Oggi, per la rubrica Sport in book, parleremo di uno dei più grandi attaccanti degli anni Novanta: Gabriel Omar Batistuta.
Vediamo insieme la sua carriera!
Gabriel Omar Batistuta: il batigol o Re Leone
Gabriel Omar Batistuta, noto come Gabriel Batistuta, è un ex calciatore argentino considerato uno dei migliori attaccanti della sua generazione. Nato il 1º febbraio 1969 a Reconquista, in Argentina, Batistuta ha avuto una carriera di successo sia a livello di club che a livello internazionale.
Batistuta ha giocato per diversi club prestigiosi, tra cui Newell’s Old Boys, River Plate, Boca Juniors, Fiorentina e Roma. È particolarmente noto per la sua esperienza con la Fiorentina, dove è diventato un’icona e un idolo dei tifosi. Durante il suo periodo alla Fiorentina, ha segnato un impressionante numero di gol e si è guadagnato una reputazione come uno dei migliori marcatori del calcio mondiale.
A livello internazionale, Batistuta ha rappresentato l’Argentina in numerose competizioni, tra cui tre Coppe del Mondo (1994, 1998, 2002) e le Coppe America.
Batistuta e le doti calcistiche
Batistuta è di certo il miglior marcatore di tutti i tempi della nazionale argentina, con 54 gol in 77 presenze. La sua potenza, precisione e abilità nel segnare gol lo hanno reso una figura di spicco nel calcio argentino.
Batistuta è ammirato non solo per le sue doti calcistiche, ma anche per la sua mentalità competitiva e la sua dedizione al gioco. È stato un attaccante completo, dotato di forza fisica, velocità e un potente tiro. La sua carriera è stata purtroppo segnata da infortuni, ma nonostante ciò è riuscito a lasciare un’impronta indelebile nel mondo del calcio.
Dopo il ritiro dal calcio nel 2005, Batistuta ha intrapreso diverse attività, tra cui l’imprenditoria nel settore vinicolo e la partecipazione a eventi e iniziative legate al calcio. La sua eredità nel mondo dello sport è stata consolidata dalla sua abilità e dal suo contributo al calcio argentino e mondiale.
Batistuta, l’ultimo centravanti di Andrea Romano
Un libro uscito a maggio 2023, edito da 66thand2nd, è Batistuta, l’ultimo centravanti di Andrea Romano: di seguito potrai leggere la sinossi e un estratto dal volume!
Cammini verso la tua metà campo stando attento a non guardare mai verso l’arbitro. Anche se sai benissimo quello che hai combinato. Anche se sei consapevole che non te la caverai facilmente. Non sono passati neanche due minuti che già sei entrato in scivolata su Dixon. I tuoi tacchetti contro la cartilagine della sua caviglia sinistra. Il tuo stinco che picchia forte contro la sua tibia.
Tu ti sei rialzato subito, ma lui è rimasto per terra per qualche secondo. Con la faccia nell’erba verde e le mani strette intorno alla gamba. Ti giri all’improvviso verso il signor Michel, giusto in tempo per vederlo armeggiare con il suo taccuino. Sai già che sarà clemente, eppure aspetti il verdetto con le mani sui fianchi e con il respiro pesante. Inspiri. Espiri. Inspiri.
Gabriel Omar Batistuta, un nome da scandire ad alta voce, un nome che risuonava come una condanna per i difensori avversari e come un grido di battaglia per i tifosi. Era un calcio molto diverso, era una Serie A ancora ricchissima, e persino sprecona, centro del mondo e irresistibile calamita per i talenti più grandi: in quell’èra mitica, prima che il nove diventasse «falso», prima che l’attaccante diventasse lo spazio, l’area di rigore era il regno del centravanti, il territorio di caccia dell’attaccante vero.
Forte fisicamente ma non necessariamente dotato di tecnica sopraffina, il 9 aveva un solo compito: buttarla dentro, in un modo o nell’altro: con grazia o malagrazia, con il destro o il sinistro (o con qualunque altra parte del corpo), con potenza o prepotenza, o anche con astuzia.
Ma il gol doveva arrivare. Batistuta, campione argentino che ha vissuto tutta la parte più importante e felice della sua carriera in Italia, è stato l’ultimo grande centravanti classico della storia del gioco: il suo influsso è stato talmente grande da venir identificato con il ruolo e il numero cucito sulla sua schiena.
Faccia da Gesù Cristo e criniera da Re Leone, Gabriel ha lottato con tutto il suo furore per non estinguersi in un calcio che stava cambiando velocemente, non più ancorato a punte che usavano le gambe come clave per abbattere la porta avversaria. «Batigol» ha vinto e ha perso, ma soprattutto ha combattuto in ogni partita, e il suo mito ha attraversato due decenni per continuare a splendere fino ai nostri giorni.