Diciamocelo chiaro e tondo, se in Pinocchio non ci fosse stata la Fata Turchina, probabilmente il celebre burattino non avrebbe fatto chissà quanta strada. Imbrogliano dal Gatto e la Volpe, trasformato in un somarello o con un naso così lungo da diventare trespolo perfetto per uno stormo di piccioni poco importa, ciò che conta è che, alla fine, grazie a delle scuse sentite, alla promessa di stare lontano dai guai (ahimè non sempre mantenuta) e a tanto buon cuore da parte della donna, Pinocchio è sempre riuscito a cavarsela.
È persino diventato un bambino vero! Certo, dopo che l’opinione pubblica e i lettori hanno caldamente e insistentemente chiesto a Collodi di cambiare il finale: un “visse per sempre felice e contento”, piuttosto che l’impiccagione, com’era nella prima versione.
Tornando, però, alla Fata Turchina, viene spontaneo pensare che, essendo un personaggio così importante nella trama, diventato con il tempo ben intrecciato nella cultura di massa (non credo sia un caso che molti costumi di carnevale da fatina siano azzurri, non trovi?), elle venga rappresentata nel migliore e più autentico dei modi… o forse no?
Di che colore sono i capelli della Fata Turchina?
«una bella bambina, coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto»
Così la descrive Collodi durante la sua prima apparizione all’interno della storia, all’altezza del quindicesimo capitolo. L’immagine di una ragazza delicata, eterea, una fata, per l’appunto. E come potranno mai essere i capelli di una creatura magica, se non di una tonalità inusuale?
Tuttavia, la vera, grande domanda che dobbiamo porci è: di che tonalità di blu sono i capelli della Fata Turchina? Sono celesti come il cielo d’estate? Oppure di una sfumatura più pacata e sobria, come l’azzurro cenere? Turchesi? Magari, invece, sono indaco, quel magico colore che è un po’ blu, un po’ viola e, nello spettro più chiaro, quasi lilla. Potrebbero anche essere di un azzurro così tenue da somigliare al bianco. Forse, invece, aveva ragione Walt Disney a disegnarla bionda e vestita di celeste (non che i suoi film d’animazione siano sempre gli esempi più strabilianti di fedeltà all’opera originale, in verità).
La risposta è tutta racchiusa in un termine: turchino. Che colore è il turchino? Si tratta, dopotutto, di una parola ormai in disuso, che probabilmente associamo soltanto a questo specifico personaggio della narrativa classica, ma che non porta più con sé anche l’idea di una sfumatura di blu ben precisa.
Tagliamo, quindi, la testa al toro e risolviamo la questione: la Fata Turchina ha i capelli blu, a volte così scuri da poter sembrare neri. Non lilla, non celesti, non bianchi con una punta di cielo, ma blu. A questo punto, viene spontaneo chiedersi come mai Collodi, allora, non abbia semplicemente utilizzato quest’altra parola nella sua descrizione, giusto? Se avesse descritto la chioma della fata come del colore di quelle notti in cui le stelle sembrano riposare su un cielo di velluto scuro, sarebbe stato molto più chiaro.
Tuttavia, c’è un dettaglio importante di cui tenere conto: a fine Ottocento, quando Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è stato scritto, il termine utilizzato per descrivere il colore in esame era proprio turchino. Blu, infatti, deriva dal francese ed è diventato sono in seguito la scelta più comune tra i parlanti d’italiano – inizialmente a optare per esso era chi voleva distinguersi.
E giusto per ragionare un attimo sull’etimologia di turchino, sono state individuate due possibili radici: turchese o Turco. Turchese come reminiscenza del passato in cui la lingua italiana non distingueva tra azzurro chiaro, blu scuro e tutto ciò che sta nel mezzo, assegnando loro un nome derivante dal materiale necessario per creare il pigmento, la pietra turchese. Turco era, invece, una città della Mauritania famosa per i marmi con sfumature bluastre estratti nelle cave del suo territorio.