La giornalista Cecilia Sala è stata arrestata il 19 dicembre scorso in Iran. La giovane reporter ha numerose esperienze alle spalle come reporter da zone di guerra o aree di crisi. La giornalista è in isolamento da otto giorni nel noto carcere di Evin, a Teheran, ma si trova fortunatamente “in buone condizioni di salute”. Il suo arresto in Iran è stato reso noto solo oggi, quando non è stato più possibile mantenere la riservatezza, mentre cresceva la preoccupazione di familiari e colleghi. Il governo italiano, con il coinvolgimento della Farnesina e di Palazzo Chigi, è “impegnato per riportarla in Italia il prima possibile“. I dettagli della vicenda sono stati condivisi dai suoi colleghi, una volta che la notizia è diventata pubblica.
Chi è Cecilia Sala?
Cecilia Sala, giovane giornalista italiana di 29 anni, è nota per i suoi reportage incisivi e il suo impegno nel raccontare storie dai teatri di conflitto. Nata a Roma il 26 luglio 1995, Sala ha intrapreso la carriera giornalistica collaborando con Vice Italia nel 2015, per poi approdare a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro su La7 nel 2016, dove ha affinato le sue competenze fino a diventare giornalista professionista. Oggi è una delle voci di punta di Chora Media, grazie al podcast “Stories”, e una firma riconosciuta del quotidiano “Il Foglio”.
Nel frattempo, dal 2014 al 2018, frequenta l’università Bocconi a Milano, interrompendo poi gli studi pochi mesi prima di conseguire la laurea proprio per dedicarsi alla passione del giornalismo.
Da allora incrementa le sue collaborazioni, soprattutto su temi di politica estera. Scrive, infatti, per Wired, Vanity Fair e L’Espresso, specializzandosi in particolare su America Latina, un’area che la giornalista reputa molto interessante come laboratorio di temi che finiscono poi ai primi punti dell’agenda globale (come l’emergenza climatica e il populismo) e Medio Oriente. Segue sul campo la crisi in Venezuela, le proteste in Cile, la caduta di Kabul nelle mani dei talebani e la guerra in Ucraina.
Reportage dai teatri di guerra
Nel corso della sua carriera, Cecilia Sala ha dimostrato un coraggio fuori dal comune, realizzando reportage da alcune delle zone più pericolose del mondo. Ha raccontato la guerra in Ucraina e la drammatica riconquista dell’Afghanistan da parte dei Talebani nel 2021. Con uno stile diretto e una profonda sensibilità, Sala ha saputo dare voce a storie di resistenza, dolore e speranza, guadagnandosi una solida reputazione come reporter internazionale.
L’arresto a Teheran
Il 19 dicembre 2024, durante una missione giornalistica a Teheran, Cecilia Sala è stata arrestata dalle autorità iraniane. Stava lavorando con un regolare visto da giornalista rilasciato per conto de “Il Foglio” e Chora Media. Tuttavia, la sua presenza e la sua attività non sono passate inosservate in un Paese che ha spesso mostrato diffidenza verso i media internazionali, specialmente nel delicato contesto attuale.
Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, Cecilia Sala è stata accusata di “attività contrarie agli interessi dello Stato”. Questa formula generica è spesso utilizzata dal regime iraniano per giustificare l’arresto di giornalisti e attivisti. Sala è attualmente detenuta in isolamento nel carcere di Evin, noto per le dure condizioni di reclusione e per ospitare prigionieri politici e dissidenti.
Il comunicato di Chora Media
“Cecilia Sala è stata arrestata a Teheran giovedì 19 dicembre e si trova in una cella di isolamento da una settimana. È stata trasferita nella prigione di Evin, nota per detenere i dissidenti, e al momento non è stato ancora reso noto il motivo del suo arresto, che appare incomprensibile. Diffondiamo questa drammatica notizia solo ora, poiché le autorità italiane e i genitori di Cecilia ci avevano chiesto di mantenere il silenzio, nella speranza che ciò potesse favorire una rapida liberazione, che purtroppo non è ancora avvenuta.”
“Cecilia – continua la nota – era partita da Roma per l’Iran il 12 dicembre, munita di un regolare visto giornalistico e delle necessarie tutele per una giornalista in trasferta. Durante il suo soggiorno, aveva realizzato diverse interviste e prodotto tre episodi del suo podcast Stories di Chora News. Il suo rientro a Roma era previsto per il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono ha smesso di funzionare. Conoscendo Cecilia, che ha sempre inviato gli audio per il podcast con grande puntualità, anche durante i momenti più difficili sul fronte ucraino, ci siamo allarmati. Insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, abbiamo contattato l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri. Abbiamo cercato di raggiungere i suoi contatti in Iran, ma nessuno sapeva dove si trovasse. Venerdì mattina, non si è imbarcata sul volo di ritorno, e la situazione è diventata ancora più preoccupante.”
“Poche ore dopo, la nota prosegue, il telefono di Cecilia si è riacceso: ha contattato sua madre per informarla di essere stata arrestata e portata in carcere, e che le era stato concesso di effettuare una breve telefonata. Non ha potuto aggiungere altro. Da quel momento, le autorità italiane hanno avviato le loro operazioni, in cui riponiamo piena fiducia e con cui siamo in continuo contatto, per comprendere quanto accaduto e per riportarla a casa. Solo dopo otto giorni, venerdì 27 dicembre, Cecilia ha ricevuto la visita dell’ambasciatrice italiana a Teheran. Cecilia Sala è una giornalista professionista che collabora con Chora News e Il Foglio, e si trovava in Iran per svolgere il suo lavoro con la dedizione, la cura, la passione e la professionalità che tutti le riconoscono. La sua voce libera è stata soppressa e l’Italia e l’Europa non possono accettare questo arresto ingiustificato. È fondamentale che Cecilia Sala venga liberata immediatamente. #FreeCecilia.”
Reazioni internazionali
L’arresto di Cecilia Sala ha suscitato una forte ondata di indignazione in Italia e all’estero. Organizzazioni internazionali per la libertà di stampa, tra cui Reporters Without Borders, hanno chiesto il rilascio immediato della giornalista, sottolineando come il suo lavoro rappresenti un diritto fondamentale alla libera informazione.
Anche il governo italiano si è mobilitato per ottenere chiarimenti sul caso. Il Ministro degli Esteri ha dichiarato di essere in contatto con le autorità iraniane per garantire la sicurezza e il rilascio della reporter, sottolineando l’importanza della tutela dei diritti umani.
L’arresto di Cecilia Sala rappresenta l’ennesimo episodio di repressione contro i giornalisti in Iran, un Paese che già da tempo occupa i livelli più bassi nelle classifiche globali sulla libertà di stampa. Tuttavia, la vicenda di Sala è anche un monito sull’importanza di proteggere coloro che rischiano la vita per raccontare la verità.
Mentre la comunità internazionale segue con apprensione gli sviluppi del caso, la giornalista italiana rimane un simbolo di coraggio e dedizione al giornalismo. Il suo arresto è un richiamo alla necessità di difendere la libertà di informazione, soprattutto nei contesti più complessi e pericolosi.