Cenerentola la ricorderemo tutti per quel suo abito azzurro scintillante, il diadema a cingerle il capo e i capelli dorati raccolti a incorniciare un visto angelico e due occhi ritratto di bontà e dolcezza. Eppure, come ben ricorderai, Cenerentola non ha sempre indossato né il diadema né tantomeno quell’abito brillante: per molto tempo la ragazza ha indossato vestiti consunti, logori e sporchi di cenere ecco da cosa deriva il soprannome datole.
Cenerentola: la perdita del padre, la matrigna, le sorellastre, il gran ballo e l’incontro con il principe
Un tempo, una bellissima bambina viveva felice assieme alla sua mamma ed al suo papà in una bellissima casa. Un giorno, però, la mamma morì e la bambina da allora visse accanto al padre che amava profondamente. L’amato padre, sentendosi solo, decise di sposare una donna arcigna e interessata solo al patrimonio dell’uomo; la donna aveva due figlie che non brillavano certo per la bellezza: Anastasia e Genoveffa.
Purtroppo, anche il padre della graziosa bambina morì e la stessa restò da sola con la matrigna e le sorellastre che, invidiose della beltà di quest’ultima, iniziarono a perpetrarle delle angherie. Il suo ruolo venne relegato a quello di sguattera, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Cenerentola: la poverina non faceva altro che pulire dalla mattina alla sera. Venne persino confinata nella polverosa soffitta dove fece amicizia con una simpatica famiglia di topolini.
Un bel giorno, il giullare di corte annunziò un grande ballo che si sarebbe svolto al castello e che tutte le fanciulle in età da marito avrebbero dovuto presenziare: tra questa si sarebbe potuta nascondere la futura moglie del bel principe. Inutile dire che le sorellastre e la matrigna non stavano nella pelle all’idea! Anche Cenerentola avrebbe voluto prendervi parte, ma sembrava che nessuno si curasse di lei, non aveva abiti da indossare e così si rassegnò a restare a casa, triste e sola, in compagnia dei suoi amici animali.
Quando la matrigna e le sorellastre furono uscite di gran corsa per dirigersi al ballo, una fata turchina, con tanto di cappello a punta, bacchetta e luccichii, comparve all’improvviso. La ragazza fu stupita di vederla, ma la fata non si perse d’animo e spiegò alla ragazza che l’avrebbe aiutata ad andare alla festa.
E così un po’ di magia qua, un po’ di magia là ed ecco che una zucca venne trasformata in carrozza, un paffuto topolino divenne il cocchiere e gli stracci di Cenerentola vennero trasformati in un bellissimo abito – quello che noi tutte conosciamo – e infine i piedi della ragazza vennero fasciati da due preziose scarpette di cristallo.
La fata la esortò ad andare alla festa, ma le raccomandò di tornare entro la mezzanotte, ora in cui l’incantesimo avrebbe avuto termine.
Cenerentola, che sprizzava gioia da tutti i pori, si diresse al castello ove, al suo arrivo, raccolse su di sé gli sguardi di ammirazione dei presenti e persino della matrigna e le sorellastre che, però, non la riconobbero. Il principe stesso ne rimase incantato tanto che non fece altro che ballare con la ragazza per tutta la sera, non avendo occhi che per lei.
D’un tratto Cenerentola udì i rintocchi, la mezzanotte era arrivata in un batti baleno! Doveva correre via o l’incantesimo si sarebbe spezzato! Corri Cenerentola, corri! Giù via per la scalinata mentre il principe la supplicava di fargli conoscere almeno il suo nome… nella fuga la dolce ragazza perse una delle preziose scarpette.
Qualche giorno dopo, il principe, non potendosi rassegnare a non trovare quella ragazza che lo aveva fatto innamorare perdutamente, decise che avrebbe fatto provare la scarpetta perduta a tutte le fanciulle del reame: prima o poi avrebbe trovato la proprietaria, la ragazza non poteva essere certo scomparsa nel nulla!
Giunse quindi all’abitazione della matrigna, oh le sorellastre fecero a gara per fare entrare i loro grassi piedoni in quella scarpetta così delicata, ma non ci fu nulla da fare: le proprietarie non erano loro.
Il messo notò Cenerentola, che se ne stava mesta in un angolo della casa, così la invitò a provare la scarpetta, ma la matrigna si oppose fermamente; il messo però le fece capire che non spettava a lei decidere e così la pregiata scarpetta venne calzata dalla ragazza e a quel punto la magia si compì: Cenerentola si trasformò nella splendida ragazza del gran ballo.
La ragazza venne condotta al palazzo dove il principe l’accolse a braccia aperte e volle prenderla subito in sposa.
E la matrigna e le sorellastre, mi chiederete? Cenerentola aveva troppa bontà per portare rancore e così decise di perdonare coloro che le avevano causato tanto malessere e tristezza.
Il principe e Cenerentola erano bellissimi insieme, risplendevano di amore e gioia, anche loro vissero sempre felici e contenti.
Cenerentola: quando la bontà d’animo viene sempre premiata
Cosa ci insegna la favola di Cenerentola? La ragazza ha subìto delle vere e proprie cattiverie dalla matrigna e dalle sorellastre Anastasia e Genoveffa, sarebbe stato facile per lei ripagarle con la stessa moneta. Avrebbe potuto farle bandire dal regno per sempre. Invece no, Cenerentola ha scelto il perdono, ha scelto di non provare né rabbia né vendetta, perché il suo cuore è puro e sincero, incapace di provare una qualsiasi forma di astio.
Questa favola ci mostra, infine, come l’essere buoni d’animo, gentili e speranzosi ripaghi sempre: forse la bontà è oggi un valore sottovalutato o addirittura considerato segno di debolezza, in realtà non è così: la bontà d’animo è una dote rara quanto preziosa e chi la possiede, possiede una enorme ricchezza.