Halloween è alle porte e ben presto le strade si riempiranno di creature spaventose e maschere terrificanti. Molti al giorno d’oggi lamentano che non si tratta di una festa che appartiene alla nostra cultura ma, in verità, la nostra storia è piena zeppa di mostri e orrori di ogni tipo!
Per questo, per i Libri dalla Storia di oggi ho deciso di parlare dei bestiari, manoscritti in gran voga nel Medioevo che raccoglievano bestie e animali reali e fantastici. Ma cosa rappresentano esattamente i bestiari? Come si sono diffusi, e perché hanno incontrato una fortuna tanto vasta nel passato?
La storia dei bestiari
I bestiari erano antichi trattati in cui venivano descritti decine di animali reali ed immaginari. La singolarità di questi testi è che avevano un forte valore simbolico. Ogni animale, infatti, rappresentava la personificazione di un vizio o di una virtù, secondo associazioni spesso prese dalla Bibbia cristiana. Il modello di riferimento di questi testi era il Physiologus, un libro scritto in greco tra il II e il III secolo d.C. che, oltre agli animali aveva al suo interno anche erbe e minerali.
La fortuna del Physiologus fu enorme. Tra XII e XIII secolo monasteri e anche molte case nobiliari si riempirono di questi bestiari, e anche di lapidari ed erbari, che catturavano l’attenzione dei lettori non solo per le straordinarie ed affascinanti illustrazioni ma anche dalle descrizioni esotiche e dai brevi racconti moralizzanti, molto simili a favole, accostate ad ogni animale.
Sta proprio in questo la ragione di tanto successo. I bestiari riflettevano la visione del mondo dell’epoca, una visione in cui ogni aspetto della natura era posto sotto il dominio di Dio e assumeva una funzione educativa per l’uomo. Così, per esempio, il pavone, con la sua maestosa coda, rappresentava la vanità; la storia della tigre che viene catturata mentre si guarda allo specchio, riflette lo smarrimento dell’amante che si perde nel contemplare la propria donna.
Con il tempo la funzione “educativa” dei bestiari si andò perdendosi e la dimensione più “spettacolare” prese il sopravvento. I bestiari divennero semplici campionari di creature fantastiche, spesso collocate in zone remote ed ancora inesplorate del mondo, e più che trattati moralizzanti, servivano unicamente a stupire il lettore.
Con questa veste i bestiari sono giunti fino a noi e persino nel Novecento ne sono nati alcuni che raccoglievano le bizzarie antiche e non solo. Ne sono esempio il Manuale di zoologia fantastica di Borges e Stranalandia di Stefano Benni, entrambi scritti nella seconda metà del Novecento.
I bestiari antichi e le creature più bizzarre
Tra i bestiari più celebri troviamo il Bestiario di Aberdeen, il Bestiario di Ashmole e il Bestiario di Rochester, alcuni dei quali conservati ancora oggi con illustrazioni dai colori vivi e rappresentazioni animali talvolta estremamente fantasiose.
In effetti questi volumi erano pieni di creature fantastiche, dai tratti assurdi, spesso protagoniste di leggende o racconti particolari. Tra le creature più curiose c’era il Bonaco (bonnacon in latino) dall’aspetto simile al toro ma con le corna curvate verso l’interno. Non potendo difendersi con le corna, il bonaco si serviva di escrementi esplosivi e simboleggiava l’imprevedibilità e la pericolosità della Natura.
Il Formicaleone, ad esempio, nato dall’unione tra una formica e un leone, simboleggiava la duplicità e l’incapacità di armonizzare due nature diverse. Il leone, infatti, carnivoro e violento non riusciva ad accordarsi con la sua indole da formica, laboriosa ma debole. Non potendosi cibare né di carne (come il leone) né di grano (come la formica) era destinato a perire come ogni umano mosso da ambizioni contrastanti o desideri che non riesce a conciliare.
La maggior parte degli animali di questi bestiari, però, racchiudeva in sé una simbologia religiosa. Molto affascinante era ad esempio la figura del Caradrio, un uccello bianco e candido che si dice abitasse solo i giardini reali. La leggenda racconta che il Caradrio fosse in grado di assorbire la malattia di una persona semplicemente guardandola: se posava il suo sguardo sul malato, assorbiva il male in sé e volando via lo liberava dalla malattia. Al contrario, se non guardava il malato, il destino di quest’ultimo era segnato.
Proprio per questo era associato allo stesso Cristo che prendeva su di sé i peccati e le sofferenze dell’umanità per purificarla. La sua immagine in volo, mentre si allontana portando via la malattia, rimanda all’idea di redenzione e liberazione dal male, tanto fisico quanto spirituale.
Nonostante fossero pensati per un pubblico medievale, i bestiari continuano ad affascinare i lettori moderni. La loro importanza nella storia della letteratura e dell’arte è innegabile: attraverso questi testi, possiamo osservare come i popoli medievali percepivano e interpretavano la realtà, spesso mescolando fantasia e osservazione della natura in un amalgama unico.
Inoltre i bestiari hanno rappresentato per tanto tempo terreno fertile da cui hanno attinto poeti, scrittori ma anche architetti e scultori. Anche l’immaginario moderno risente fortemente dei bestiari medievali, molte creature del quale affollano ancora oggi film, romanzi e serie tv. Insomma, anche a distanza di secoli i bestiari continuano incantare chi ha gli occhi e la mente sufficientemente aperti per accogliere con meraviglia e stupore il fascino del diverso.