Il copyright ovvero il diritto d’autore
Caro iCrewer, è notizia della settimana scorsa che sta per essere pubblicato Nick di Michael Farris Smith, prequel di uno dei più famosi romanzi di inizio Novecento: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.
Micheal Farris Smith ha scritto Nick, il romanzo con protagonista Nick Carraway, la voce narrante del capolavoro di Fitzgerald, in segreto, tenendolo nel cassetto per cinque anni. Come mai allora solo oggi ha deciso di pubblicarlo?
La risposta è molto semplice, il 31 dicembre 2020 allo scoccare della mezzanotte, proprio all’alba del nuovo anno, molte opere letterarie, e non solo, del 1925 hanno perso il copyright permettendo a chiunque di ripubblicarle, scrivere opere liberamente tratte da esse, scriverne adattamenti per il cinema o teatro senza dover pagare appunto i diritti d’autore.
Tra le varie opere letterarie che hanno perso il copyright troviamo In Our Time il primo romanzo di Ernest Hemingway e Il Velo Dipinto di W. Somerset Maugham.
Questa notizia mi ha portato a chiedermi cosa sia realmente il Copyright e come sia nato. L’unica cosa certa che so è che il diritto d’autore
ha lo scopo di tutelare i frutti dell’attività intellettuale di carattere creativo, ossia opere nuove e originali dell’autore a cui vengono riconosciuti diritti sia morali che patrimoniali. Il diritto d’autore si applica a opere letterarie, all’architettura, al teatro, al cinema, ad opere artistiche, nonché a software e banche dati, mentre non si applica a leggi e atti ufficiali dello Stato o delle pubbliche amministrazioni.
Storia e significato del Copyright
Copyright il cui simbolo è ©, viene letteralmente tradotto con diritto di copia e identifica il diritto d’autore. Per curiosità sono andata a cercare anche il significato sul dizionario e ho trovato la seguente definizione: la Titolarità di riproduzione di un’opera letteraria, discografica, cinematografica ecc…
Le prime norme sul copyright furono emanate nell’Inghilterra del XVI secolo dalla monarchia inglese, che si è trovata a dover tenere sotto controllo le opere che venivano pubblicate nel proprio paese.
Questo perché il XVI secolo vide il diffondersi dei primi torchi tipografici, con il conseguente aumento di opere letterarie e volumi che circolavano liberamente tra la popolazione diffondendo idee che potevano andare contro la monarchia.
Per ovviare a questo, il governo, fondò una corporazione privata di censori, La Corporazione dei librai e stampatori di Londra (London Company of Stationers) con lo scopo di verificare il contenuto dei libri, censurando quelli contro la monarchia.
Ai librai e stampatori appartenenti allo corporazione furono concessi i diritti di copia, il famoso copy right su ogni stampa. Questi avevano anche valenza retroattiva per le opere pubblicate precedentemente.
Questa concessione prevedeva oltre al diritto esclusivo di stampa, anche quello di poter ricercare e confiscare le stampe ed i libri non autorizzati, bruciando quelli stampati illegalmente.
In sostanza la Corporazione dei librai e stampatori esercitava in tutto e per tutto funzioni di controllo a nome della monarchia, traendo anche profitto dalla censura.
Un’opera poteva essere stampata esclusivamente dopo regolare inserimento nel Registro della corporazione, effettuabile solamente dopo un’attenta analisi da parte del Censore della corona o dopo la censura degli stessi stampatori.
Quindi ogni nuova opera accettata veniva appuntata nel registro della corporazione attribuendola ad uno dei membri che in questo modo ne acquisiva il copyright, (diritto di copia) ovvero il diritto esclusivo di poterla pubblicarla; in caso di dispute tra più membri, si riuniva una corte per risolvere la contestazione.
Il copyright all’inizio era quindi il diritto ad uso esclusivo dell’editore al quale l’autore non poteva in alcun modo rivalersi.
Per quasi due secoli la Corporazione dei librari e stampatori riuscì a godere di grandi benefici, dandone a sua volta alla Corona inglese. I membri della corporazione infatti traevano profitto dal diritto di copia, mentre il governo riusciva in questo modo a tenere sotto controllo il diffondersi di idee anti-monarchiche e liberali.
Fu verso la fine del XVII secolo, con il diffondersi di idee illuministe che questi privilegi iniziarono a svanire e con essi l’esclusività degli editori appartenenti alla CLS .
Per cercare di non perdere del tutto i privilegi di cui avevano goduto per secoli, gli stampatori chiesero l’intervento del Parlamento, asserendo che gli autori non avevano mezzi propri per stampare le loro opere.
Per mantenere i propri privilegi quindi gli stampatori proposero di attribuire all’autore i diritti di proprietà dell’opera creata, con la possibilità di cederli o trasferirli tramite regolare contratto.
In questo modo gli stampatori spostarono il loro profitto dalla censura ai trasferimenti dei diritti d’autore, unico modo per gli autori per vedere stampata la propria opera.
Lo Statuto di Anna, la prima regolamentazione del copyright
Agli inizi del 1700 venne emanato lo Statuto di Anna, la prima regolamentazione moderna sul copyright.
Lo Statuto di Anna attribuiva agli autori, che fino a quel momento non avevano alcun diritto sulle proprie opere, i diritti d’autore, in definitiva potevano scegliere se fermare o meno la diffusione delle opere da loro prodotte.
Dall’altra parte, la CLS, riuscì a mantenere inalterati alcuni privilegi, aumentando ulteriormente i propri profitti grazie alla cessazione obbligatoria dei diritti da parte dell’autore per poter vedere stampata e diffusa la propria opera. Legando così l’autore allo stampatore.
Successivamente anche in Europa vennero emanate leggi per il diritto d’autore, in Italia per regolamentare tali diritti, il 25 giugno 1865 fu promulgata la legge 2337. Attualmente è in vigore la legge 22.04.1941 n. 633.
Una decina d’anni dopo, il 9 settembre 1886, per poter coordinare e regolamentare allo stesso modo tutti i paesi iscritti fu costituita l’Unione internazionale di Berna, tutt’oggi in attività.
Caro iCrewer il nostro excursus sul copyright finisce qui. Continua a seguirci per scoprire altre novità.