Dopo averci fatto conoscere Il precursore, Matteo Caccia ci conduce lungo le strade del secondo capitolo del nuovo libro di Mathijs Deen – Per antiche strade –, pubblicato da Iperborea. Protagonista è Boiorix, comandante dei Cimbri, e il capitolo si intitola Il Profugo.
Chi erano i Cimbri
I Cimbri erano un’antica popolazione germanica e facevano parte di quel nutrito gruppo che, dal punto di vista dell’antica Roma, erano definiti barbari. Originari del Chersoneso Cimbrico nello Jutland – penisola del nord Europa divisa tra Danimarca e Germania – i Cimbri scesero verso il sud del continente alla fine del secondo secolo a.C, spinti via da un’onda di marea.
«Loro pensano che in qualche modo non ci sia più spazio per stare lì, perché il mare è arrivato a mangiarsi un pezzo di vita. E quindi, lungo il Danubio, lungo l’Elba, scendono lentamente, e arrivano verso sud, verso quella che ora è l’Italia» ci racconta Matteo Caccia.
Lo scontro con l’antica Roma è inevitabile.
Boiorix, comandante dei Cimbri
Non si sa molto di Boiorix e i suoi natali sono avvolti nel mistero. Non è chiaro nemmeno se sia nato cimbro, perché il suo nome richiama la tribù celtica dei Boi. Fatto sta che fu lui a guidare una parte importante del cammino dei Cimbri verso Roma e a perire per mano delle legioni del console Caio Mario nella truculenta Battaglia dei Campi Raudii. Una battaglia tanto epica da diventare anche un soggetto pittorico, come nel caso del quadro qui a sinistra, dipinto da Giambattista Tiepolo, tra il 1725 e il 1729.
La caduta di Boiorix è narrata in diversi libri, ma te ne consiglio due se vuoi approfondire l’argomento. Il primo è I giorni del potere, di Colleen McCullough. Si tratta di un romanzo storico che racconta gli ultimi anni della Repubblica romana e diverse figure di spicco di quell’epoca, tra cui il generale Caio Mario. E proprio parlando di lui, si narra della sua vittoria contro Boiorix. L’altro, si intitola Le battaglie più sanguinose della storia ed è scritto da Alberto Peruffo. Qui c’è un intero capitolo dedicato proprio alla Battaglia dei Campi Raudii.
Il Calderone di Obelix
«Tutto questo viaggio noi lo seguiamo osservando – o così ce lo racconta Mathijs Deen – un grande calderone, che è un calderone celtico ma porta con sé altri segni, altri disegni e altre scritte.» Nel podcast Matteo Caccia ci accenna alla storia di questo calderone, un reperto storico fondamentale per capire spostamenti e migrazioni sul suolo europeo. Ma perché si chiama ‘Calderone di Obelix?’ Non ce lo dice: la risposta potrai averla solo leggendo il libro.
«Le donne sono le mogli dei combattenti e se ne stanno in disparte, osservano la battaglia e poi suonano dei tamburi creati con delle pelle di animali che fanno un rumore molto cupo, molto basso, che riempie le vallate dove si svolgono queste battaglie e che terrorizza il nemico.» La loro presenza, ci racconta Matteo Caccia, era fondamentale. Non solo suonavano questi tamburi che incutevano timore nel nemico, ma riempivano il calderone di cui abbiamo accennato poco fa con il sangue dei vinti e praticavano l’antica arte divinatoria.
Il passaggio dei Cimbri in Italia
Matteo Caccia conclude questa puntata con la lettura di un brano tratto dal libro di Mathijs Deen in cui si descrive l’entrata dei Cimbri in Italia attraverso l’unico passaggio possibile, situato in quello che oggi è il Trentino Alto Adige. E qui avviene un importante scontro tra Cimbri e Romani, antecedente alla Battaglia dei Campi Raudii. Uno scontro che vede vincitori i Cimbri.
Il podcast Per antiche strade. Storie di viandanti che hanno fatto l’Europa è realizzato da Matteo Caccia e prodotto da Iperborea, in collaborazione con l’Ambasciata e il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi.
Ci vediamo alla prossima puntata!
bello l articolo, tuttavia tutti dicono che i Cimbri sono penetrati in Italia da est e scendendo dal fiume Atesim (Adige) Plutarco scrisse Atisonem cioè ad ovest ( Toce) poichè erano accompagnati dai TIGURINI helvezi loro alleati conoscitori dei passi alpini e confinanti con l attuale Piemonte, infatti gli stessi non parteciparono alla battaglia ma rimasero sui monti quando seppero della sconfitta terrorizzati tornarono nel loro territorio.
un saluto sincero a LISA ….MARIO