Ciao iCrewer! Sai, i libri antichi hanno sempre esercitato un fascino speciale su di me. Copertine che mostrano il segno delle centinaia di mani che le hanno afferrate; pagine spesse che hanno saputo affrontare il passare dei secoli; parole che potrebbero essere state dimenticate, se non fossero vergate con l’inchiostro proprio su quella pergamena. Di recente ho scoperto che una tra le più antiche biblioteche del mondo si trova proprio qui, in Italia, a Verona: la Biblioteca Capitolare.
Conosciamo meglio la Biblioteca Capitolare!
Il paleografo Elias Avery Lowe la definì “la regina delle collezioni Ecclesiastiche” grazie al numero di manoscritti e volumi antichi che conserva. Non fu sempre una biblioteca, anzi, nacque come un’emanazione dello Scriptorium, cioè l’officina libraria in cui i sacerdoti Canonici del Capitolo della Cattedrale, la Schola majoris Ecclesiae, facevano comporre libri in pergamena e in cui si occupavano dell’istruzione e della formazione disciplinare dei futuri sacerdoti.
E’ proprio uno di questi amanuensi a svelarci l’età del gioiello incastonato nel centro storico veronese che oggi chiamiamo Biblioteca Capitolare. Ursicino, così si chiamava, nell’atto di concludere la copiatura del codice XXXVIII, annotò il giorno preciso in cui stava per portare a termine il suo compito: “1° agosto dell’anno 517“. Tuttavia, tra gli scaffali della Biblioteca sono presenti altre opere, la cui sola esistenza attesta l’esistenza di questa istituzione almeno un secolo prima dell’appunto di Ursicino.
Fu solo nel 1200, però, che lo Scriptorium divenne a tutti gli effetti una biblioteca, con spazi per lo studio, la consultazione e la conservazione dei volumi. Non è chiaro come questo cambiamento di funzione sia avvenuto. Una delle possibili spiegazioni è che, avendo ormai così tante opere in archivio e potendo vantare testi sui più svariati argomenti indagati dall’uomo, i sacerdoti non ritennero più necessario continuare a produrne di nuovi.
Una tale concentrazione di sapere non poteva non trarre a sé menti altrettanto affamate di cultura, quindi non dobbiamo stupirci più di tanto se tra gli avventori della Biblioteca possiamo trovare il nome di Dante Alighieri che, nel 1320, fu invitato a tenere una conferenza. Anche Francesco Petrarca posò gli occhi sulle coste dei libri della Capitolare quando, nel 1345, un amico lo invitò a visitare l’enorme collezione di libri.
La Biblioteca Capitolare non si limitò, nei secoli, a collezionare solamente codici e manoscritti antichi, anzi. Con l’avvento della stampa, nel 1450 circa, aprì le sue porte agli incunaboli – i volumi stampati tra il 1450 e il 1500 – e alle centinaia di volumi che seguirono, includendo nel proprio repertorio opere del ‘500 e ‘600. Per farci un’idea un pò più precisa della mole di libri conservati nella Capitolare, ecco un po’ di numeri: 1.200 manoscritti, 268 incunaboli, 2.500 cinquecentine, 2.800 seicentine ed oltre 70.000 volumi, a cui bisogna aggiungere enciclopedie, dizionari, pubblicazioni specialistiche e riviste
Fra i testi che riuscirono a sopravvivere alla Storia e a tutte le prove a cui vennero sottoposti – Napoleone saccheggiò letteralmente la biblioteca; l’edificio subì danni a causa dei bombardamenti, durante la Seconda guerra mondiale – si trova anche il primo esempio di scrittura in italiano. Quell’indovinello, in cui prima o poi tutti ci imbattiamo, annotato sulla terza pagina del codice LXXXIX, l’Indovinello veronese: “Separeba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba et negro semen seminaba“, cioè “Teneva davanti a sé i buoi, arava i bianchi prati, teneva un bianco aratro e seminava al negra semente”. Tu sai la soluzione, iCrewer?
Oggi la biblioteca è aperta al pubblico in orari precisi della giornata. E’ inoltre possibile effettuare visite guidate.