È morto Carlos Ruiz Zafon. Una notizia che mi ha colpito, lo scrittore catalano era il mio preferito. A stroncarlo a 55 anni una lunga malattia che lui ha voluto vivere con riservatezza, chiuso nella sua casa di Los Angeles.
A diffondere il comunicato il quotidiano El Pais definendolo “uno dei migliori romanzieri contemporanei” oltre alla casa editrice Planeta con la quale Zafon ha collaborato per oltre vent’anni.
Carlos Ruiz Zafon la sua narrativa
Oltre alla indiscussa valenza letteraria, Zafon è legato all’enorme successo conquistato con L’ombra del vento, il primo dei libri che fanno parte della quadrilogia de Il Cimitero dei libri dimenticati. Di seguito lo scrittore scrive Il gioco dell’angelo pubblicato nel 2008, Il prigioniero del cielo uscito nel 2012 e Il labirinto degli spiriti l’ultimo romanzo di oltre 800 pagine, tutti editi da Mondadori e tradotti da Bruno Arpaia.
Se mi è consentito dare un giudizio personale, andando oltre la mera notizia che mi addolora, è testimoniare quanto i romanzi di Zafon trascendano dalla normale narrativa. Un elemento non sempre condiviso, almeno da una piccola parte degli acculturati convinti che il successo avesse preso troppo la mano. Personalmente dissento. Non credo si potrà fare esperienza di lettura così coinvolgente e affascinante come quella dello scrittore catalano. Capace di prenderti per mano per farti respirare il profumo della magia che perfino un libro dimenticato può dare. Un mix affascinante tra il fantastico e il gotico dove il mistero è il vero protagonista della storia.
Leggere un libro di Zafon ha significato accettare regole ben precise. Seguire i personaggi, i tempi di narrazione, la loro vita, i loro segreti, la loro crescita interiore. Ogni romanzo è la logica conclusione del precedente. Accostarsi alla lettura di un suo libro dava per scontato la conoscenza del precedente. Il suo linguaggio andava interpretato ma sapeva far sognare trasformando il lettore in protagonista della sua storia,
Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.
Carlos Ruiz Zafon, La vita e la produzione letteraria
Della vita e la produzione letteraria dello scrittore spagnolo ti ho molto parlato nell’articolo dedicato a L’Ombra del vento. Ti ho parlato delle sue origini catalane: Carlo Ruiz Zafon, infatti, era nato a Barcellona nel settembre del ’64, completato gli studi presso un collegio di gesuiti della sua città. Inizia il suo lavoro come direttore creativo di un’importante agenzia ma nel frattempo è già impegnato a scrivere Il principe della nebbia un romanzo per ragazzi che viene pubblicato nel 1993 e con il quale vince il premio Edebé (letteratura per ragazzi).
Dopo il divorzio dalla moglie, si trasferisce a Los Angeles, sua residenza attuale. Qui inizia a lavorare per Hollywood scrivendo sceneggiature per il cinema intanto continua a scrivere e pubblica Il Palazzo della Mezzanotte, Le Luci di Settembre che chiudono la trilogia della Nebbia iniziata con il libro d’esordio, e Marina.
Nel 2001 Carlos Ruiz Zafon pubblica L’Ombra del Vento che con il quale ottiene numerosi premi a livello internazionale e che lo consacra a livello letterario in tutto il mondo. In Italia viene pubblicato nel 2004 da Mondadori, che arriverà alla ristampa numero 38 nel 2011. 8 milioni di copie vendute nel mondo, tradotto in più di 36 lingue e solo in Italia, un milione e mezzo, acclamato come una delle grandi rivelazioni letterarie degli ultimi anni conquistando il Premio Barry per il miglior romanzo d’esordio nel 2005.
La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione.
Carlos Ruiz Zafon affida i suoi pensieri a Firmin uno dei personaggi chiave del romanzo il resto delle suoi sogni li ha affidati a chi deciderà di leggere i suoi libri
“Mi abbandonai a quell’incantesimo fino a quando la brezza dell’alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull’ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti.
Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L’eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale, non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo, prima o poi faremo ritorno.”
Buon Viaggio Carlos