – passato tragico, un potere che dovrebbe avere ma che non riesce a usare – non è ammantato della patina dorata dell’eroe, che per quanto bella, potrebbe non essere quella giusta per rimanere in vita in questo specifico universo. Mi piace la sua mente scaltra, sempre attenta e pronta a trovare una via alternativa, quando la prima opzione non funziona. Trovo coerenti anche il suo stare in disparte, il non fidarsi subito di tutti – molto più plausibile del contrario.
James, invece, è un enigma. Presente per ora solo in parte, credo che abbia proprio il potenziale per diventare un personaggio di spicco. Lo trovo complesso, pieno di maschere e veli da superare, prima di giungere al suo io più profondo. L’incarnazione del fatto che non ci sono soltanto il bianco e il nero, ma miriadi di sfumature di grigio; di come i pregiudizi possano segnare e portare a compiere di nuovo gli stessi errori, perché nessuno si aspetta nulla di diverso. Vediamo come procederà la storia, sono ugualmente divisa tra aspettativa e timore.
Credo che Violet e Cyprian, invece, siano a un passo dal cambiamento, dal diventare chi potrebbero essere. Messi alla prova dalle difficoltà che C.S. Pacat ha messo sulla loro strada, in Dark rise non hanno ancora dimostrato il loro vero potenziale, forse proprio perché hanno prima dovuto smantellare, faticosamente, un pezzetto alla volta, convinzioni che si erano sedimentate per anni. Non vedo l’ora di scoprire dove li condurrà il viaggio.
Perché se c’è una cosa che i libri di C.S. Pacat mi hanno insegnato, e che Dark rise mi ha dimostrato ancora una volta, è che nulla è sicuro, che tutto può cambiare, che quando meno te lo aspetti, i ruoli possono sconvolgersi.
Avrei voluto sapere qualcosa di più del sistema magico di questo mondo, ma credo che approfondiremo man mano che Will verrà messo a parte di questa conoscenza. E mi sarebbe piaciuto, insieme alla bellissima mappa che adorna i risvolti, avere anche un alfabeto della lingua del vecchio mondo, ma mi rendo conto che è un desiderio dettato da un interesse personale per l’ambito linguistico, e che potrebbe benissimo essere un’esigenza che la maggior parte dei lettori non sente.
Per concludere, non posso che consigliare con tutto il cuore Dark rise di C.S. Pacat, soprattutto a chi desidera qualcosa dalle tinte un po’ fumose, in cui ci sia molto più di ciò che si annida sotto la superfice. E a chi ha pazienza, perché, come dicevo, del terzo volume non si sa ancora nulla – però il secondo c’è già.