Il termine brain rot o anche brainrot (in italiano, “marciume cerebrale”) è diventato uno dei simboli della cultura digitale contemporanea, tanto da essere scelto dall’Oxford English Dictionary come parola dell’anno 2024. In origine, l’espressione nasce per descrivere lo stato di deterioramento mentale o intellettuale che può derivare dalla sovraesposizione a contenuti superficiali, banali o ripetitivi sui social media e sulle piattaforme digitali. Non si tratta di una diagnosi clinica, ma di un termine culturale e psicologico che fotografa una sensazione diffusa: quella di avere la mente “spenta” dopo ore di scrolling compulsivo e consumo passivo di “junk content”

Cos’è il brainrot?
Come già anticipato prima, brainrot significa marciume cerebrale e viene usata in modo ironico per descrivere l’effetto di un consumo eccessivo di contenuti assurdi, nonsense o grotteschi su internet. Quando si parla di “meme brainrot”, ci si riferisce a quei meme così surreali, privi di logica o sconnessi dalla realtà da sembrare prodotti dal delirio di una mente fusa… e proprio per questo esilaranti.
Sono numerosissimi gli esempi che potrei citarvi, come Tralalero Tralala e Bombardiro Crocodilo, ma i giovani e i giovanissimi probabilmente li conosceranno tutti e sapranno ripetere tutte le loro frasi senza il minimo errore (che poesia di Natale, scansate proprio!!!).
Questi meme sono contenuti generati e animati dall’intelligenza artificiale, caratterizzati da immagini prive di senso logico. Ritraggono creature bizzarre, metà animali e metà oggetti di uso comune, come aerei da guerra, tazzine da caffè o scarpe da ginnastica.
Sui social dei più giovani, questi contenuti sono ovunque. Nonostante non comunichino alcun messaggio chiaro, riescono comunque a catturare l’attenzione di bambini e ragazzi. L’animatore e insegnante di italiano Fabian Mosele, intervistato da abcnews, ha cercato di spiegare le ragioni di questa attrazione così potente. Secondo Mosele, diversi elementi contribuiscono a tenere i più piccoli incollati agli schermi, anche davanti a video apparentemente privi di significato come quelli centrati sui brainrot.

Ecco un elenco dei principali brainrot italiani, ovvero i meme surreali e assurdi che stanno spopolando sui social, soprattutto TikTok, e che rappresentano il fenomeno noto come Italian Brainrot:
- Bombardino Crocodilo: un coccodrillo con equipaggiamento da combattimento, spesso rappresentato come un jet militare, protagonista di monologhi assurdi con voce sintetica.
- Tralalero Tralalà: uno squalo antropomorfo che indossa sneakers Nike blu e recita frasi in rima, spesso con toni sacri e nonsense.
- Tung Tung Tung Sahur: un personaggio totemico con una mazza.
- Lirilì Larilà: un elefante con il corpo di cactus con due zampe e sandali.
- Brr Brr Patapim: una scimmia con piedi enormi e nome onomatopeico.
- Boneca Ambalabu: creatura metà rana e metà pneumatico con gambe umane inquietanti.
- Bombombini Gusini: un’oca-fighter jet che sfida ogni logica.
- Trippi Troppi: fusione tra gatto e gambero, anche rappresentato come una sorta di trota, con delle braccia molto pelose (di un orso?) con il corpo di un uomo in sovrappeso
- Gangster Footera: figura mafiosa con vibrazioni oscure e misteriose.
- Ballerina Cappuccina: metà danzatrice e metà tazzina da caffè, personaggio grottesco e surreale, compagna di Cappuccino Assassino.
Questi sono solo alcuni dei personaggi più virali del momento.

Critica, autoironia e rischi
Il brainrot è diventato anche una forma di critica sociale e autoironia: dire “ho il brainrot” o “questo è puro brainrot” significa riconoscere di essere immersi in un flusso di contenuti tanto assurdi quanto irresistibili, e spesso di riderne proprio per questo motivo.
Tuttavia, dietro la leggerezza si nasconde una riflessione più seria: il brainrot rappresenta anche l’effetto di un consumo eccessivo di contenuti digitali di bassa qualità, che può portare a una sorta di “imbruttimento mentale”, perdita di attenzione e alienazione.