Ancora una volta la Bompiani ci regala emozioni, attraverso le penne di Giulia Caminito, Angela Tognolini, Antonella Cilento e Giuseppe Conte.
Il male che non c’è di Giulia Caminito (Bompiani)
L’infanzia di Loris è stata segnata dalle estati, cariche di un fascino tipico di chi osserva il mondo con un velo di innocenza davanti agli occhi, che trascorreva col nonno Tempesta, vicino alle rovine dell’antica Galeria. Quando era insieme al nonno l’esigenza di leggere per scacciare le angosce si attenuava, e insieme a lui imparava cose meravigliose, come ad esempio come costruire una voliera e allevare i fedelissimi e iridescenti colombi.
Ora Loris ha trent’anni, vive in città, ha una fidanzata di soprannome Jo e ha fatto della lettura la sua professione. Ma non è tutto oro quello che luccica: il lavoro in casa editrice è precario, e l’ansia di non essere all’altezza dell’età adulta lo consuma lentamente, facendolo scivolare dentro sé stesso: un meccanismo di autodifesa che, successivamente, gli torna utile per auscultare i segnali che il suo corpo gli manda.
Dentro Loris c’è un male inspiegabile, capace di portare via ogni rimasuglio di speranza. I medici, la fidanzata e i genitori sembrano gradualmente sempre più lontani, e a Loris restano solo due palliativi, due alleati: i social media, temporaneo sollievo e nutrimento per i suoi fantasmi interiori, e Catastrofe, una creatura mutaforme che gli sta accanto durante i momenti più difficili.
Un romanzo che, con una prosa essenziale, ci fa immergere in una dimensione dalle sembianze quasi oniriche: la penna di Giulia Caminito ci offre uno scorcio su sé stessa, ma anche sulla sua generazione, segnata da un’insolente solitudine che si inserisce negli interstizi più intimi della nostra vita. Descrive una vera e propria discesa verso gli inferi, con l’ipocondria a fare da Virgilio, dalla quale tutti, se vogliamo, possiamo uscire.
L’autrice: Giulia Caminito
Nasce a Roma nel 1988. Laureata in Filosofia politica, ha esordito nel mondo della letteratura con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40) e da L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani 2021), finalista al premio Strega e vincitore del premio Campiello, tradotto in venti paesi.
L’inverno della lepre nera di Angela Tognolini (Bompiani)
Nadia ha undici anni, e sua madre è cupa, anaffettiva: infatti non l’abbraccia mai. Un giorno, però, all’uscita di scuola, sua madre le fa indossare degli scarponcini da montagna e le permette di portare con sé solo l’oggetto a lei più caro, ossia un registro, nel quale annota i comportamenti e le caratteristiche degli animali.
Partono, dunque, per un lungo viaggio, sino ad arrivare alla baita di zio Tone, che vive nel bel mezzo di un grande bosco insieme al suo cane. Proprio qui, Nadia sente parlare per la prima volta della leggenda della lepre nera, che con la sua inarrestabile corsa fa mutare le stagioni. Comincia, inoltre, a scoprire anche del segreto che ha reso sua madre così cupa.
Nel freddo crudele di quell’inverno, Nadia e sua madre dovranno trovare il coraggio di ribellarsi al freddo che, invece, avvolge i loro cuori.
L’autrice: Angela Tognolini
Angela Tognolini nasce a Bologna nel 1990, e per svariati anni ha lavorato con persone richiedenti asilo e vittime di traffico degli esseri umani. Da questa esperienza nasce il suo primo libro, pubblicato nel 2020 da Editrice Il Castoro, Vicini Lontani. Ha vissuto a Londra e Lisbona, per poi trasferirsi sulle montagne trentine dove conduce una vita lenta, di cui racconta sul suo profilo social “La Botanica”.
La babilonese di Antonella Cilento (Bompiani)
Ninive, VI secolo a.C.: Libbali, sposa del dio-re Assurbanipal, conduce una vita che scorre immutabile, fino a quando alla ziggurat reale non arriva un prigioniero ebreo dagli occhi ipnotici, color lapislazzulo. Il suo nome è Avhiram, e tra lei e Libbali nasce una travolgente passione, dall’esito fatale dopo la sua scoperta: Avhiram viene giustiziato, assieme alle figlie di Libbali, che pagano con la vita per i suoi peccati. Lei, invece, riesce a fuggire grazie ad una bambina, che porta fra le mani una lucerna e la trascina con sé in una fuga nel tempo senza fine.
Londra, 1848: Henry Layard, archeologo noto per aver scoperto delle città assire, è tormentato dalla visione di una donna accompagnata da una bambina che porta una lucerna.
Napoli, 1655: l’artista Aniello Falcone incontra la maga Albalì e sua figlia. Nel 1683, l’erudito Sebastiano Resta scopre un’illustrazione di Falcone che fa riferimento a una madonna, o forse ad una maga. Ed è il 1881 quando Filomena Argento, ultima erede di una dinastia di setaioli, eredita quel disegno e incontra Madame Ballu e sua figlia.
Infine, nella Napoli di oggi, una coppia fa i conti con un fallimento imprenditoriale, e anche il loro destino sarà segnato da una ragazzina, luminosa e raggiante.
Un romanzo di romanzi che attraversa il tempo e le storie, che hanno come comune denominatore un immenso dolore e una passione altrettanto sconfinata. Questo romanzo, edito da Bompiani, ci interpella: può la fiamma della vendetta restare sempre accesa, viva come chi la cerca, così come quella della passione?
L’autrice: Antonella Cilento
Nata a Napoli nel 1970, Antonella Cilento nel 1993 ha creato uno dei primi laboratori di scrittura creativa, Lalineascritta Laboratori di Scrittura (www.lalineascritta.it). Nel 2019 ha ideato e coordinato, insieme all’Università Suor Orsola Benincasa, primo Master di scrittura ed editoria del Sud Italia, SEMA, in partnership con l’Università Suor Orsola Benincasa.
Tra le sue opere più celebri ricordiamo Asino chi legge (2010), Lisario o il piacere infinito delle donne (2014, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Boccaccio), Bestiario napoletano (2015), Morfisa o l’acqua che dorme (2018), Solo di uomini il bosco può morire (2022) e Il sole non bagna Napoli (2024). Per Bompiani ha pubblicato nel 2021 La caffettiera di carta. Ha scritto per il teatro, la radio e collabora con l’edizione napoletana de la Repubblica.
Nessuno può uccidere Medusa di Giuseppe Conte (Bompiani)
Amedea, per tutti Med, è la più giovane delle tre sorelle Corallo. Ribelle ed anticonformista, è in grado di intrattenere amicizie speciali, come quella col professore di greco e sacerdote Homer Grant, o quella col fruttivendolo Abdelnur, giunto dalle sponde africane del Mediterraneo.
Quella con Esmeralda, bellissima e di antica e nobile famiglia, è un’amicizia destinata a diventare un amore segreto. Nella loro vita, però, giunge un uomo ricco e potente, uno di quegli uomini che non accettano il rifiuto, e quello che sembrava un gioco di seduzione diventa una tragedia, che pone al centro la violenza e l’oppressione esercitata sulle donne.
Così, Med diventa Medusa. Da bellissima, anche lei, diventa mostruosa, vittima che non accetta il proprio fato sino a capovolgerlo, proprio come nel mito di Ovidio. Un romanzo carico di poesia e dolore, che celebra la capacità del mito di riportare equilibrio in un mondo disastrato.
L’autore: Giuseppe Conte
Nato ad Imperia nel 1945, è autore di libri in versi, come L’Oceano e il Ragazzo e Ferite e rifioriture (Premio Viareggio), di saggi, libri di viaggio e romanzi: da Il terzo ufficiale (Premio Hemingway) a La casa delle onde (finalista al Premio Strega), a L’adultera (Premio Manzoni).