Osservando lo sviluppo delle tecniche di creazione dei libri antichi, è possibile seguire le fila della storia stessa. Dai papiri ai rotoli di pergamena, dai codici miniati ai libri rilegati con copertine di pelle, fino alle opere in copertina rigide o in brossura a cui siamo abituati oggi. Prestando, però particolare attenzione ai libri rilegati dal Sei-Settecento in poi, si può notare la comparsa di un dettaglio particolare: la carta marmorizzata.
Tipicamente utilizzata nel risguardo (la pagina di libro che si vede appena aperta la copertina, e che precede quella con le informazioni sull’ editore e con il titolo dell’opera) la carta marmorizzata è caratterizzata da una fantasia astratta creata con inchiostri di vari colori che ricorda i motivi tipici del marmo.
Marmorizzazione: il processo attraverso cui viene creata la carta marmorizzata
Il processo per creare la carta marmorizzata consiste nel preparare un bagno di soluzioni acquose miste a gomme naturali, che hanno lo scopo di rendere il liquido più viscoso, estratti di alga e cellulosa, a cui poi vengono aggiunti colori ad acqua o a olio diluiti con trementina o bile di fegato di suino o bovino. Grazie a questi ultimi ingredienti, che hanno la caratteristica di non sciogliersi in acqua, il colore rimane sulla superficie della soluzione e non si diluisce.
L’artigiano, attraverso varie tecniche, che vanno dal far gocciolare il colore dalle setole del pennello, all’utilizzo di pettini formati da una tavoletta di legno su cui vengono fissati dei chiodi, fatti poi scorrere sulla superficie dell’acqua per mescolare i colori – il variare del diametro dei chiodi e della distanza tra l’uno e l’altro permettono di variare il disegno – è in grado di creare le bellissime e uniche fantasie che caratterizzano la carta marmorizzata.
L’ultimo passaggio consiste nell’appoggiare il foglio di carta sulla superficie della soluzione, aspettare per qualche istante che il colore venga assorbito, per poi rimuovere la carta senza rovinare il disegno (e qui nulla aiuta se non l’esperienza).
Oggi, il processo di creazione della carta marmorizzata è stato reso più accessibile. Per quanto, infatti, ci siano ancora botteghe che la creano con la tecnica tradizionale – soprattutto nella zona di Firenze – e che a volte organizzano workshop e laboratori per imparare, sono disponibili in commercio anche kit che consentono di fare quest’esperienza anche a livello amatoriale.
La storia della carta marmorizzata, però, è molto, molto antica
I primi esemplari di decorazioni simili a quelle che compongono la carta marmorizzata risalgono a alla fine del X secolo, in Cina. La tecnica era, tuttavia, diversa, in quanto il foglio di carta veniva fatto scorrere su un composto di farina fermentata, a cui venivano aggiunti dei colori. Più simile al processo di creazione odierno era invece quello giapponese, i cui primi esempi risalgono al XII secolo circa. Pare che l’effetto marmorizzato si ottenesse immergendo in acqua dipinti ad inchiostro, i sumi-e, appena realizzati. Così facendo, la pittura ancora fresca sarebbe risalita in superficie, creando motivi astratti che sarebbero poi stati impressi su altra carta.
Durante il XV secolo l’arte di creazione della carta marmorizzata iniziò a essere presente anche in Asia centrale e Medio Oriente, raggiungendo l’impero turco-ottomano nel corso del secolo successivo. Ad oggi non ci sono prove che tale arte si sia diffusa dalla Cina e dal Giappone verso Occidente, anche perchè la tecnica utilizzata dalle popolazioni arabe è completamente diversa dalle precedenti e probabilmente l’antenata di quella moderna: il colore veniva applicato sulla superficie di una soluzione viscosa, su cui poi veniva poggiata la carta. L’arte della creazione della carta marmorizzata si sviluppò a un tale livello da essere insegnata nelle accademie d’arte di Istanbul.
Fu probabilmente proprio a Istanbul che, durante il XVII secolo, mercanti e viaggiatori europei s’imbatterono in esemplari di carta marmorizzata, che riportarono in patria con loro. Il successo di questo particolare tipo di decorazione fu tale che venne utilizzata non solo per impreziosire i libri, ma anche l’interno di cassetti, armadi e librerie. Ben presto iniziarono a venire pubblicati manuali che parlavano del processo di creazione, come Verlichtery kunst-boeck scritto da Gerhard ter Brugghen e pubblicato ad Amsterdam nel 1616. Nel 1695 la Banca d’Inghilterra utilizzò il processo di marmorizzazione per decorare delle banconote, salvo poi ritirarle dal circuito quando vennero facilmente contraffatte.