Dammi la mano perchè sto per condurti in un Breve viaggio che ti farà conoscere un mondo meraviglioso, il segnalibro, molto più vario di quanto tu possa aspettarti leggendo soltanto il titolo.
Breve storia del segnalibro di Massimo Gatta.
Questo libricino di sole 64 pagine contiene un saggio, in pillole, di un oggetto di uso quasi quotidiano, che all’apparenza, diamo per scontato.
Devo confessarti che ho avuto un momento di sconforto quando ho iniziato a leggerlo… le prime pagine piene di note mi hanno letteralmente bloccata; mi sono detta, caspita, perchè ricavarne un libro invece di farne un bell’articolo, magari diviso in due parti.
L’ho messo da parte, non l’ho toccato per una settimana, poi l’illuminazione!
Ho trovato la giusta chiave di lettura che mi ha permesso di apprezzare il lavoro certosino di ricerca effettuato dal nostro autore e che ha trovato corrispondenza “d’amorosi sensi”, lasciami passare l’eufemismo, nella casa editrice Graphé.it che ha pensato bene di incastonare questo piccolo gioiello nella loro collana Parva.
La lettura si è fatta man mano interessante in quanto i riferimenti storici e culturali sono particolareggiati, ricco come è di informazioni e curiosità, e racconta come il segnalibro possa misurare lo spazio e non il tempo.
Infatti il segnalibro ha il compito di fare da promemoria alla pagina esatta in cui si arriva nella lettura parziale di un libro, qualunque esso sia.
Vien da sè che nel momento in cui non abbiamo a portata di mano il comune segnalibro ci rivolgiamo a ciò che troviamo sottomano, magari annaspando ed allora va bene qualsiasi cosa: dalla carta comune, al biglietto del treno, la stessa matita magari con cui stiamo sottolineando, una lettera, la bolletta in scadenza che potremmo dimenticare, una cartolina (oggi non più! peccato), fiori, foglie.
Ed ho anche scoperto che un certo Antonio Magliabechi era avvezzo “…adoperasse le fette di salame come segnalibri e questo forse è vero, perchè ai tempi miei se ne sono ritrovate”, scriveva Giuseppe Fumagalli nell’84° dei suoi Aneddoti bibliografici.
Sebbene le notizie storiche sulle origini del segnalibro siano scarse è difficile pensare che nell’antichità non ci sia stato qualcuno che abbia inserito qualcosa per segnare un passo particolare.
Tale ricerca ha portato l’autore a descrivere il segnalibro come un oggetto simbolico, un essere senziente, dotato di una storia personale, emotiva, e di un destino, individuandolo per esempio in un segnalibro di pietra.
A Roma, in Via degli Staderari esiste la Fontana dei Libri:
“In essa l’acqua sgorga da due cannelle a forma di segnalibro poste sui libri superiori, e da altre due, poste lateralmente sui libri inferiori, raccogliendosi infine nella sottostante vasca semicircolare.” Tale composizione fa parte di quelle fontane che il Comune di Roma ha inteso ripristinare come simbolo di antichi rioni o di mestieri scomparsi.
Non mancano le indicazioni su segnalibri presenti in molteplici casi della ritrattistica cinque-seicentesca, in celeberrimi dipinti italiani e stranieri, culminando in quel capolavoro che è Il Bibliotecario di Giuseppe Arcimboldi, con tutti quei segnalibri che scendono dall’alto dai volumi-cranio del protagonista.
Pensa che esiste anche chi colleziona questo piccolo oggetto, anche se tanto piccolo a volte non è, e Gatta ce lo spiega con parole semplici ma d’effetto, facendoci vivere il momento dell’utilizzo dell’oggetto in questione, come per esempio i segnalibro commissionati dalla Perugina, si leggi proprio bene la famosa industria del cioccolato italiano famosa per i suoi baci.
Per uno di questi Federico Seneca si ispirò al passo dei Promessi Sposi, dove Don Abbondio, leggendo il breviario e dovendo interromperne la lettura, mise appunto in esso l’indice della mano destra, e la didascalia pubblicitaria scrive che fece ciò perché non conosceva il segnalibro della Perugina.
Non viene tralasciato nulla, c’è anche un posto riservato per il segnalibro di ultima evoluzione, per intenderci quello presente nel mondo virtuale, dove l’autore, pur non amandolo “svisceratamente” lo descrive come elemento che non può essere sottratto al suo utilizzo proprio come il cartaceo: il bookmark.
Termino questa mia recensione con uno stralcio presente nelle conclusioni dell’autore: “Quanto tempo è ormai passato dai primi, esili, nastrini in seta dei messi e dei breviari di manzoniana memoria; fino ai moderni asettici e impalpabili segnalibri virtuali.
… fortunatamente oggi essi convivono, sulla medesima scrivania, l’uno accanto all’altro, ciascuno padroneggi un proprio spazio, fisico e simbolico; così come convivono in armonia, l’uno accanto all’altro, il ,libro e il computer, i normali segnalibri cartacei o di altro materiale…”
Massimo Gatta
Massimo Gatta, Napoli, 1959, è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise. Studioso di editoria del Novecento, tipografia privata, bibliografia, grafica aziendale, storia della carta, storia della libreria, storia della bibliofilia e di aspetti paratestuali del libro. Nell’ambito di tali settori ha organizzato diverse mostre bibliografiche.
Ha collaborato al supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore. Da venti anni collabora al periodico Charta, oltre che a La Bibliofilia, Bibliologia An International Journal of Bibliography, Library Science, History of Typography and the Book, Paratesto Rivista internazionale, ALAI. Rivista di cultura del libro, PreText, Fogli. Rivista dell’Associazione Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, la Biblioteca di via Senato, Utz, Percorsi, ImPressioni, Colophon, L’Esopo, e tanti altri ancora.
Fa parte del comitato di redazione di ALAI. Rivista di cultura del libro, organo dell’Associazione Librai Antiquari d’Italia e della Collana “Piccola Biblioteca Umanistica”, edita da Olschki e del comitato scientifico de la Biblioteca di Via Senato.
È direttore editoriale della casa editrice Biblohaus di Macerata, specializzata in bibliografia e bibliofilia. Per l’editore Palladino di Campobasso ha diretto la Collana “DAT – Documenti d’Arte Tipografica”.
È autore di circa cinquecento pubblicazioni, tra le ultime: L’Aldo degli scrittori. La figura e l’opera di Aldo Manuzio nell’immaginario narrativo (secoli XVI-XXI), Metallibri. Latta, ferraglia & bulloni nell’editoria futurista, Segnalibro e Librai, librerie et amicorum. Appunti per una bibliografia, Come e perché mantenere in perfetto disordine i propri libri.