Il consiglio del giorno di oggi riguarda il romanzo Costa sottovento di Patrick O’Brian, pubblicato da Longanesi. Si tratta del secondo capitolo delle avventure di Aubrey e Maturin, preceduto da Primo comando.
Ecco la trama del romanzo di Patrick O’Brian
Per Jack Aubrey, capitano di fregata della Royal Navy nei primissimi anni dell’Ottocento, al tempo in cui l’Europa è travolta dal turbine di Napoleone, la vera dimensione della vita è sul mare, tra rande, scotte, fiocchi, controvelacci e controvelaccini. Lo sa bene anche il suo amico Stephen Maturin, medico di bordo, un autentico dottor sottile, marinaio per caso e suo malgrado, che ha condiviso con lui ogni avventura. I due, ora che Aubrey è privo di un comando, affittano una residenza nella campagna inglese, dove vivono come tranquilli gentiluomini, tra una caccia alla volpe e una serata musicale.
La vita sulla terraferma presenta però insidie assai più temibili di quelle che si possono incontrare sulle navi, specie quando si materializzano nelle attraenti forme di due deliziose fanciulle che fanno breccia nel loro cuore e, nel contempo, creano qualche malinteso nei loro rapporti. Poiché i guai non arrivano mai soli, un grave problema di debiti (mentre Aubrey pensa di essere in credito con la fortuna) costringe i due a una fuga rocambolesca, davvero sotto mentite spoglie.
Ma il mare reclama i suoi diritti, e Jack, sventato persino un possibile ammutinamento, si coprirà di gloria contro i francesi e gli spagnoli, prima a bordo della Polychrest (una strana corvetta che sembra stare a galla per scommessa e affonderà senza troppi rimpianti da parte di nessuno) e poi, ottenuta la tanto sospirata promozione, della Lively, una vera e propria signora degli oceani…
Dopo il successo di Primo comando, Patrick O’Brian si conferma in questo libro autore di straordinario interesse, non solo per la consueta, minuziosa attenzione ai particolari storici, per la resa tecnicamente ineccepibile degli scontri navali, ma soprattutto per la capacità di ricostruire l’ambiente della marina nell’epoca gloriosa dei velieri, per le intense descrizioni di paesaggio e per l’abilità – sorretta da un umorismo sempre puntuale e garbato, che più inglese di così non si potrebbe – con cui sa restituire la complessa e delicata tessitura psicologica dei personaggi, in particolare quelli femminili.