La malattia non perdona, non guarda in faccia nessuno, nemmeno tu che sei stata la più grande sei riuscita a vincere… Carla Fracci ha perso contro un tumore che l’ha portata via da noi.
Chi è stato grande in questa vita non se ne va mai veramente, e lei è stata immensa, magnifica. Il candore dei suoi vestiti di scena, il bianco degli abiti che era solita indossare, la grazia della sua camminata e delle sue movenze insieme alla sua parlata sempre composta sono ciò che ricorderà chiunque di questa donna.
Io non voglio ricordardi con parole tristi o stucchevoli, ma una cosa te la devo dire, ovunque tu sia:
su quel palco del Teatro alla Scala di Milano eri incantevole, io, piccola tra tante piccole che sognavano quel palco, sempre con i piedi doloranti perche indossavo per troppo tempo quelle scarpette da punta, non dimenticherò mai la bellezza di quel balletto. E ora te lo dico… sei immensa!
Parlare di Carla Fracci non è semplice, c’è tantissimo da dire, e lo faccio ripercorrendo la sua autobiografia del 2013 Passo dopo passo.
Carla Fracci nasce da una famiglia umile, non avvezza ai teatri di tutto il mondo, e trascorre l’infanzia nella campagna lombarda. Il padre Luigi era tranviere e operaia la madre Santina, che era lontana parente di Giuseppe Verdi.
Giovanissima entra alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala, e di qui inizia la sua carriera che la porterà a essere l’etoile di questo prestigioso teatro e poi a girare i palcoscenici di tutto il mondo con rinomate compagnie teatrali. Da Los Angeles a Mosca, da L’Avana aTokyo, Londra.
Carla confessa che l’amore per la famiglia e l’onestà, per la danza, per la musica e l’armonia, è
“ciò che mi porta l’ispirazione, ancor più dell’ambiente”.
Carla Fracci è stata partner artistica dei più gloriosi danzatori del mondo: Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Mario Pistoni e Paolo Bortoluzzi. E poi Margot Fonteyn, Gelsey Kirkland, Alicia Markova.
Eugenio Montale, uno dei tanti poeti che ha conosciuto e che l’ammiravano, le dedicò la lirica: La danzatrice stanca.
Carla aveva un solo grande desiderio:
“che in Italia nasca una Compagnia nazionale di balletto, una Compagnia che possa girare il mondo con le nostre eccellenze senza alcun timore di dare possibilità importanti soprattutto ai giovani, che non devono sentirsi costretti a espatriare”
Del 2020 l’ulimo libro a lei dedicato da Elisabetta Testa e Roberta Albano
Carla Fracci & Rudolf Nureyev
Cosa raccontano oggi le vite e le esperienze artistiche di due grandi stelle della danza del Novecento? Carla Fracci e Rudolf Nureyev hanno cambiato la percezione della danza e del balletto in Italia e nel mondo. Il loro incontro è stato un evento deflagrante per la scena teatrale italiana, e qui viene rievocato anche attraverso le testimonianze dei protagonisti e della stampa dell’epoca. Le autrici, con due stili diversi e personali, ricostruiscono innanzitutto l’ambiente culturale in cui questo pas de deux è avvenuto partendo dalla scena del balletto nell’Italia del dopoguerra, e ripercorrono poi – insieme alle tappe artistiche del binomio Fracci-Nureyev – le straordinarie carriere individuali delle due étoiles. Per i lettori più giovani, ai quali il libro è espressamente destinato, il racconto rappresenta l’occasione di conoscere la fervente atmosfera di un periodo, tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, in cui il balletto si rinnova in una rilettura fresca e attuale del repertorio ottocentesco. Fracci e Nureyev hanno sempre ricercato nuovi personaggi da interpretare e hanno esplorato nuove emozioni nell’incontro con giovani coreografi contemporanei, cosa estremamente rara, fino ad allora, tra le stelle del balletto classico. Intorno al loro legame artistico e personale, si muovono e danzano, nei ricordi e nelle testimonianze, gli altri grandi protagonisti della danza di quegli anni: Erik Bruhn, Margot Fonteyn, Aurelio Milloss, Maurice Béjart, Roland Petit, George Balanchine, Martha Graham, Paolo Bortoluzzi, Elisabetta Terabust, Luciana Savignano e tanti altri.
Sono più di duecento i personaggi interpretati da Carla Fracci, è stata più di duecento personaggi in più di duecento i ruoli, portati in scena con serietà e consapevolezza, perché “il balletto ha un linguaggio più penetrante di quello teatrale, forse è proprio l’assenza della parola a renderlo tale”.
Ora non ci resta che ritrovare lei ogni volta che vedremo Giselle, Giulietta, Cenerentola, Medea, Swanilda, Francesca da Rimini… interpretate da chi prenderà il suo pòosto sui palcoscenici