Come un Soffio di Scirocco, Cristiana Meneghin
Caro iCrewer eccoci giunti alla conclusione di Come un Soffio di Scirocco, racconto di cui ti ho omaggiato. Se vuoi leggere altri nostri scritti ti invito a vagare nel nostro sito. Puoi trovare il mio Il Pianoforte e la Bambina, ma anche i racconti che compongono il nostro meraviglioso libro: Quando il fine non giustifica i mezzi.
Ora veniamo a noi…
Come un Soffio di Scirocco. Nelle puntate precedenti
Samantha dopo il rapimento della sua piccola Giada, una bambina di sei anni, sceglie di lasciare il suo fidanzato per tornare con Massimo, l’ex-marito, un uomo molto potente. Samantha spera che le conoscenze di Massimo l’aiutino a ritrovare sua figlia, tuttavia vivere con lui la fa sentire in gabbia e un giorno decide di scappare. Durante la fuga riceve un messaggio che la invita a recarsi da sola in un lugubre piazzale sul calare della sera. In quel luogo avrebbe ritrovato la figlia.
Come un Soffio di Scirocco. La parte conclusiva
Durante quel breve viaggio per Samantha il tempo parve fermarsi. Mille dubbi le passarono nella mente.
– Chi poteva essere il mittente?
– Aveva trattato bene la sua Giada?
– Cosa poteva volere da lei?
– A chi poteva chiedere aiuto?
Il telefono risquillò, era una chiamata. Il cuore della giovane le esplose nel petto. Per un attimo temette fosse Massimo. – Come avrebbe fatto a mentirgli?
Invece quando vide quel nome il suo tormento si sciolse in un fiume di lacrime.
«Alvaro?!» chiese confusa e agitata.
«Sono io, scusami, ma semplicemente mi manchi.»
«Alvaro ti prego vieni al Piazzale Aldo Moro ad Arona il prima possibile!! C’è Giada, credo, spero. Dio mio non lo so!». Samantha si rese conto che chiunque ascoltandola l’avrebbe considerata una pazza.
Chiunque, ma non Alvaro. «Calmati. Respira!»
E Samantha respirò. Chiedendosi per quanto tempo avesse trattenuto il fiato
«Alvaro ti prego aiutami! Qualcuno mi ha detto che è lì, ma non so chi sia e in più mia ha detto che devo andare a riprendermela e devo andarci da sola.»
Il silenzio seguì la confessione della donna. «Arrivo.»
La linea cadde. Il cuore di Samantha si fermò e pochi minuti dopo l’auto si arrestò in un enorme parcheggio vuoto. La pioggia batteva fitta sul parabrezza, il lago era agitato, il cielo nero, non sembrava nemmeno più estate. Strizzò gli occhi verso le fronde scure degli alberi. Il parco era immenso e pareva non esserci nessuno.
Con la mano tremante pagò l’uomo e con tutto il coraggio che le restava scese dal veicolo per andare incontro a sua figlia. Solo quel pensiero le faceva muovere i piedi uno dopo l’altro: qualunque cosa le fosse capitata il suo cuore era felice, perché finalmente avrebbe rivisto Giada.
La stradina sassosa si addentrava nel parco, il silenzio era rotto solo dal tintinnio della pioggia che picchiettava sulle foglie degli alti faggi. Il cigolio di un altalena attirò l’attenzione di Samantha: sua figlia amava le altalene. Proseguì in quella direzione e finalmente la vide. Seduta sull’altalena c’era la sua Giada.
Era pallida, illuminata dal tenue bagliore di un lampione, i lunghi capelli biondi erano bagnati per la pioggia, la faccia sporca e malaticcia. Samantha si gettò in una folle corsa, la bimba la vide e piangendo allungò le braccia verso la madre. Si strinsero così forte, entrambe scoppiarono in un pianto e poi un violento colpo di pistola le fece sussultare contemporaneamente.
Samantha riaprì gli occhi volgendosi nella direzione da cui era arrivato lo sparo. La canna d’acciaio riluceva sotto la luce dei lampioni. Incurante del pericolo controllò sua figlia, tutto sommato stava bene e cosa più importante era viva. Se la portò dietro di lei, pronta a farle da scudo con il suo stesso corpo e senza accorgersene iniziò a indietreggiare, mentre la giovane donna con la follia che brillava negli occhi verdi e il rosso fuoco tra i capelli, sogghignando lenta come una serpe e pericolosa come un demonio inesorabilmente si avvicinava alle sue prede.
«Ti starai chiedendo il perché Samantha.» sghignazzò la donna stringendo più saldamente l’arma tra le sue mani.
«Anna, ti prego Anna! Mi hai già portato via la mia vita Anna, perché vuoi prenderti mia figlia?»
«Ma io non voglio tua figlia o meglio io non voglio uccidere tua figlia.» rispose Anna sottolineando l’astuzia del suo piano.
E solo in quel istante Samantha capì le intenzioni della donna e un profondo dolore le incendiò il cuore, Anna non voleva uccidere Giada voleva uccidere lei per portarsi via la sua bambina.
Un profondo dolore si fece largo nel suo cuore: «Anna tu potrai avere figli tuoi, perché vuoi proibirmi di invecchiare con la mia?»
«Stai zitta!» gridò Anna. Uno sparo ruppe il silenzio e un dolore acuto trafisse la caviglia di Samantha. Cadde in ginocchio e in pochi attimi Anna la sovrastò, «io non potrò mai più avere figli! Massimo ha voluto farmi abortire e l’intervento mi ha reso sterile e poi ha capito che lui voleva ritornare a fare il padre.» le confessò Anna puntandole la pistola contro le tempie.
Samantha comprese il suo dolore, da madre poteva capire la sua sofferenza e odiò Massimo per aver messo sua figlia in quel pasticcio.
«Cos’è non parli più Samantha? Ora capisci il perché io devo ucciderti? Lui ha rubato mia figlia e io mi rubo la sua famiglia.»
La donna deglutì mentre Anna si preparava a far esplodere il colpo. Ma un sasso finì tra le sue mani e non attese altro, colse l’attimo: «Giada scappa! Corri nel parcheggio c’è Alvaro.». E con tutta la forza che aveva in corpo Samantha approfittò della vicinanza di Anna per colpirla con il sasso in piena fronte.
La pistola cadde, Anna si portò le mani al volto pieno di sangue.
Samantha si alzò e veloce raggiunse sua figlia. Giada era terrorizzata, non riusciva nemmeno a respirare, Samantha la prese per mano e zoppicando cercò di fuggire da quel luogo.
Ma la follia di Anna era inarrestabile. Riprese la pistola e questa volta non sbagliò mira. Il proiettile si conficcò nel fianco di Samantha che cadde a terra, mentre la disperazione la prese. Non sapeva come salvare Giada.
Tastandosi il fianco sanguinante si rivolse a sua figlia: «Giada, ascoltami cara. Non devi avere paura devi andare nel parcheggio e portare qui Alvaro solo lui può aiutare la mamma, tu ti fidi di Alvaro?»
«Sì, mamma», annuì con dolcezza la bambina e Samantha capì di aver sbagliato tutto nella sua vita.
– Perché si era allontanata da Alvaro?
«Allora vai a chiamarlo. Fai vedere alla mamma come sei coraggiosa.»
La bambina, come un piccolo cerbiatto impaurito iniziò a correre, Samantha con tutte le sue forze provò a rialzarsi, ma quello che videro i suoi occhi la fece impazzire. In pochi istanti il corpo della piccola Giada cadde nel terreno fangoso e tra le sue grida il fiume di fango la portò via. Con la sua ira la condusse oltre il marciapiede che costeggiava il lago. Nulla poterono fare le alte grate di ferro battuto, la bambina, trascinata dalla violenza di quelle acque tempestose ci passò tranquillamente sotto cadendo nel vuoto.
«Non sa nuotare!», gridò Samantha, «Anna non sa nuotare, salvala.»
Ma Anna era completamente impazzita, Massimo l’aveva fatta impazzire, risollevò l’arma e la puntò dritta al cuore di Samantha. «Giurami che la salverai Anna o che il mio fantasma possa perseguitarti per tutta la vita.»
Ma Anna non rispose prese la mira e sparò.
Samantha chiuse gli occhi, ma quando li riaprì non credette alla sua vista. Massimo era riverso su di lei, una pozza di sangue macchiava entrambi i loro corpi, con orrore e meraviglia capì che non si trattava del suo sangue: con il suo corpo l’ex-marito aveva attutito il colpo e Anna ora li guardava sconvolta.
Samantha prese il volto di Massimo tra le sue mani, aveva gli occhi quasi sbarrati, il suo respiro era un rantolo. «Alvaro mi ha detto che eri qui… perdonami.», la implorò con l’ultimo filo di voce, avendo compreso i suoi sbagli.
Ma Samantha non era più in sé da un pezzo ormai, «non posso! Nostra figlia è caduta nel lago, non sa nuotare. È colpa tua! tu hai fatto impazzire Anna. Mi avevi giurato che avresti fatto di tutto…».
«Guardalo come ti ama!», esclamò Anna infuriata, «ha sempre preferito te a me!». Anna si preparò per usare il suo ultimo colpo, ma in quel momento un bastone la colpì in piena nuca e per Samantha fu come vedere un miraggio.
Alvaro si gettò sul suo corpo e senza chiederle il permesso le baciò le labbra. Troppa era la gioia di essere arrivato in tempo.
«Giada, Alvaro! Vai a prenderla è caduta in acqua!», gridò Samantha con tutta la voce che aveva in corpo. E in quel momento, consapevole che la bambina sarebbe sopravvissuta svenne e i medici accorsi alla chiamata di Alvaro, dopo aver soccorso Massimo, caricavano su una barella il corpo incosciente di Anna affiancato da due agenti.
Qualche tempo dopo…
Il giorno del suo matrimonio Samantha era radiosa come mai era stata in vita sua, un raggio di sole le illuminava i capelli, mentre arrossendo si avvicinava all’altare. Alvaro la guardava come mai nessun uomo l’aveva guardata in tutta la sua vita e dietro di lei la sua piccola Giada era vestita come una principessa, un nastro rosa le legava i capelli e tra le mani portava un cuscino di raso con annodate le fedi.
Alvaro aveva cambiato le loro vite per sempre e Samantha non poté non pensare che se lui non avesse insegnato a nuotare a Giada sicuramente la sua bimba a quest’ora non sarebbe stata lì con loro. Dopo Massimo, Samantha non si era mai più fidata di un uomo, ma ora avrebbe consegnato a occhi chiusi la sua vita nelle mani di Alvaro.
Tanta era la sofferenza che lei e la sua bambina avevano sopportato nella loro vita, ma ora le nubi si erano diradate e nel loro cielo splendeva un variopinto arcobaleno a cui tra poco si sarebbe aggiunto un nuovo colore che per ora scalciava nel pancione di Samantha.
Ma questo Giada ancora non lo sapeva…
Caro iCrewer siamo giunti alla fine di questo racconto, alla prossima!