Oggi, iCrewer, in Spazio ai classici parleremo di uno dei grandi romanzi della letteratura di viaggio: Il giro del mondo in ottanta giorni, di Jules Verne.
Rispetto ad altre opere dello stesso autore – mi vengono in mente Ventimila leghe sotto i mari o Viaggio al centro della terra – Il giro del mondo in ottanta giorni mi ha sempre incuriosito. L’immagine di questi due uomini che, di punto in bianco, senza essere alla ricerca di grandi tesori e non vantando il titolo di avventurieri, decidono di percorrere tutto il globo terrestre, è sempre stata esilarante ai miei occhi.
Quindi, quando durante una fiera sono incappata in una bancarella che vendeva libri usati, e ho trovato questo titolo di Jules Verne, non ho potuto fare a meno di acquistarlo (io ho la versione di Crescere edizioni, ma ce ne sono moltissime, integrali e per ragazzi).
Nell’anno 1872, la casa contraddistinta con il numero 7 in Saville Row, a Burlington Gardens – casa nella quale nel 1814 era morto Sheridan – era abitata dall’egregio signor Phileas Fogg, uno dei membri più singolari e più notati del Reform Club di Londra, quantunque egli si studiasse di non fare cosa alcuna che potesse attirare l’attenzione su di lui.
Il personaggio di Jules Verne vuole compiere un’impresa: fare Il giro del mondo in ottanta giorni
La lettura di questo grande classico mi ha stupito e spiazzato. Forse influenzata dalle molte trasposizioni cinematografiche (anche se non credo di averne mai vista una dal primo all’ultimo minuto), mi aspettavo un romanzo ricco di suspance, avventura, con un protagonista coinvolgente e passionale.
Invece, Phileas Fogg è pacato, posato, impeccabile anche quando si trova dall’altra parte del mondo, intento a cercare un passaggio verso la tappa successiva. Per fortuna c’è il giovane Passepartout (che, a differenza delle finionomie di alcuni attori scelti per questo ruolo, è francese) a portare un po’ di goffaggine in questa storia.
Questo Phileas Fogg, che prendeva il posto di uno dei più grandi oratori che sono l’onore dell’Inghilterra, era un personaggio enigmatico, di cui non si sapeva nulla, se non che egli appariva un fior di galantuomo e uno fra i più bei “gentlemen” dell’alta società inglese.
Il bello di questo racconto è che nella narrazione si uniscono viaggi, avventura con stile e una certa ironia – Passepartout, vista la partenza con così poco preavviso, finisce per dimenticare di spegnere il gas, mi sembra, e l’unico commmento che il protagonista di Jules Verne fa è affermare, molto tranquillamente, che al ritrono detrarrà l’ammontare della bolletta dalla sua paga.
A stupirmi moltissimo, quasi a divertirmi, è stato anche il fatto che un gentleman inglese potesse essere in possesso di un volume contetente gli orari delle corse dei più svariati mezzi di trasporto del mondo, e che tali appuntamenti venissero rispettati! Sarà che l’ho subito paragonato alla mia esperienza (anche controllando in anticipo sui vari siti, mi è capitato più volte di arrivare in stazione e non trovare il treno o il bus), e non ho proprio potuto fare a meno di sorprendermi e farmi una risata
– Un buon inglese non scherza mai quando si tratta di una cosa seria come una scommessa – replicò Phileas Fogg. – Io scommetto ventimila sterline, contro chichessia, che farò il giro del mondo in ottanta giorni, se non meno, ossia in millenovecentoventi ore, vale a dire in centoquindicimila e duecento minuti. Accettate?
Insomma, quella di Jules Verne per me è stata un’avventura che dal passato, dal tempo in cui è stata scritta, è riuscita ad arrivare nel presente senza perdere il suo fascino.
La trama
Ti riporto, ora, la trama di ques’opera di Jules Verne:
Londra, 1872. Il ricco inglese Phileas Fogg è solito frequentare il Reform Club. Un giorno si accende una discussione in merito a un articolo riguardante la costruzione di una nuova linea ferroviaria in India. Il giornale dice che sarebbe possibile a quella velocità effettuare il giro del mondo in ottanta giorni. Tutti mettono in dubbio la possibilità, ma il protagonista decide di scommettere 20.000 sterilne: entro quel lasso di tempo Fogg e il suo servo Passepartout dovranno essere di ritrono al club dopo aver girato il mondo.
I due si mettono in viaggio verso Bombay. Giunti in India, scoprono che la linea ferroviaria in realtà non è ancora stata ultimata e ciò causa loro una grossa perdita di tempo. Con un ispettore di Scotland Yard (Fix) alle calcagna e una bella ragazza indiana da salvare, Fogg fa prima tappa a Hong Kong e poi in Giappone, alla volta della nave per San Francisco.
Arrivati a New York, i protagonisti scoprono che l’imbarcazione per Liverpool è già partita. Allora Fogg sequestra una nave, attuando una sorta di azione piratesca per arrivare sulle coste inglesi. Lì Fix lo imprigionerà erroneamente, facendogli perdere tempo prezioso. Sembra tutto perduto, ma Passepartout scopre che viaggiando sempre a est, grazie ai fusi orari, i protagonisti hanno in realtà guadagnato un giorno, ore indispensabili per tornare al Reform in tempo e vincere la scommessa.