Cinque sorelle, di Cinzia Giorgio, è un libro bello. Sai, caro iCrewer, quando proprio ti appassioni a una lettura e ogni dettaglio ti pare ottimo, ogni cosa si incasella nel posto giusto, ogni sensazione è positiva. Bello, ecco, bello scritto bene, costruito bene, pensato bene, studiato ottimamente. Mi è proprio piaciuto!
Cinque sorelle, Cinzia Giorgio per Newton Compton
Ma siccome tu, caro lettore, non ti accontenti di un giudizio personale, per quanto possa essere appagato, voglio scendere un po’ nello specifico: Cinzia Giorgio inizia Cinque sorelle all’inizio del ‘900, quando Maddalena, una borgatara romana approda a Londra in cerca di fortuna. Stupenda, dalla bellezza esotica e bruna, Maddalena diventa modella dell’accademia d’arte e poi compagna di un pittore da cui avrà una figlia.
La vita però è difficile senza risorse economiche e Maddalena si innamora di un influente politico fascista. Nella sua nuova, lussuosa vita, Maddalena fa la conoscenza di Adele Fendi, una donna in carriera, rampante sposata a un uomo semplice ma intelligente che la sostiene nella creazione del marchio moda Fendi. Attraverso tutto il ‘900 l’amicizia delle due donne e delle loro figlie accompagnerà e guiderà la crescita del marchio Fendi fino alla collaborazione con il Kaiser Karl, ovvero Karl Lagarfeld, il grande stilista della maison.
Vorrei soffermarmi bene su due temi del libro, sebbene ve ne siano molti che mi spingono a definire questo come un’ottima opera della sempre bravissima Cinzia Giorgio. In primis il contesto storico: ricordiamo che Adele Fendi aprì i suoi due primi negozi durante il ventennio fascista e scadere nella banalità del politicamente corretto/antistorico per la Giorgio sarebbe stato più che facile.
Voglio dire, perchè non fare una Fendi antifascista o addirittura partigiana? Semplice, perchè non è vero, ma chiediamoci, in quanti avrebbero colto l’occasione per inserire un aspetto politico in un libro che al contrario vuol raccontare un pezzo della storia della società e del costume italiano?
E lo fa benissimo, calando gli esordi di Adele Fendi in una Roma aristocratica ed alto borghese, dalla vita splendida per chi frequentava i salotti buoni della politica. Una Roma che oggi sogniamo con nostalgia guardando la volgarità del centro e l’oscena alienazione della periferia.
Cinzia Giorgio in Cinque sorelle racconta di un’Italia che spera, che si evolve, che ha progetti e guarda al futuro con ottimismo. Un’Italia che ha la voglia e la sicurezza per mettersi al confronto con tutto ciò che viene dall’estero: perchè solo Chanel, Dior e Balenciaga devono dettare la moda? Adele Fendi e suo marito Edoardo vestono di pelliccia Jaqueline Kennedy e Anna Mangano lanciando il loro nome tra gli astri della moda internazionale.
Rendo grazie a Cinzia Giorgio per questo esercizio di veridicità storica, per questa fedele ricostruzione di una Roma pulsante, bellissima, ricca, culturalmente evoluta, intellettualmente avanzatissima, che doveva confrontarsi (e scontrarsi) con una Chiesa potentissima e influente che aveva dalla sua parte gran parte del popolo e ne gestiva la mentalità e il modo di pensare nella vita privata.
Il secondo tema che vorrei affrontare parlando di Cinque sorelle è la costruzione della trama, montata con salti tempirali sapientemente dosati che riportano indietro il lettore e lo conducono avanti alternando flashback e narrazione contemporanea. Un sistema rischiosissimo perchè il lettore può perdere il filo e di conseguenza l’interesse per il libro.
Ebbene Cinzia Giorgio riesce a cambiare linguaggio e registro di narrazione al passaggio da un decennio all’altro, da un’ambientazione all’altra. E’ una magia che si ripete a ogni capitolo e tiene viva la lettura e l’attenzione del lettore. Davvero un intreccio ben riuscito che, seppure non lineare, risulta chiarissimo e dosa le informazioni ai momenti giusti.
Un paio di nei: la Giorgio usa i dialoghi di Cinque sorelle per fornire informazioni e, soprattutto alcune parti di botta e risposta tra Adele e suo marito, risulta una forzatura. É troppo palese l’intenzione didattica e l’info dumping appare chiaro. Troppo frettolosa la scomparsa dalla trama di un personaggio (non spoilero!) e poco motivata. Poteva essere molto più suggestiva.
Per il resto, un libro da non perdere!