Da stamattina si legge sui giornali che la Ever Given è stata disincagliata, ma le immagini della gigantesca nave porta container di traverso nel Canale di Suez hanno fatto il giro del mondo negli ultimi giorni. Tra l’ironia dei meme, soprattutto quelli creati dalla fotografia di un piccolo scavatore di fianco all’infinita prua della nave, e la preoccupazione per l’ingente danno economico, è emersa con prepotenza l’importanza di questo passaggio marittimo, creato nel 1869.
Il Canale di Suez è nominato in moltissimi libri. In Un indovino mi disse, di Tiziano Terzani, si legge: «Per quasi tre settimane non toccammo più terra e i giorni si seguirono, uno dietro l’altro, costantemente nell’attesa di una meta: la vista di Scilla e Cariddi, il passaggio attraverso lo Stretto di Messina, l’imbocco del Canale di Suez, la sosta ai Laghi Amari, l’ingresso nel Mar Rosso e l’attraversamento di uno dei punti più caldi della terra.» Ringrazio la pagina Facebook ufficiale di Tiziano Terzani da cui ho preso la citazione qui sopra e in cui si può leggere un estratto più ampio, dedicato ai cambiamenti che l’avvento dei container ha causato.
E ancora: il Canale di Suez è un passaggio obbligatorio per Nellie Bly nel suo viaggio intorno al mondo, come lo è per tantissimi viaggiatori e viaggiatrici che attraversano quest’area. Come, per esempio, Annemarie Schwarzenbach, scrittrice, fotografa e giornalista svizzera, che descrive lo spostamento lungo il Canale di Suez nel libro La via per Kabul.
Ma qual’è la storia del Canale di Suez?
Ecco qui tre libri per farsi un’idea. Il primo si intitola Suez. Il canale, l’Egitto e l’Italia. Da Venezia a Cavour, da Mussolini a Mattei, scritto da Marco Valle e pubblicato da Historica Edizioni. Il secondo è Il Canale di Suez dalla Via della Seta al Coronavirus, di Luisa Ruggieri, pubblicato a inizio del 2021 da Tabula Fati. L’ultimo, e più recente, è Il canale delle spie. Storia della crisi di Suez, scritto da Massimo Campanini e Marco Di Donato, per Edizioni Salerno.
Suez. Il canale, l’Egitto e l’Italia. Da Venezia a Cavour, da Mussolini a Mattei
Nel 2019 il canale di Suez festeggerà i suoi primi 150 anni. Un secolo e mezzo di studi, progetti, lavoro, traffici ma anche di intrighi, complotti, speculazioni, guerre e rivoluzioni. La grande opera, passaggio strategico dell’economia mondiale e nodo geopolitico, fu al “tempo dell’imperialismo” sigillo e garanzia del potere anglo-francese sul Levante e sul Mediterraneo.
Per l’Egitto, espropriato e umiliato, il canale divenne il simbolo del proprio riscatto, una lunga battaglia vinta da Nasser nel 1956 e consolidata dai suoi successori. Per l’Italia, “minore tra le potenze maggiori”, l’idrovia fu cruccio, ambizione, obiettivo e infine, grazie a Enrico Mattei, occasione di incontro.
Suez, quindi, come cartina tornasole per interpretare il “great game” mediterraneo, capire l’Egitto di ieri e di oggi, comprendere slanci, velleità e potenzialità del “sistema Italia”.
Il Canale di Suez dalla Via della Seta al Coronavirus
Il 4 e il 5 dicembre 2019 si è tenuto, presso l’Università degli Stranieri di Siena, in collaborazione con l’Università di Helwan del Cairo, il Convegno internazionale Un itinerario tra Oriente e Occidente: la Via della Seta dal (e verso il) Mediterraneo. L’intervento di Luisiana Ruggieri su Il Canale di Suez parte dalle origini dell’ideazione dell’opera fino alla progettazione del Canale da parte dell’ingegnere italo-austriaco Luigi Negrelli, e alla sua realizzazione nel 1869.
A distanza di 150 anni dalla sua costruzione, il Canale marittimo rimane una delle arterie fondamentali della globalizzazione ed è una tappa obbligatoria della rotta che dall’Asia conduce all’Europa e viceversa. Il raddoppio del Canale di Suez, completato e inaugurato nel 2015, costituisce una pietra miliare del sostegno cinese alla Via della Seta Marittima; il tempo di percorrenza si è ridotto in modo da ottimizzare le attività che si svolgono su quella rotta commerciale.
L’arrivo della pandemia ha distrutto l’economia mondiale; a pagarne le conseguenze sono soprattutto le classi sociali più deboli, spesso in balia dell’ipocrisia, della falsità, e dell’indifferenza da chi ha in mano le leve del potere.
Il canale delle spie. Storia della crisi di Suez
Il 1956 fu un anno decisivo per le sorti del mondo arabo-islamico. La crisi di Suez dell’ottobre di quello stesso anno, scaturita dalla nazionalizzazione del canale (avvenuta nel luglio 1956), aveva sancito la fine degli imperialismi britannico e francese e il conseguente, prepotente, ingresso in scena degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Sovietica.
Un passaggio di consegne fatto di complotti, accordi segreti, colpi di scena, carte bollate, spie e carri armati durato dall’ottobre del 1956 sino alla primavera del 1957. Una storia dove agenti dell’intelligence, vecchi monarchi, militari e politici intrecciano i loro destini ognuno nel disperato tentativo di salvaguardare i propri interessi. Questo libro ricostruisce i complessi e ancora oscuri avvenimenti di quegli anni, accompagnando il lettore fra gli intrighidi palazzo e i retroscena, in parte ancora mai raccontati, di quei tumultuosi mesi.
Il tutto partendo dalla vita del giovane Nasser, dal suo esordio nella vita pubblica egiziana sino alla conquista della presidenza dell’Egitto. Un’avvincente spy story che portò il mondo sull’orlo del terzo conflitto mondiale, cambiando per sempre gli equilibri del Medio Oriente.