Buongiorno iCrewer! Oggi, per la quindicesima casella del Calendario dell’Avvento, ho deciso di regalarti una storia. È un breve racconto che ho scritto io, e spero che ti piaccia. Si intitola “Il mostro delle nevi e il cucciolo di uomo“.
Dopo il primo tentativo con Cookie, l’omino di Pan di Zenzero, di qualche giorno fa, ho deciso di dare di nuovo sfogo alla mia immaginazione e stare a vedere cosa ne sarebbe uscito. Il risultato è un po’ meno natalizio del previsto, forse, ma credo che metta in luce alcuni aspetti fondamentali delle feste: lo stare insieme, l’avvicinarsi agli altri e, di conseguenza, il cercare di rispettare i bisogni e le necessità di tutti al meglio delle nostre capacità.
Se stai cercando una storia con protagonisti fantastici e sul tema dell’amicizia, dopo aver letto il mio racconto, ti consiglio di guardare il film di animazione Il piccolo Yeti, io l’ho trovato bellissimo e, a tratti, commovente.
Il mostro delle nevi e il cucciolo di uomo
Anche quest’anno l’inverno non è così freddo. Passato è il tempo del lago coperto da metri di ghiaccio, del vento tagliente, della neve che copriva qualunque superficie, del gelo che giungeva fin nelle ossa, non importa quanto cercasse di ripararsi.
Ora, invece, sembra quasi un autunno più rigido del normale: le nevicate non sono più prevedibili, e anche quando giunge, non è detto che la coltre bianca resista per tutta la stagione. Alcuni animali sembrano perfino non andare più in letargo o, quanto meno, il loro sonno non sembra più così profondo e impenetrabile.
In questo mondo non più di ghiaccio e gelo, che posto potrà mai avere il mostro delle nevi? Per secoli le bianche distese erano state il suo rifugio, il luogo prediletto per nascondersi agli umani, per continuare a vivere, mimetizzato e nascosto dalla neve e dal ghiaccio. La sua vita era stata semplice, tutto sommato: d’estate approfittava della notte per uscire dalla grotta, la luce della luna che si rifletteva sulla sua pelliccia candida era più che sufficiente a rischiare la via; d’inverno vagava libero, con passi felpati. A volte, durante le tempeste, lui e i suoi simili giocavano a rincorrersi, quando la bufera celava le loro risate roboanti.
Pian piano, però, gli inverni erano diventati sempre più caldi, e come può sopravvivere un mostro delle nevi, quando la pelliccia che dovrebbe proteggerlo dalle gelate, non fa che aumentare il suo senso di soffocamento e arsura?
E così la sua gente è diminuita sempre più, finché è rimasto solo lui.
Lui, che ha scelto di correre un rischio enorme, uscendo dal suo rifugio quando il sole è ancora alto. La curiosità ha avuto la meglio: dopo ore in cui la sua foresta era pervasa da strani rumori e richiami, ha deciso di andare a investigare.
È così che ha trovato il cucciolo di uomo, un esserino che sicuramente aveva visto meno di dieci inverni, impegnato ad ammucchiare la neve fresca.
I loro sguardi si incrociano, e il mostro delle nevi si prepara a udire quelle urla lancinanti che sa per esperienza che gli umani sono in grado di lanciare. Tuttavia, ciò non accade, anzi. Il silenzio è rotto da quelle che hanno tutta l’aria di essere esclamazioni di sorpresa, ma nulla più.
Il cucciolo si avvicina a piccoli passi, facendo scricchiolare la neve. Tende una mano e le sue dita guantate sfiorano piano la bianca pelliccia. Il suo naso e le sue guance, però, sono arrossate; è scosso da brividi continui. Sebbene il sole sia ancora nel cielo, il freddo della notte comincia a farsi sentire, e il piccolo è solo, in mezzo alla foresta innevata.
Forse, pensa il mostro, in altri tempi avrebbe lo lasciato al suo destino, ancora troppo adirato per i danni che la sua gente aveva causato, ma ora si rende perfettamente conto che i nuovi nati non hanno colpe, e che non sarebbe giusto abbandonarlo così, solo e al freddo.
Mentre guarda il genitore umano riabbracciare il suo piccolo, mentre incrocia occhi adulti e consapevoli, colmi di gratitudine e di apprensione, senza che un sola parola crudele venga pronunciata, anzi, solo suoni di ringraziamento, il mostro delle nevi non può fare a meno di pensare che, forse, c’è ancora la speranza che gli inverni tornino freddi e che altri mostri delle nevi compaiano tra i ghiacci.