Caro iCrewer, oggi vorrei viaggiare con te fino a Manchester, in Inghilterra, per visitare la biblioteca Chetham, la più antica biblioteca pubblica del Regno Unito.
Ormai siamo diventati esperti conoscitori di alcune tra le più note library delle isole britanniche e irlandesi: siamo stati a Oxford, nella Biblioteca Bodleiana; nella biblioteca del Trinity College, a Dublino, in Irlanda; e alla Gladstone Library, biblioteca e Bed and Breakfast gallese.
Forse, ti starai chiedendo, allora, cosa può avere di particolare la biblioteca Chetham, visto che tutti i nomi sulla nostra lista sono accomunati da una caratteristica: l’essere, in qualche modo, speciali.
Ti va di scoprire cosa contraddistingue la nostra meta odierna?
Biblioteca Chetham: tra più antica biblioteca pubblica del Regno Unito
Come sempre accade agli edifici storici, la costruzione che ora ospita la biblioteca e la scuola di musica di Chetham ha svolto, nel corso dei secoli, vari incarichi. È stata monastero, collegio, prigione, infermeria e ha persino ospitato dei maiali, durante la Guerra civile, nel suo momento di massimo declino.
Verso la metà del XVII secolo, il terreno fu acquistato da Humphrey Chetham, un mercante tessile, nonché finanziere e filantropo inglese, che decise di destinare le sale alla creazione di una biblioteca che potesse essere accessibile a chiunque, senza dover pagare nessun prezzo per il prestito e senza avere necessariamente grado d’istruzione eccessivamente elevato.
Chiaramente, parlando di 1653, non era certamente la maggioranza della popolazione a trascorrere le ore leggendo i vari manoscritti, ma sono certa che in molti apprezzarono la possibilità di poter studiare materiali rari e antichi senza per forza dover chiedere il permesso di consultare collezioni private.
I primi acquisti riguardarono soprattutto libri legati all’ambito della teologia, della medicina, della legge, della storia e delle scienze, oltre a una grande quantità di manoscritti. I volumi arrivarono stipati in casse di lego e furono posizionati nelle sale del primo piano, in modo da essere così protetti – almeno in parte – dall’umidità.
Nel 1718 la posizione di bibliotecario capo venne offerta a John Byrom, poeta originario di Manchester e assiduo collezionista di libri, il quale, però rifiutò. Quando la carica venne assunta dal suo amico Robert Thyer, nel 1732, Byrom divenne una sorta di agente per la biblioteca di Chetham: si occupava, infatti, di acquistare i volumi alle aste di Londra. Dopo la sua morte, i 2’800 volumi della sua collezione privata trovarono posto sugli scaffali di Chetham.
Ora la biblioteca di Chetham contiene più di 100’000 volumi, tra manoscritti e opere stampate (60’000 delle quali pubblicate tra il XVI e il XVII secolo), periodici e quotidiani antichi che ne fanno non solo un polo del sapere, ma anche un museo certificato. Per questo sono disponibili visite guidate della struttura, con tanto di ricostruzioni realistiche di angoli come quello in cui Karl Marx e Friedrich Engels si ritrovavano, nel 1845, per conversare e per scrivere il loro Manifesto.
Una particolarità: il libri incatenati
Quando il fondatore, Humphrey Chetham, ordinò di cominciare ad acquistare i volumi per la biblioteca, si premurò di fornire indicazioni precise anche su come dovessero essere posizionati i libri: le opere furono disposte in ordine di spessore – le più sottili in alto, i tomi più corposi in basso – e furono incatenate agli scaffali. Hai capito bene, letteralmente incatenate, in modo da prevenire qualsiasi tipo di furto.
Come si poteva, allora, consultare tali volumi in tranquillità? Chetham fece costruire ventiquattro sgabelli mobili (ancora in uso), in legno di quercia e con dei manici a “S”, così che gli studiosi potessero agevolmente posizionarli dovere ritenevano più consono.
Il sistema delle catene fu abbandonato nel corso degli anni, preferendogli l’installazione di reti metalliche protettive. Dev’essere un’immagine quasi surreale, considerando che a metà del XVIII secolo, visto il costante aumento della mole di volumi, si optò per aumentare l’altezza degli scaffali, piuttosto che ampliare la sala: file e file di libri imprigionati.
A sorprende è il fatto che il primo inventario risale solamente al 1791, e non è nemmeno così preciso: dei volumi si indicano solamente grandezza e argomento, il tutto scritto in latino. Fortunatamente, ora il catalogo è disponibile anche online, facilmente consultabile ovunque da chiunque!